Articolo di Serena Lotti | Foto di Roberto Finizio
Venerdi pomeriggio, ore 15.00, Torino. Arriviamo di buon ora lasciandoci alle spalle una Milano che rivela un mix diabolico di umidità al 300% e uno spleen desolante di fine estate, consapevoli che nella capitale piemontese non avremmo trovato di meglio. Ma c’è la frizzante e ricercatissima line up della 3 giorni del TOdays festival a darci la forza di superare l’ipotensione e il disagio esistenziale che si annida malefico in quest’aria di fine agosto.
Il TOdays festival, progetto della Città di Torino realizzato dalla Fondazione per la Cultura Torino e sotto la direzione artistica di Gianluca Gozzi, è alla sua settima edizione e si svolgerà nell’ultimo week-end di agosto. La scelta di schierare ben 16 band, delle quali 11 in esclusiva unica nazionale e 14 per la prima volta a Torino, rappresenta la volontà di offrire alla città, ma soprattutto alla periferia urbana, una prospettiva artistica che travalica il semplice evento musicale e che si propone di essere, oltre che un festival di musica d’avanguardia internazionale e di grande spessore, un modello di integrazione tra arte e suburbs.
Lo sPAZIO211 è il luogo eletto a rigor di logica dal momento che rappresenta il polmone della scena musicale torinese nonchè la dimensione dove trova casa la musica indipendente. Un corner verde in periferia, non eccessivamente dispersivo e ben organizzato a livello di spazi (dal merch alle casse, dai food truck ai bar è tutto posizonato 7 perfettamente per permettere al pubblico una fruizione smart, veloce e comoda). L’età degli astanti è eterogenea, la provenienza parecchio internazionale, segno che al TOdays non sono accorsi solo i piemontesi e i giovanissimi, ma anche un pubblico più maturo e di ampia provenienza geografica.
Il primo della line up è il giovane hawaiano Eli Smart che, in sostituzione last minute degli americani Geese i quali hanno cancellato tutto il tour europeo, arriva sul palco con un ensemble di giovani kanaka maoli super nerd, i quali si fanno tutti assolutamente amare dal primissimo minuto. Dall’uscita del suo singolo di debutto “Come On, Come On, Come On” nel 2018 e dal successivo EP “Boonie Town” nell’aprile 2021, Eli ha già racimolato senza sforzo oltre 141.000 ascoltatori mensili su Spotify e più di un milione di stream. Eli ha un sorriso e una vitalità contagiosa che spacca il palco e conquista il pubblico: la sua acchiappante proposta di aloha soul, suoni psichedelici e tocco lo-fi rendono questo opening un vero e proprio party tropicale sulla spiaggia, anche se l’aria è plumbea e le zanzare fanno banchetti sui nostri corpi sudati.
Tra elettrizzanti e coivolgenti riff di chitarra ed influenze che vanno dai Beatles (non per niente Eli ha studiato a Liverpool diversi anni) a Prince, dal guitar pop ad un sapore tutto di Tropicana, Eli Smart ha saputo regalarci un set divertente e super catchy. Con la sua attitudine funk profondamente naturale e spontanea e i graffi acidi alla Arctic Monkeys (in qualche modo mi ricorda anche i giovani Parcels nei tiri shimmer-funk) è stato assolutamente all’altezza del palco del TOdays, grazie anche ad una presenza scenica ed una sicurezza davvero rara.
Congedato Eli Smart è tempo di cambiare totalmente i paradigmi sonori ed evocativi. Direttamente da New Orleans arrivano gli Hurray for the Riff Raff, guidati dalla carismatica leader e singer-songwriter Alynda Segarra la quale ci propone un pattern musicale assolutamente trasversale, tra sonorità folk, tocchi di sintetizzatori e vibrazioni combat mostando quella che si definisce una nature punk, il tutto guidato da testi pregni di attivismo sociale e idealismo politico.
Alynda Segarra, sul palco del TOdays, ci offre la sua radicale, ma nel contempo romantica visione del mondo lavorando su sonorità che, sebbene spesso di diversa natura tra loro (ci sono anche tracce di trip-hop, spoken word, sapori ambient) non perde di vista la melodia e ci consente di seguire il set senza distrazioni.
La sua, una gloriosa irriverenza e una presa di coscienza sul mondo, vengono fuori brillantemente in pezzi come Rhododendrum e Pointed At The Sun o nella springsteenstiana Wolves, ma riesce ad essere credibilissima anche su brani dalla natura più synth rock, alt pop e new age meno pregni di passatismo e più centrati sul qui e ora. Segarra in qualche modo sembra seguire la lezione del songrwriting impegnato statunitense rielaborando astratti sociali come il femminismo nero e le diseguaglianze sociali che, nell’ottica di un esercizio evolutivo di ricerca personale ed artistica, fungono da stimolo per proporre sul palco di Torino, tessuti sonori diversificati ma ben coesi tra loro.
