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Reportage Live

Sofar Sounds: Il «concerto a sorpresa» che promuove il mercato indipendente

Un concerto dalla location segreta in cui ascoltare musica totalmente nuova. Un sogno? No, è il Sofar Sounds!

Foto di Miguel Vallebona

Articolo di Giulio Taminelli

Se stai leggendo RockOn sei sicuramente una persona avvezza al mondo dei concerti. A prescindere dal tuo genere preferito, la prassi è sempre la stessa: scegli l’artista, guardi chi ha come gruppo spalla, compri il biglietto e ti presenti un’ora prima al concerto per trovare ancora delle magliette al banco del merch. Una prassi tanto consolidata quanto “blindata” nei confronti di ogni cambiamento.
E se ti dicessi che non è così? Che esiste una tipologia di concerto in cui fino all’ultimo ti saranno noti solo data, orario e città? Ebbene, questo è il Sofar Sounds, un format nato da tre ragazzi inglesi nel 2009 e che si pone come obiettivo quello di creare concerti per musicisti emergenti utilizzando come location negozi o abitazioni.
In questo articolo, andrò a raccontare quella che è stata la mia esperienza al Sofar Sounds di lunedì 20 novembre, evento organizzato per la Milano Music Week in collaborazione con The Orchard.

L’evento

Quando ho chiesto di partecipare alla serata, le uniche informazioni che ho ricevuto sono state:
“l’evento si svolgerà a Milano il 20 novembre e sul palco saliranno tre cantanti. Apriamo alle 20:00”.
Una situazione spiazzante per chiunque, figurati per un reporter abituato ad avere informazioni dettagliate e scalette degli eventi con largo anticipo. Due giorni prima della data stabilita, una mail mi avvisa che la location sarebbe stata lo Spazio Diaz, uno showroom per arredamento di design in piazza Diaz, a pochi passi dal Duomo. Solo una volta arrivato sul posto mi verrà consegnata, esattamente come ad ogni altro partecipante, la lista con i nomi dei tre musicisti. Capisco quindi di non poter agire come al solito e decido di non fare più ricerche. Dovrò godermi l’evento esattamente come è stato pensato, ovvero come una grande sorpresa.
Arrivo sul posto, sbrigo le pratiche per l’ingresso e mi ritrovo in uno spazio davvero inusuale per un concerto: un grosso stanzone con dei tappeti di ottima fattura sulle pareti, il tutto illuminato da lampade tanto bizzarre quanto d’effetto.
Mi rendo conto che i presenti,  non più di una settantina per chiara volontà dell’organizzazione di tenere il clima più familiare possibile, sono “costretti” dall’ambiente a dialogare. Cosa stupenda, soprattutto considerando la presenza di persone che non parlavano assolutamente italiano, altro segno di quanto certi ambienti artistici portino naturalmente ad una pluralità culturale.

«Welcome to Sofar Sounds»

Questa la frase che, in ogni parte del mondo, segna l’inizio della serata. I presenti si siedono, come da tradizione, sui cuscini disseminati per la sala e il concerto ha inizio.

Foto di Miguel Vallebona

Il Concerto

Come già detto, saranno tre i musicisti a salire sul palco. In questa serata è presente, seppur minimale, un impianto di amplificazione ma, parlando con Alex di Sofar Sound Milano, scopro che in molte serate si è scelto addirittura un approccio totalmente acustico per snaturare il meno possibile l’intimità di alcune location. 

Andiamo ora a scoprire i tre protagonisti della serata, con la premessa che le recensioni scritte qui di seguito non si basano su ricerche personali ma solo sulle impressioni e gli appunti presi sul momento.

Adelasia

la prima a salire sul palco è Adelasia. Giovanissima e un po’ emozionata, parte un po’ in sordina ma, arrivata al ritornello di Come se tu, il primo pezzo della sua esibizione, riesce a scaldarsi e a portare una vocalità di buon livello. La struttura dei brani sembra ricercare delle sonorità piacevolmente ridondanti che, unite alla voce morbida e al leggero accompagnamento di Edoardo Baroni alla chitarra acustica, rendono l’ascolto quasi ipnotico.
Nonostante il leggero nervosismo iniziale ed un piccolo problema sull’attacco del terzo pezzo, Adelasia dimostra una più che discreta tecnica d’utilizzo del microfono, calibrandone più volte la distanza dalla bocca in modo da ottenere una modulazione migliore della voce.
Quattro pezzi totali eseguiti per la cantante in questa serata e non ho dubbi sul fatto che i pochi errori siano da attribuire solo ad una sana tensione pre-concerto, nulla che non si possa risolvere con un po’ d’esperienza in più sul palco.
Consiglio l’ascolto di Carbone perché, per qualche motivo, mi è rimasta in mente durante tutto il viaggio di ritorno.

Foto di Miguel Vallebona

Michelangelo Vood

Carattere sicuro e capacità di stare su un palco sono le prime cose che si notano non appena Michelangelo Vood entra in scena (oltre ad un’altezza non indifferente).
Nei cinque pezzi proposti, proverà in tutti i modi -riuscendoci- a coinvolgere il pubblico in dialoghi, battiti di mani e cori.

