I Testament nascono esattamente come me, nel 1983: loro a San Francisco, io in un comune decisamente più piccolo della provincia più a nord del Veneto – vedi, i casi della vita? Con una lista di ex componenti lunga quanto lo può essere una carriera di 33 anni, il quintetto thrash metal statunitense torna in Italia per tre appuntamenti a Roma, Pisa e Milano.
A Roma era previsto un live all’aperto nell’area esterna all’Atlantico Live, ma pare che la zona prescelta sia stata scartata dalla band (più verosimilmente, preoccupata forse per i volumi) optando per un concerto al coperto, salvato così da una prima e scontata polemica solo grazie all’uso massiccio di condizionatori.
Si parte un po’ in ritardo sulla tabella di marcia prevista, con i Dying Gorgeous Lies che intrattengono un primo e ben nutrito gruppo di spettatori.
Sono in cinque, vengono da un piccolo comune bavarese e tra loro spicca su tutti la bella Liz Gorgeous, cantante e front woman di questa formazione thrash metal.
Capelli fucsia al vento, sul palco dell’Atlantico Liz cerca di fare del suo meglio, ma qualcosa non torna: i DGL sono tecnicamente bravi e il sound piace (parecchio!) ma sul palco manca affiatamento e la cantante sembra andare avanti e indietro sul palco senza decisione.
Non si risparmia nel dialogo col pubblico, tra un brano e l’altro fomenta i fans ma la gestualità è quasi timida, come se avesse paura a lasciarsi andare del tutto.
Poco male, perché a livello sonoro i tedeschi sono impattanti e preparano il terreno ai croati Infernal Tenebra.
Sono loro i secondi ad esibirsi, capitanati da un carismatico Darko Etinger che invece la sa lunga su come si tiene il palco.
Loro sono in quattro, la batteria spinge come non mai e l’Atlantico inizia a riempirsi sempre più.
L’aria condizionata e i suoi effetti rinfrescanti lasciano ben presto il posto all’afa ma non importa: la voglia di vedere sul palco i Testament è molta e questo fa parte del gioco.
Al termine di questo set c’è il cambio palco e gli headliner si fanno attendere un po’ – tale attesa verrà poi ripagata da uno show totale.
Chuck Billy ed Eric Peterson sono gli unici due membri originari della band, presenti sin dall’uscita di “The Legacy” (1987) e sono accompagnati da Alex Skolnick (chitarra), il “vichingo” Steve DiGiorgio (basso) e il fenomeno Gene Hoglan (batteria).
Se durante i set degli opening le luci sono state alte ed hanno permesso di vedere bene i musicisti sul palco, con i Testament la situazione vira a tratti sul drammatico: i fasci rossi e verdi, alternati a luci intermittenti bianche e al fumo, permettono solo alle prime file di seguire ciò che accade on stage.
Chi è in fondo all’Atlantico, saturo di fans, può solo ascoltare e guardare i giochi di luce che animano la serata.
La scaletta è potente, una miscellanea ben dosata di brani classici uniti agli ultimi lavori, e la carica interpretativa del gruppo rende estenuante l’attesa del prossimo disco, la cui uscita è prevista a ottobre 2016 per la Nuclear Blast.
La batteria è impeccabile, Peterson gioca spesso con la chitarra e DiGiorgio gira sul palco con gli occhi puntati verso i fans.
Chuck Billy, fulcro della band attorno al quale tutto ruota, è in forma smagliante: nonostante siano lontani gli anni della malattia, è un piacere vederlo sul palco e sentire la potenza del suo growl.
Il pubblico poga, alza le mani, urla e canta: il locale è incredibilmente pieno, e in una calda serata di fine luglio questo concerto mostra tutta la devozione possibile verso una band che nonostante i trascorsi travagliati, è rimasta salda nei cuori dei propri fans.
