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Reportage Live

SALMO Unchained: il concerto di Milano

Articolo di Serena Lotti – Foto di Roberto Finizio

Circa 16 ore fa dal profilo IG di Salmo sono iniziate a trapelare le prime indiscrezioni su “live-evento estremo” che tutti i fan attendevano da anni, dopo il rinvio del concertone nel 2020 in piena pandemia. Quello che effettivamente si è consumato ieri sera nello stadio milanese è stato al di sopra delle aspettative, una mega location che con l’occasione si è trasformata in un sabbah impazzito ad alto tasso di testosterone, piena di ospiti, effettoni speciali e tanta voglia di tornare a respirare.

Lo show di ieri sera è stato preceduto dalla data zero della settimana scorsa allo stadio Comunale di Bibione, e anticipa il nuovo tour del rapper sardo che tornerà live in autunno, nei palazzetti italiani con il ‘Flop tour‘, dodici date in tutto.

Salmo non ha fatto sconti a niente e nessuno e nel suo catwalking giuriusdizionale lungo 60 metri la regola numero uno è stata l’eccesso. Non dimentichiamoci che parliamo di un rapper che è stato il primo ad esibirsi da solista e per la prima volta nel tempio della grande musica internazionale. Non poteva che essere una fiammobomba detonante. O victoria o muerte.

Il palco monolitico visto dall’alto è un macrocontenitore di elementi simbolici realizzati dalla mente di Andrea Staleni di Soup2nuts che ha materializzato così l’idea di Salmo, creando una scenografia a piramide, dova il batterista svetta a ben a 2 metri da terra e dove non si sono risparmiati elementi di fortissimo impatto visivo, a partire dalle immense fiamme scenografiche in ferro, industrial, visual enormi, geiser, fino ad un’illuminazione estrema che ha portato tutto lo stadio alle porte di un mondo parallelo e dionisiaco.

Salmo è accompagnato sul palco da Le Carie  (composta Frenetik chitarrista, Jacopo Volpe batterista, Marco Azara chitarrista, Verano, Dade bassista): al suo arrivo San Siro implode letteralmente.

Non abbiamo nemmeno il tempo di interiorizzare che Salmo è on the stage che parte a razzo una versione incendiaria di 90 Minuti che inizia a dettare il ritmo di uno show deflagrante che via via si comporrà di quadri narrativi frenetici, impazziti, detonanti e legati tra loro da un unico comun denominatore: il senso della dismisura.

Salmo è a petto nudo, è già grondante di sudore e non ci lascia soffrire in una lenta combustione ma ci sbatte in faccia a 300 all’ora tutto quello è più rappresentativo della sua arte rap-crossover, guidandoci nel suo mondo allucinato dell’harcore, dell’ultra rock-hardcore-hip hop-techno-rave, regalandoci intermezzi lisergici senza soluzione di continuità, condannandoci a non prendere fiato.Mai.

La setilist scorre velocissima su pezzi memorabili come Stai zitto, Mic Taser, Daytona dove letteralmente viene giu San Siro al grido “Vai più veloce“. Il faccione renderizzato di Lebonski campeggia sui maxischermi insieme a immagini di cimiteri, scheletri, mani giunte, neon rosa, crocefissi, luci impazzite, fuochi d’artificio. E’ la fiera dell’entropia digitale.

Siamo tutti impazziti su Criminale, Ricchi e morti, Giuda fino a trasudare serotonina a fiumi su Perdonami dove appare l’iconica maschera di Hellvisback messa al centro di un palco che diventa rosso fuoco e trasforma lo stadio in un girone dantesco.

Salmo si ferma solo un istante tra una corsa e l’altra e ringrazia il pubblico prima di ripartire a perdifiato su PXM e in un attimo il palco diventa viola, un colore perfetto per mettersi a fare due flessioni random prima di travestirsi da prete per una versione tiratissima di A Dio e mitragliare infine su un’intensa Yoko Ono dove tutto il pubblica canta a squarciagola, in una comunione di intenti liberatoria e meravigliosamente sentita.

Dopo le ficcantissime ed incendiarie versioni de L’ Alba, Flop (“Questo live è un flop!“, urla alla fine del pezzo cambiando il testo da un originale “Questo disco è un flop“), e Russel Crowe assegna un chiaro commitment al pubblico corredato da info precise su quello che sarà il moshpit più grande che io abbia mai visto.

Salmo si accerta che nessuno si sia fatto male alla fine, chiede acqua per i ragazzi e si offre disponibile a guardare le tette di qualche tipa (“No dai che poi c’è qualche giornalista …”)

E’ commovente vedere questo enorme pogo finale, dalla tribuna stampa si percepisce una massa infome con un Salmo che si presta ad una versione materassata di crowsurfing, gettandosi sul pubblico avvolto in una bandiera dei 4 mori mentre sotto lavora un flow inossidabile: raccoglie poi una sizza sul palco con della non meglio identificata materia e se la porta alla bocca aspirando a pieni polmoni.

Parte la seconda parte del live che vede la maschera gigante di Hellvisback girare di 360 gradi e lasciare il posto alla mitica Cadillac Fleetwood bianca, il modello usato nella copertina del vinile di “Flop” che sarà, come una matrioska, il palco nel palco di Salmo.

E’ il momento del dj set tanto atteso anticipato dall’entrata dell’amico ritrovato Fedez che attaverso un siparietto che non convince sancisce la rinnovata amicizia tra i due dopo lo scazzo dell’anno scorso consumato sui social.

