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Interviste

Gianluca Mazzarella: Un viaggio verso le radici con ‘Sud’

L’album d’esordio di Gianluca Mazzarella, Sud’, colpisce per la sua capacità di evocare atmosfere intense e sentimenti universali. Un viaggio intimo e al contempo corale, un’esplorazione delle radici che si fa metafora di un bisogno più ampio di connessione con se stessi e con il mondo. In questa intervista, Gianluca ci accompagna dietro le quinte di questo lavoro così personale, svelandoci le ispirazioni, le emozioni e le riflessioni che lo hanno guidato nella creazione di ‘Sud’ e del suo nuovo singolo ‘Quando ti vedrò’. Un dialogo sincero e appassionato con un artista che sa toccare le corde dell’anima.

Il tuo album “Sud” è intriso di un senso di assenza e di un viaggio verso le radici. Ci puoi raccontare come hai vissuto questo processo di introspezione e cosa ha significato per te riscoprire la Sicilia attraverso la musica?

Certi vuoti non li riempi mai del tutto e in parte questo è un bene, visto che in natura le correnti esistono proprio perchè esistono dei vuoti da colmare. 

Montale scriveva “Io sono abituato a cibarmi di nuvole e di lontananza”. E forse è vero che ci si prende un po’ gusto. Del resto l’assenza è un po’ come quei vini che più invecchiano e più diventano buoni. Così succede che più una persona o un posto ti mancano, più ti rendi conto che vengono sempre con te, che camminano con le tue gambe, che parlano con le tue parole, che orientano le tue scelte e le tue idee. Direi che il tentativo, più che di riscoprire, è stato quello di reinventare, di provare cioè a dare un senso a tutto questo, attraverso la musica.  Ci sono voluti pazienza, gusto dell’attesa, un po’ di pigrizia forse. C’è voluto riuscire a farci pace insomma, con quell’assenza, per inziare ad aver voglia di prendersene cura. E a quel punto raccontarla è decisamente diventato un viaggio di ritorno. Tornare, quindi, ma non solo alle radici. Tornare a un altro tempo, più gentile, più lento, in cui il respiro e il battito del cuore raggiungono e ritrovano l’unisono con la bellezza che è in tutte le cose e con la poesia che la canta.

Il nuovo singolo “Quando ti vedrò” esplora le emozioni di un incontro dopo un litigio. Cosa ti ha ispirato a scrivere questa canzone e come hai scelto di rappresentare il tema del distacco e del ritorno in amore?

Sono emozioni delicate e direi anche molto complesse, perché meno pirotecniche e immediate di quelle legate a quando ci s’innamora o ci si sta lasciando. Sono carboni da andare a ricercare soffiando sopra la cenere della quotidianità, che li ha lentamente ma inesorabilmente ricoperti, sperando che possano essere ancora ardenti. 

Sicuramente anch’io mi sono ritrovato a camminare mani in tasca e pensieri in subbuglio per le strade di Roma, in bilico fra la gioia di ritrovare e la totale disfatta del perdere una persona importante. La canzone peró non è stata ispirata tanto da un’esperienza personale, quanto dal fascino e dalla bellezza dell’idea, che, le stesse strade, gli stessi scorci, gli stessi sampietrini bagnati, sono da millenni spettatori muti delle stesse scene, degli stessi stati d’animo.

Nel descrivere le tue esperienze a Roma, parli di una colonna sonora cinematografica. In che modo la città e le sue atmosfere hanno influenzato la tua musica e, in particolare, i brani di questo album?

Si è vero, “Quando ti vedrò” ha un non so che di cinematografico. Vivere quei momenti, quelle sensazioni di dubbio e insicurezza in una città come Roma ti fa sentire immediatamente dentro un film. Nella sua immensa benevolenza, mi sembra l’unica scenografia possibile, capace di trasformare quella insostenibile incertezza in magia.

Roma, per dirla con Pasolini, è una Mamma. Mi ha accolto e cresciuto che ero ancora bambino. Mi avvolge e mi abbraccia ad ogni ritorno. Mi viene a trovare e a consolare nei sogni quando mi manca. Doverla salutare ogni volta è un dolore che non c’é verso di acuire col passare del tempo. Sono romano almeno quanto sono siciliano. 

“Sud” è un album che parla di tutti i “Sud” del mondo. Che cosa rappresenta per te il “Sud” in questo contesto più universale? È qualcosa che va oltre il concetto di luogo geografico?

Scrivo canzoni da sempre e finalmente, quando ho avuto la possibilità di pubblicare un album mio, mi sono reso conto che la bussola dei pezzi che avevo scritto puntava, sempre, inesorabilmente, verso Sud. Gira che ti rigira, i brani parlavano sempre di quello, anche i pezzi che magari parlano apparentemente di altro. Insomma, più che costruito intorno al suo filo conduttore questo album gli si è proprio attorcinato addosso, tipo vigna. Più che una direzione geografica il Sud si è rivelato un vero e proprio compagno di viaggio. e insieme una metafora del bisogno di rallentare, del ritrovarsi tornando a non aver paura di perdersi, del riconnettersi con se stessi e con una dimensione più umana

L’indimenticato e meraviglioso Luciano De Crescenzo diceva che a volte pensava che Napoli potesse addirittura essere l’ultima speranza rimasta alla razza umana. 

Ecco io estenderei per osmosi il concetto a tutti i Sud del mondo. 

Hai menzionato che le canzoni di “Sud” sono nate da un lungo percorso. C’è un brano che rappresenta in particolare una svolta o un momento significativo durante il processo di scrittura?

“Scirocco”. Forse la canzone più intima. Di sicuro quella a cui sono più legato. Scritta in un momento in cui dentro di me sono tornato a sentire, dopo molto tempo, una sensazione di pace, di consapevolezza raggiunta e per questo di serenità interiore. Il brano parla della mia infanzia ad Agrigento, dell’odore del pane, di passaggi notturni di treni, di silenzi meridiani. Della necessità di far pace col proprio passato per arrivare a una gioia duratura e presente. Di ricordi sbiaditi al sole, che il vento da Sud, a volte accarezza e altre volte scompiglia.

A luglio 2023 hai pubblicato il tuo primo album e ora stai già lavorando a un secondo progetto. Cosa possiamo aspettarci dal tuo prossimo lavoro? Continuerai con temi legati al “Sud” o esplorerai nuove direzioni?

È vero, c’è un nuovo album già in cantiere. Ci saranno storie recenti che mi è sembrato valesse la pena raccontare e storie passate che vorrei contribuire, nel mio piccolo, a proteggere dall’usura della memoria. 

Ci sarà un nuovo pezzo in siciliano e stavolta anche uno in romano. Ci saranno ancora letteratura, viaggi, e spero anche un duetto. Soprattutto ci sarà leggerezza che, come diceva Calvino, “non è superficialità, ma è planare sulle cose dall’alto e non avere macigni sul cuore”. E scusate se è poco!  

Quali sono i tuoi progetti futuri in termini di concerti e collaborazioni? Hai in programma di portare “Sud” in tournée o di esplorare nuove collaborazioni con artisti locali o internazionali?

La ricerca del contatto e del riscontro di chi ti ascolta è costante. Spero di aggiungere date in Belgio e di poter suonare di nuovo in Italia in estate. 

Insomma, una vera e propria transumanza musicale!   

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