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10 nuovi racconti brevi per 10 brani indie – parte 3

Filippo Pasqui, autore della raccolta di racconti Racconti di Blablacar e del romanzo L’Ondra torna ad ascoltare anche questa settimana dieci brani indie e ne ha tratto 10 racconti brevi, folli ed esagerati.

Ecco com’è andata.

Non credo in Dio di Giorgio Ciccarelli

Sentire cantare Giorgio Ciccarelli è come sentire cantare il doppiatore di Gandalf de Il Signore degli Anelli ed è impressionante per le similitudini che si possono trovare tra lui e questo personaggio di fantasia nella sua nuova canzone “Conto i tuoi passi”. Partiamo dalla prima strofa: “conto i tuoi passi ma tu non passi”, sembra tipo quando Gandalf si incazza come una biscia quando incontra quel mega mostro bruttissimo nelle miniere e gli urla “TU NON PUOI PASSAREEEEE”. La canzone continua con questo trip assurdo che manco Huxley sotto mescalina avrebbe potuto scrivere: “non sceglieró la strada più cortaaaa, sceglieró la strada infinita che dura per sempre o dura una vita”, come il viaggio fatto dallo stesso Gandalf appena è diventato pulito e lavato dopo essere caduto in un burrone infinito con quel mega mostro citato prima. Non mi sorprenderei se Giorgio Ciccarelli se ne uscisse fuori un giorno di questi dicendo che doppierà Gandalf su la nuova serie del Il Signore degli Anelli che uscirà su Amazon Prime Video a breve.

Non cresciamo mai di MANI

Fa ridere, ma anche riflettere, che un artista di nome Mani faccia una canzone intitolata “Non cresciamo mai”. Mi voglio soffermare però sul lato che fa riflettere: effettivamente, quando è l’ultima volta che avete visto le vostre mani crescere? È una tragedia questa. Io per esempio faccio una mega fatica a tenere in una sola mano il mio telefono perché di sti giorni questi aggeggi li fanno mega grandi e a quel punto mi viene da pensare che se avessi voluto avere un affare da tenere con due mani avrei preso un tablet. Allora mi ingegno sempre e provo a farle crescere ste maledette mani: seguo i consigli della nonna mettendoci sopra della marmellata di more (dice che funziona), o direttamente dell’acqua come se fossero delle piante, ma niente. Queste mani non crescono. Allora spesso mi incazzo con le mie stesse mani e le maledico. Ora però che un artista di nome Mani ha fatto una canzone intitolata “Non cresciamo mai” mi ha fatto capire che non devo incolpare queste povere mani e accettarle così come sono. Grazie di esistere, mani. 

Inutili parole di Giovanni Carnazza feat. Leanò

“Inutili parole” è una canzone che parla di parole inutili. I più svegli a questo punto diranno “eh grazie al cazzo”, quelli più forbiti magari lo diranno in inglese “thank to the dick”, però una cosa da non sottovalutare è quanto siano effettivamente inutili queste parole. Procediamo per gradi: in una società iperconsumista dove la velocità è la naturale propensione alla quotidianità quando non c’è nulla di normale in una quotidianità del genere, le inutili parole possono divenire utili in base a quale contesto vengono trasmesse. Si ritorna ancora al concetto chiave “eh grazie al cazzo”, ma qui vorrei soffermarmi sull’espressività dell’inutile. L’inutile ha un’utilità: essere incompreso, non necessario, che nel grande ciclo che è la vita prima o poi torna a esercitare una funzione di utilità. Come quel detto sugli orologi fermi che danno l’ora esatta due volte al giorno, più o meno. E quindi niente, finisco qui dicendo che tutte queste parole inutili che sto dicendo effettivamente sono inutili, ma utili nel dire quanto sia utile il brano “Inutili parole”.

Povera Città dei Diletta

“Povera città” è il nuovo brano dei Diletta e parla di quanto sia poverina la nostra città così tanto deturpata dalle ingiustizie quotidiane. Povera lei, dove i giornali locali trionfano se vengono portati in questura dei giovani per una canna trovata in tasca però fanno gli gnorri quando c’è da attaccare pesantemente un’industria che ha devastato il fiume locale buttandoci rifiuti tossici. Povera lei, quando gli affitti non si prendono il 50% degli stipendi mensili e la gente è costretta a scappare in posti sperduti per sopravvivere. Povera lei… no ok, basta. La città deve essere rasa al suolo. Non ha più senso di esistere. Basta venirle incontro con compassione, abbiamo tutte le cose necessarie per tornare a vivere tra i boschi!!! Al rogo le città. Basta, sono diventate obsolete.