Siamo giunti nella parte calda della serata. Arriva il momento dei tanto attesi Black Country, New Road che, in sostituzione di Dijon che aveva già cancellato il tour mesi fa, si presentano nella nuova formazione senza il frontman Isaac Woods recentemente uscito dalla band per motivazioni legate alla salute mentale. Nel tentativo di confermare una credibilità su cui avevano strutturato la loro carriera fino a quel momento i BC, NR seppure con l’assenza di Woods, riescono comunque essere credibili e godibilissimi, nonostante nessuno abbia il carisma e le capacità vocali di Woods.
La band ha quindi suonato materiale inedito, una serie di pezzi completamente nuovi. Niente For the first time o Ants From Up There (ultimo disco registrato con Isaac), ma non notiamo delusione tra il pubblico.
La band quindi ci offre un’ora di musica inaspettata, mostrando nell’immediato una sincronia sorprendente, tra le note altre del pianoforte, l’archetto di violino, gli svolazzi dei fiati e ci mette di fronte ad una cacofonia magnetica e disturbante se vogliamo, con una complessità che non sottrae l’appeal melodico ma che lo eleva e lo valorizza.
Brani come Up song, pregni di fiati e sussurri, la lunghissima e drammatica The Boy, l’evocativa preghiera sommessa di I won’t always love you, la struggente Laughing Song, la romantica e crepuscolare Turbines pig dalla coda potente e lisergica, fino alla chiusura, nel fragore intimista della meravigliosa Dancers, celebrano chiaramente l’intenzione di proseguire un percorso artistico nuovo, seppur non privo di asperità. L’ingegneria sonora e melodica che i BC,NR offrono al pubblico del TOdays afferma di non essersi fermata ad un punto di non ritorno ma di essere solo rallentata, mostrando però, ancora, l’evidenza della matrice ansiogena di post-punk, mista ad una la fluidità jazzistica, una teatralità cupa, un’abilità tecnica di altissimo livello che da sempre li caratterizzano.
Ci sentiamo così trasportati in una dimensione onirica e sognante, nonostante il caldo si sia fatto opprimente e la calca ci stringa siamo pregni di leggerezza. I BC,NR nonostante l’assenza di Woods dimostrano ampiamente di meritarsi un palco cosi importante confermandosi una band di incredibile talento capace di portare sul palco un esercizio che non è solo stile, ma ricerca, avanguardia e pionerismo.
Laciato il palco in un tripudio di consensi i BC, NR passano il testimone all’australiana Tash Sultana, l’artista più attesa del day one del Festival.
Sul palco del TOdays ci ha consegnato uno spettacolo poetico, ipnotico ma nello stesso tempo elettrizzante suonando con grande naturalezza oltre 10 strumenti, tra cui la chitarra, il basso, ed il sassofono.
Una narrazione musicale tra il primo Flow State e Terra Firma del 2021, Tash ha trasportato il pubblico in una dimensione onirica ed esaltante insieme.
Circondata da tutti i suoi strumenti a partire dall’inseparabile loop station, drum machine, tastiere, un’immensa pedaliera, distorsori e svariate chitarre e bassi fino al sax di Willow Tree e Coma, la multistrumentista ha costruito track dopo track , in un ongoing mood, mentre è sul palco (da Greed all’attesissima Crop Circle, dall’attessissima Cigarettes fino ai bassi muscolari di Pretty Lady) il suo personale affresco musicale. Tash Sultana è stata protagonista di un live incredibile, fatto di lunghi intermezzi e di infinite code lisergiche, di momenti di struggente intimismo e di virtuosismi complicatissimi che ci hanno fatto volare alto, riportandoci velocemente sulla terra grazie a grevi distorsioni della chitarra elettrica, tiri acidissimi e cambi di registro tanto veloci quanto dinamici ed inaspettati, tipici della sua poetica musicale. Assistere ad un concerto di Tash non è solo ascoltare e partecipare. La sua è un’autentica celebrazione della musica nel suo insieme, piuttosto che un set di booksong bene eseguito. Non sai mai dove inizia un pezzo e inizia l’altro. Tash si mostra una vera e propria artigiana del suono digitale e analogico insieme, un’incantatrice di note che si piegano al suo volere e costruiscono pattern evocativi diversi e ritmicamente agli antipodi, ma sempre perfettamente coesi, coerenti e sorprendenti.
La chiusura viene affidata alle meravigliose esibizioni di Notion e Jungle. Magistrali, impeccabili, memorabili. Tash ci ha portato nel mondo multiforme del soul-pop-rock, negli ambiziosi spazi dell’elettronica, nella gioia del funky e del jam-rock, dimostrandosi un’artista di altissimo livello capace di guardare ben oltre il concetto di indie e di restituirci un’ideale di musica che va ben oltre i confini.
La prima giornata del TOdays si conferma una bomba. Usciamo dallo sPAZIO211 galvanizzati e pieni di voglia di affrontare il day 2nd nonostante la stanchezza, il caldo appiccicoso e gli zaini pesanti. La vendita degli ultimi abbonamenti disponibili e delle singole giornate, sia a sPAZIO211 che all’ex fabbrica INCET, continuerà ad essere attiva online su dice.fm per tutta la durata del festival.
Stasera ci aspetta una line up al tritolo. Squid, Los Bitchos, Molchat Doma, FKJ (French Kiwi Juice). Non vediamo l’ora di saltare per aria. E voi?
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