«Se non cantate non vado avanti! Guarda che ti vedo che stai facendo a finta. Anche voi la dietro. Non vi sento»

Sembrerà un’inezia per qualcuno ma posso assicurare che questi atteggiamenti, usati con moderazione e opportunamente bilanciati in rapporto al contesto, a fine concerto fanno davvero tanto la differenza a livello emozionale. Per quanto riguarda l’aspetto musicale, la voce risulta pulita e ben impostata anche nei pezzi più “tristi”, rendendo in qualche modo più facile l’ascolto. Uno dei momenti più interessanti dell’esibizione, composta in totale da cinque brani, è stato l’inserimento sul finale di Ruggine di un rimando alla versione acustica di Crawling dei Linkin Park. Scelta artisticha o trovata commerciale? Francamente poco mi importa perché, anche grazie all’accompagnamento di Federico Lelli alle tastiere, il risultato è stato ottimo. Consiglio l’ascolto di Senza mani, il brano di apertura dell’esibizione.

Foto di Miguel Vallebona

Angelica

Forse l’esibizione più “strana” della serata.
Se nel mercato emergente la cifra musicale preponderante è quella del canto moderno, ovvero un canto spesso molto asciutto nelle strofe a livello melodico (addirittura quasi parlato) e con ritornelli tecnici e molto carichi, nel caso di Angelica la sensazione è quella di un viaggio nel tempo.
Dalle sonorità usate alla stessa vocalità della cantante, tutto profuma di musica italiana anni ‘70 e ‘80 con un leggero tocco psichedelico. Quattro canzoni in totale per lei, ma ogni presentazione è stata un piccolo show nello show: Il testo scritto su una cartolina, il posizionamento alla tastiera con sistemazione tecnica “al volo”, la base creata utilizzando un vecchio lettore di cassette. Tutte queste cose potrebbero sembrare macchinose se affrontate come problemi, ma la forza di Angelica sta proprio nello sfruttarle per creare intrattenimento. L’ho scritto in decine di articoli e non finirò mai di ripeterlo: i concerti non sono solo liste di canzoni ma comprendono anche le pause tra esse.
Con le quattro tracce a sua disposizione, splendidamente accompagnate alla chitarra da Mimmo (il chitarrista dei Tropea), Angelica chiude alla grandissima questo Sofar Sounds .Consigliatissimo ovviamente l’ascolto dell’ultimo singolo Bye Bye ma, a mio avviso, il modo per apprezzare al meglio il sound particolare di questa artista è ascoltare almeno tre o quattro dei suoi lavori, per poter godere appieno delle interessantissime scelte sonore che la caratterizzano.

Foto di Miguel Vallebona

Un dialogo con The Orchard sulla serata

A fine concerto ho avuto l’opportunità fare due chiacchiere con Alessio Radoccia, senior marketing manager di The Orchard Italia, sul loro coinvolgimento in questa serata.
«Dal giorno della nascita di The Orchard, il claim coniato dai suoi creatori è stato “A Place to Grow” ovvero “un posto per crescere”, proprio perché il nostro obiettivo è quello di far crescere artisti giovani come quelli che si sono esibiti questa sera». Partendo da questo spunto, chiedo di saperne di più riguardo la collaborazione per questo evento tra The Orchard Italia e Sofar Sound. «La collaborazione tra The Orchard e Sofar Sounds nasce in realtà qualche mese fa negli Stati Uniti, dove i due nomi si sono uniti per creare un evento legato al Pride. In occasione della Milano Music Week abbiamo pensato di comune accordo di poter ripetere l’esperimento.» Qualche musicista passa davanti a noi con gli strumenti in spalla, mentre noto con piacere che alle nostre spalle molti ragazzi discutono delle varie esibizioni della serata, per cui non posso che chiedere ad Alessio il suo giudizio sull’evento.
«La serata è andata molto bene! Ci aspettavamo una buona risposta da parte del pubblico e così è stato, anche perché ormai il format di Sofar Sounds è super collaudato e ha incontrato perfettamente le nostre esigenze. Il pubblico si è divertito e gli artisti hanno trovato un’ottima ambientazione per esprimersi al meglio».
Facendo caso all’orario, mi rendo conto che forse è meglio cominciare ad avviarsi verso casa ma, prima di uscire nel freddo della notte milanese alla ricerca dell’auto, è d’obbligo un’ultima domanda sui progetti di The Orchard per il 2024.
«L’obiettivo principale per il prossimo anno è quello di ampliare il nostro roster, sia per quanto riguarda i contatti con etichette discografiche, sia per gli artisti da distribuire. Fortunatamente da tanti anni il mercato è, anche grazie all’avvento del digitale, in una fase di forte sviluppo, per cui ci aspettiamo un altro anno di crescita».

Foto di Miguel Vallebona

Camminando per le vie che circondano il duomo di Milano, ripenso a quanto strana e al contempo interessante sia stata la serata. Il fatto di andare totalmente alla cieca ad un concerto mi ha “costretto” ad interessarmi ad artisti che probabilmente non avrei mai scoperto e, devo dirlo, la cosa mi ha fatto davvero piacere. Oltretutto, le parole scambiate con i presenti, fossero essi parte del pubblico o dello staff, mi hanno dato prova di quanto il mercato indipendente sia vivissimo e totalmente separato dalle logiche dei grandi show, spesso spettacolarmente tecnici ma privi di emozione. Da oggi è quindi chiaro un concetto: se sei una persona che ha voglia di vivere la musica senza pregiudizi e ti esalta la sensazione di non sapere mai dove ti porterà il prossimo concerto, Sofar Sounds è l’evento che fa per te.

Sofar Sounds: La scaletta del concerto allo Spazio Diaz di Milano

Adelasia
Come se tu
Carbone
DFDCM
amore/squallore

Michelangelo Vood
Senza mani
Ruggine – Crawling –
Souvenir
Atollo
I Love You

Angelica
La mia metà
Milano mediterranee
L’ultimo bicchiere
Bye Bye

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