Odio i rapper banali chi li produce e chi li segue/10 in comunicazione/Non uso mai l’inglese/Ora faccio un’eccezione/Fuck Fedez“. Ci risparmia il tormentone, e si fa mandare affanculo da uno stadio intero. Apprezziamo.

Questo per me è l’anno delle good vibes” dice Salmo. Amici miei Atto II.

Ed è cosi che, davanti a 50mila persone, in uno stadio incandescente, sull’onda di una performance rovente ecco che arrivano gli ospiti annunciati a sprazzi sui social durante la giornata.

La Machete Crew inizia a saltare e ad abbracciarsi sul catwalk a chela di granchio mentre nella bowl che accoglie il pubblico nel parterre si scatena l’inferno.

Il pubblico accoglio con un boato l’amico Nitro su Marylean, il bro Ensi con EZ e noi veniamo letteralmente ammaliati da un pezzo freestyle a tema San Siro con a seguire Ho paura di uscire 2 feat il socio Lazza (a cui è stato affidato il ruolo di opener), Aldo ritmo, Kumitè.

A sopresa arriva un Blanco claudicante che infiamma tutto la venue con La canzone nostra e la chiusura di un dj set assurdo viene affidata al rap cattivissimo dello zio Noyz Narcos che ci devasta su una versione al tritolo di Mic Check. Salmo nel frattempo, per onestà intellettuale, microfono al contrario e messaggio indiscutibilmente chiaro avvisa il pubblico. I’m in PLAYBACK.

Salmo resta solo ed è il momento dei saluti.

L’encore è affidato ad una versione intensissima di 1984 e la chiusura delle chiusure con Il cielo nella stanza con tanto di pirotecnici fuochi d’artificio in stile Sagra del Fuoco per lasciare spazio infine ad una tamarrissima cover di La bamba che io ho personalmente sostituito con una più legale versione di Supradyn Ricarica, necessaria per affrontare questo live.

Innegabilmente Salmo è un genio a modo suo. Puoi amarlo. Può starti sul cazzo, puoi non capirlo, puoi fare anche spallucce. Non ti lascia indifferente. Non si è mai asintomatici di fronte a Salmo, non si resta indiferrenti, scazzati, insensibili, annoiati.

Potrai sentire l’urgenza di scuotere la testa e alzare gli occhi al cielo come Ivano Monzani del LoveMi, al contrario potrai anche avvertire dell’umidiccio nelle parti basse. Salmo ti stimolerà comunque una reazione. Salmo funziona chimicamente come una variante, evolve, si adatta, ma ti devasta a prescindere.

La sua dottrina antiteologica si basa su un principio di sottrazione e rifiuto. E’ uno che spara a zero, a volte senza riflessioni ammettiamolo, senza teorie di fondo, a volte un pò accazzo quando fa l’omofobo e il misogino e sì, lo puoi percepire anche come un classista, un provocatore e uno stronzo ma è cosi…la “sua penna deve sparare su chiunque”.

Non rompetemi i coglioni, faccio quel cazzo che voglio, dico quello che penso.

Lui è uno scostumato e un anarchico, a suo modo un visionario,un pioniere del rap se vogliamo. Uno che quando ha il microfono  in mano puoi arrischiarti di dire “Cristo, esplode l’antipanico”. Dopo aver infranto tutti i record su Spotify e aver dominato le classifiche continua a irrompere sulla scena in un modo che è solo suo, in cui l’eccesso è la chiave, anche nei numeri. Oltre 2,3 miliardi di streaming totali, 63 dischi di platino e 38 dischi d’oro.

Salmo back in beat, potente, sognatore, pazzo, autore e protagonista di uno show dove la rappresentazione di se stesso e della sua musica è riuscita egregiamente, dove una poderosa produzione multielemento non ha di fatto offuscato la sua personalità polietrica ed eccessiva, ma l’ha valorizzata. Salmo non è scomparso in un quel palco colossale, ieri era più imponente che mai.

Nella casa-mente di Lebonwski non ci si può mettere comodi. Trovi detonatori ovunque, gente che sorride coi tagli sui polsi, aerei che si schiantano al suolo.

Come volare in economy, senza le buste del vomito.

Clicca qui per guardare le foto del concerto di SALMO a Milano (o sfoglia la gallery qui sotto)

Salmo

SALMO – la scaletta del concerto di Milano

90min
Mic taser
Stai zitto
Antipatico
Papparapà (Nerone cover)
Daytona
Criminale
Ricchi e morti
Giuda
Perdonami
A Dio
Yoko Ono
La prima volta
Russell Crowe
Disobey
Hellvisback
S.A.L.M.O.
Il rap nel mio paese (Fabri Fibra cover) (with Fedez)

DJ Set
Ho paura di uscire / ho paura di uscire 2 (with Lazza)
Kumite
Ez (with Ensi)
Marylean (with Nitro)
La canzone nostra (Mace cover) (with Blanco)
Mic Check (Noyz Narcos cover) (with Noyz Narcos)

Encore
Lunedì
1984
Il cielo nella stanza

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Milanese, soffro di disordini musicali e morbosità compulsiva verso qualsiasi forma artistica. Cerco insieme il contrasto e il suo opposto e sono attratta da tutto quello che ha in se follia e inquietudine. Incredibilmente entusiasta della vita, con quell’attitudine schizofrenica che mi contraddistingue, amo le persone, ascoltare storie e cercare la via verso l’infinito, ma senza esagerare. In fondo un grande uomo una volta ha detto “Ognuno ha l’infinito che si merita”.

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