E’ uscito LAURO, il sesto album in studio di Achille Lauro, al secolo Lauro De Marinis. 12 tracce (più intro) per raccontare altrettante diverse facce e personalità di uno degli artisti più poliedrici del panorama italiano contemporaneo, pubblicate prima di una pausa, necessaria per “vivere per poi tornare e dire qualcosa”, nelle parole dello stesso Lauro durante la video-conferenza con la stampa.
Provocatorio per scelta, divisivo per intuitività, Achille Lauro è riuscito in pochi anni a farsi spazio come pochi altri artisti nel panorama musicale italiano. Nonostante le polemiche nate al momento della sua prima uscita sul palco più mainstream d’Italia, sullo stesso palco, in due anni, Lauro si è guadagnato l’onore di ideare e portare in scena in prima persona a Sanremo 2021 una serie di performances in omaggio alla musica, allo spettacolo e all’arte.
È proprio da questo amore a tutto tondo per quello che è bello, che Lauro muove la sua produzione, intricata di significati, stratificati e mai banali. Se l’astrattista Kandinsky più di cento anni fa dipinse un concerto di Schönberg, anche per Lauro – ci dice – la musica ha un colore, un’estetica ben precisa e visualizzabile. Dall’ossessione per il dettaglio del costume fino all’inquadratura di ogni frame del video, il trucco, la performance dal vivo, Achille Lauro non teme – dice – che tutto questo possa distrarre dalla sua musica, proprio perché vede l’estetica come parte integrante della sua opera d’arte totale.
Un’estetica decisamente minimalista quella che caratterizza la cover di LAURO, una tela eseguita dall’artista stesso, che ci spiega come la scelta dell’impiccato sia una provocazione: “è una metafora della vita, se ci pensate, che un impiccato sia uno dei primi giochi che impariamo da bambini”. Una “O” rossa, tra le 5 lettere che rappresentano altrettanti generi musicali di ispirazione (il Glam Rock, il Rock and Roll, il Pop, il Punk Rock e ancora la Classic Orchestra), completa “barando” la parola una volta finito il gioco, facendoci capire che in realtà questo non è finito affatto. Proprio come Lauro.
Il disco si divide in due anime, una più malinconica e tormentata (Solo Noi, Marilù), ed una più spensierata, punk e che “se ne frega” (Generazione X, Barrilete Cosmico). Le suggestioni che emergono dalle canzoni di Lauro sono ricorrenti nel suo percorso artistico, proprio perché muovono, ci dice l’artista, da un bisogno interiore di fermare sulla carta o nella musica determinati momenti e sensazioni interiori, che spesso si trovano a rispecchiare anche una sensazione generazionale.
“Nelle mie canzoni non c’è mai il presente, c’è la malinconia del passato o la spinta verso il futuro”. E quindi troviamo un ritratto della sua Generazione X, quella che non crede più in niente ed ha abbandonato già nel presente la speranza di un futuro migliore, accanto ad un brano “catartico” come Femmina, che parla della pericolosità del nascondersi dietro alla propria virilità da parte degli uomini cresciuti in determinati contesti sociali.
Nonostante la popolarità e l’esposizione, Lauro sottolinea quanto sia ancora molto difficile far capire al grande pubblico il lavoro che c’è dietro ai prodotti culturali, anche complice il costante bisogno di novità e la superficialità con cui vengono trattati i messaggi.
“Hanno detto tante stronzate su di me. Che sono solo un modello, un prodotto di marketing, un disgraziato, una femmina.
Achille Lauro
Ma sono molto peggio.”
Nel raccomandarsi alla folta platea digitale di giornalisti di avere cura dell’album e dei pensieri emersi in questa conferenza, Lauro sottolinea anche la sua posizione rispetto al dibattito sui diritti umani. “L’importante – dice Lauro – è difendere ed aiutare le persone concretamente. Bisogna far capire ai giovani che la scelta è doverosa per il cambiamento, e che il coraggio è alla base della costruzione di un futuro migliore“.
A chi sentisse ancora la necessità di fare paragoni (si ricorda la “polemica” con Renato Zero, poi messa a tacere da entrambi gli artisti con un ammissione di reciproca stima), Lauro replicherebbe che l’ispirazione è ovunque e c’è stata per tutti. Tutti siamo il risultato di quello a cui siamo stati esposti, dice Lauro, siamo dei “frullati di ispirazioni e di vissuto” e per questo non ha senso etichettare o paragonare tra loro gli artisti.
Il vero lusso, ci dice Achille Lauro, è quello di essere liberi.
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