Unendo la controcultura politica al folk, rock, punk e blues, i The Last Internationale sferrano un attacco che Tom Morello definisce “un mix tra suggestioni rock dell’East Village e potenza della corazzata Potëmkin”.
Il trio newyorkese formato da Delila Paz (basso/voce), Edgey (chitarra) e Brad Wilk (ex Rage Against The Machine, batteria) dà vita a un sound potente e crudo con testi che affrontano tematiche sociali… per mettere in discussione lo status quo a colpi di rock’n’roll.
L’album di debutto We Will Reign (compra il disco su Amazon – scarica da iTunes), di cui Tom Morello (chitarrista dei Rage Against The Machine e degli Audioslave) è produttore esecutivo, Brendan Benson dei Raconteurs e Brendan O’Brien (Bruce Springsteen, Pearl Jam, Neil Young) sono produttori artistici, è stato realizzato solo con strumenti veri, senza computer né elettronica. Solo blues, folk, chitarre in fiamme, batteria pesante e voci capaci di emozionare.
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I The Last Internationale, che si definiscono una folk band “radicale” (radicale, non politica), sono stati paragonati ai White Stripes per via di sound, stile, dinamica e atmosfera simili… ma la musica è tutta farina del loro sacco!
Recensendo il loro concerto alla Viper Room di Los Angeles, Katie Booth (BestNewBands.com) ha dichiarato che “è stato come essere testimoni della storia… Una vera e propria esperienza, dall’inizio alla fine. Il loro è un rock contagioso, giocoso, sexy, pieno di groove, altamente improvvisato e decisamente rock. Canzoni che sarebbero dovute durare pochi minuti si sono protratte a lungo, e la band sembrava molto coinvolta a livello personale. Anche le cover sembravano brani scritti dalla band. Sul palco i musicisti comunicano tra di loro e al contempo si esibiscono nella loro bolla di sentimenti ed emozioni, nel loro mondo”.
A proposito di Delila, la Booth scrive che “[visivamente] è un misto tra Joan Jett e Blondie, e vocalmente tra Janis Joplin e Joan Baez. Inoltre è una performer straordinaria: dinamica, delicata, potente, femminile, spaventosa, intensa, nervosa, poetica, tutto insieme. Imbraccia la chitarra con la stessa disinvoltura con cui si porta una borsetta, e come si muove con la sei corde! Si muove proprio bene. Edgey, dal canto suo, è la forza motrice della band. La sua presenza e la sua voce sono squisitamente newyorkesi. È imponente e cool, eppure discreto. I capelli neri alla Jim Morrison gli coprono leggermente gli occhi e parte del viso, e hai l’impressione di non vederlo mai completamente. Cosa che invece vorresti poter fare, perché è interessante, poliedrico e con tante cose da dire”.