A tempo terso di Dado Bargioni

Dado Bargioni è un bellissimo nome. Potrei fare un sacco di giochi di parole sul nome Dado, ma non lo farò perché mi sembra ingiusto e infantile. Mi concentrerò sul cognome Bargioni. Il Bar Gioni sembra il nome di uno di quei posti dimenticati da dio che si trova tipicamente nelle periferie delle città di campagna, dove solitamente chi ci lavora ha sicuramente fatto tre o quattro anni di galera per piccoli reati sulla proprietà privata, chi ci passa invece i pomeriggi è una di quelle persone che preferisce parlare di eventi improbabili calcistici o storici che vanno dall’ucronico al distopico con una facilità disarmante. Nonostante questo, il Bar Giani mantiene una certa dignità con pasti decenti, birre fresche servite su bicchieri lucidissimi e un caffè buono perché il gestore ci tiene particolarmente a questo dettaglio. Come si nota nell’ultimo brano di Dado Borgioni “A Tempo Terso”.

Anche di FANALI

A Fano i fanali fanno festa per i nani, i Fanali suonano in questa festa fatata. I fan dei Fanali amano le fandonie in fette biscottate, fatto sta che i nani fatati a Fano son nati. Questa è una filastrocca che mi è venuta in mente per scrivere la recensione su la canzone “Anche”: il dubbio che sovviene è se effettivamente i Fanali volevano far luce (espressione che casca a fagiolo) su un problema alle anche, o semplicemente ai problemi che si possono riscontrate con l’uso della congiunzione “anche”. “Anche se tutti ballano tranne te” diceva il poeta Fabri Fibra, anche ha un ruolo rafforzativo sulla frase, un po’ come le anche dei vecchi che crollano quando perdono la loro funzione rafforzativa. Quindi anche le anche a volte servono. Grazie per aver fatto luce su questo.

Giornata Storta di Adelasia

Prendete Malika Ayane, passatele una canna accesa, regalatele tutti gli album di quegli artisti che si sono ispirati a Mac DeMarco e vi verrà fuori Adelasia.

Nata dall’unione del nome Adele + Asia, Adelasia è proveniente dall’Italia e non dall’Asia come il nome tende a far pensare. In “Giornata Storta” parla di una giornata andata a male, nessuno lo avrebbe mai pensato, e lo fa con una sonorità un po’ pop un po’ psych che fa capire che lei è l’artista perfetta per quegli ascoltatori a cui piace chillare di brutto. No di certo per quei pazzi schizzati che preferiscono rompersi la schiena con il duro lavoro: quelli ascoltano Ultimo e i Pinguini Tattici Nucleari. È sicuramente una delle voci femminili più interessanti del panorama italiano, ma anche asiatico se fosse nata in Asia come il nome fa pensare truffaldinamente.

A presto di Benestare

I Benestare non stanno bene ovunque però stanno bene, meno male. Me lo ha detto il loro medico di base che si è accertato della loro salute, ottima cosa. Che poi è un falso mito quello che i benestanti stiano bene sempre: solitamente sono quelli più tristi, a differenza delle famiglie che non hanno niente. E a questo punto mi interrogo se il genere musicale dei Benestare cambierebbe se si chiamassero Malestare, passando da un’itpop pimpante a magari uno shoegaze depressissimo. Io ce li vedrei, onestamente. E magari la loro canzone “A Presto” si chiamerebbe “A Mai Più Rivederci”. Che sogno.

Due Correnti di Katres

Nel suo nuovo brano “Due Correnti”, Katres ci parla di questi due che corrono. No dai, non è vero: parla di queste due correnti filosofiche, quella platonica e quella aristotelica che si contrappongono in tutto lo svolgersi della civiltà occidentale. Non è vero neanche questo. Non so di che cosa parla il nuovo brano di Katres perché sono rimasto totalmente rimbecillito dalla sua voce. Ma voi lo sapevate che ha una figlia di appena due anni che sa suonare la batteria manco fosse il batterista degli Squid e degli Idles messi insieme? Una roba impressionante raga, sono rimasto molto sorpreso: segue il tempo in una maniera assurda, io non sarei capace in quanto sono particolarmente impedito. Bravissima, sia lei che la madre.

California di inarte.teo

Inarte.teo ha pubblicato un nuovo singolo intitolato “California”. Questo mi ha fatto molto pensare a una cosa: ma perché tutti gli artisti so fissati con “sta California? Ma basta raga, siamo nel 2047 e ancora si parla di California, l’America è cosí sopravvalutataaaaa. Perché nessuno parla mai, chessò, della Basilicata? Eh? Oppure del Friuli-Venezia Giulia? Avete mai sentito una canzone sul Friuli-Venezia Giulia? Cazzo che bomba sarebbe una canzone sul Friuli-Venezia Giulia. Basta dare cosí tanta importanza ad uno stato lontanissimo perché poi li conoscete gli americani: quelli si pompano, alzano i prezzi delle cose che producono, rimangono poveri e poi dopo sono costretti a “esportare un po’ di democrazia” qua e là solo per impossessarsi delle ricchezze altrui. Fate pompare il Friuli-Venezia Giulia che mi sembra una regione un po’ troppo su le sue. Va beh che è fatta cosí, è una regione speciale, però se la meriterebbe un po’ di notorietà onestamente.

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1 Comment

1 Comment

  1. Andrea

    14/06/2021 at 11:12

    “Prova a star con me un altro inverno a Pordenone” dei Tre Allegri Ragazzi Morti vale coma canzone sul Friuli-Venezia Giulia?

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