Non c’è niente di meglio – dopo un martedì ancestrale – di un concertino e una pinta di birra, siamo tutti d’accordo vero?
Coloro che come me hanno visto i Royel Otis live sono consapevoli che gli sbadigli e il mal di testa di questa mattina dietro la scrivania ne sono valsi la pena.
La Santeria Toscana di Milano si è trasformata in un caleidoscopio di colori e suoni per l’arrivo della band australiana, che con la sua aura da outsider e sound da nostalgia surf-pop, ha offerto una serata indimenticabile tra atmosfere sognanti e ritmi che fanno battere il cuore, anche se sei un over trenta cinico e annoiato.
Il duo ha aperto il concerto con la hit Heading For The Door e tutti veniamo immediatamente trasportati sulle coste assolate di Sydney, tra onde e panorami mozzafiato, grazie a sonorità intrise di riverberi e beat catchy. In pochi minuti, gli spettatori sono intrappolati in un loop psichedelico, come se i Beach Boys si fossero reincarnati in un mix tra Tame Impala e Mac DeMarco – ma con quel tocco assurdo e surreale.
Questo per i ragazzi è più di un semplice concerto, è un momento di arrivo, con il tour sono ufficialmente usciti dal mondo digitale ed entrati nel cuore di un pubblico tutto esaurito in giro per il mondo. Conosciuti per il loro suono solare che fonde chitarre armoniche e voci rilassate, la musica dei Royel Otis può sembrare un’estate senza fine, in perfetto contrasto con il mood a sfumature di grigio che viviamo oggi a Milano. Sono la nostra luce in fondo al tunnel.
Dopo l’apertura esplosiva, l’energia rimane alta e il duo si lancia nel breve repertorio: Adored, Daisy Chain e Big Ciggie. Ogni canzone che si sussegue gonfia l’atmosfera come una marea che sale. I Wanna Dance With You e Fried Rice riportano i riff di chitarra lo-fi che avvolgono la stanza come una brezza calda, mentre luci nebbiose bagnano il palco di rosa. Ma la première della loro nuova canzone, If Our Love Is Dead, cattura l’attenzione di tutti: la sua melodia si riversa sulla folla, trascinandoci in uno stato di trance collettivo.
È difficile non notare l’alchimia tra i due musicisti sul palco: Royel Maddox e Otis Pavlovic sembrano due amici che si sono persi per caso nel mare del indie-pop, con un cocktail di canzoni ironiche, distorsioni sfumate e testi che parlano di amori fortuiti e mondi paralleli. Brani come Oysters in My Pocket e Sofa King non lasciano scampo, in studio come dal vivo, li senti una volta e restano incollati nella testa.
Il climax della serata si raggiunge con le cover che li hanno resi celebri, Murder on the Dancefloor , che ha dato ufficialmente il via al loro viaggio verso quelli che ora sono nove milioni di utenti Spotify mensili, e Linger dei Cranberries, loro canzone più popolare sull’app in questo momento. La performance genera un’esplosione di serotonina e quasi dimentichiamo che siamo solo a inizio settimana. Non ora, non qui.
Kool Aid lascia al pubblico a malapena un respiro e chiude il set con un ritmo euforico ma al contempo malinconico, nessuno vuole andare via.
La serata è stata una miscela perfetta di nostalgia e scoperta: una band ancora in ascesa che si esibisce come se ce l’avesse già fatta da decenni. Il suono di Royel Otis, in parti uguali onirico ed elettrico, continua ad echeggiare dopo l’accordo finale, mentre la pista si svuota.
Il duo è la testimonianza di come gli artisti possano mettersi sotto i riflettori in pochissimo tempo attraverso i social media (vedi anche The Last Dinner Party e Wet Leg) e fare sold out nei club in meno di un anno dalla loro scoperta. È chiaro, a quelli che hanno avuto la fortuna di essere qui stasera, di aver assistito all’alba di qualcosa di veramente speciale.
Milano avrebbe bisogno dei Royel Otis più spesso. La loro musica è una fuga dalla realtà, un tuffo in mondi paralleli che rendono il quotidiano più leggero, più colorato e anche un po’ più folle.
Per favore potete suonare in città ogni settimana?
ROYEL OTIS: la scaletta del concerto di Milano
Heading for the Door
Adored
Daisy Chain
Big Ciggie
Motels
Foam
Claw Foot
Sonic Blue
Velvet
I Wanna Dance with You
If Our Love Is Dead
Nack Nostalgia
Fried Rice
Till the Morning
Sofa King
Going Kokomo
Murder on the Dancefloor (Sophie Ellis‐Bextor cover)
Oysters in My Pocket
Encore:
Linger (The Cranberries cover)
Kool Aid