Connect with us

Hi, what are you looking for?

Reportage Live

Loud and Proud Fest 2022: il report del Day 3 (Elvenking, Furor Gallico)

Articolo di Jennifer Carminati

Sul palco del Legend Club per il terzo giorno del Loud and Proud Fest 2022 co-headliner due band che qui sono di casa, Furor Gallico e Elvenking.

Ad aprire le danze della serata folk del festival ci pensano i Calico Jack, band fondata nel 2011 dai fratelli Toto (chitarra ritmica) e Caps (batteria) con l’obiettivo di fondere l’heavy metal anni 80 con il folk metal, il tutto avvolto da un’atmosfera marinaresca, riproposta anche nei loro abiti di scena; mancava solo estraessero le sciabole dal fodero e gridassero “Ciurma!!! all’arrembaggio” per completare il tutto. Del 2012 il loro demo autoprodotto, subito seguito da un EP l’anno successivo. Nel 2018 firmano un contratto con la label Underground Symphony grazie al quale riescono a pubblicare l’omonimo album di debutto. La loro musica è un mix di folk metal stile Finntroll, Korpiklaani, con influenze heavy e thrash; nei loro testi tematiche piratesche, leggende dei mari, di velieri e di mostri. Complice l’jnizio alle h 20 di un giorno settimanale, anche se venerdì, suoneranno con solo qualche decida di astanti pressoché statici, come se non bastasse l’esiguo numero. Il bassista Giggi, vero mattatore della scena, richiede più volte la creazione di un circlepit, ma neanche scendendo dal palco e suonando in mezzo al pubblico riesce ad ottenere quanto sperato. Penalizzati un po’ anche dai problemi all’audio durante le prime canzoni che non permettevano di distinguere la voce dagli strumenti forse troppi alti col volume lo show sembra non salpare mai, per restare in tema piratesco. 

Giusto il tempo di una birra e un panino con la salamella nel giardino del Legend colmo di clienti anche abituali immagino e non qui per il LaP Fest, ed ecco salire sul paco i toscani Vexillum, che ci propongono un power/folk metal con inserti di musica celtica mai scontati. Il loro primo Demo CD è del 2005 e con vari cambi di line up e case discografiche hanno inciso 4 album; ricordiamo la partecipazione di Hansi Kürsch (voce dei Blind Guardian) in Unum, concept album con tematiche fantasy uscito nel 2015. Del 2021 “When Good Men Go To War”, pubblicato con Scarlet Records, dal quale ci propongono questa sera due tiratissime versioni di “Sons Of A Wolf” e “When A Good Man Goes To War”. I Vexillum sono una band ormai rodata da decine di date on the road con band del calibro di Rhapsody on Fire, e stasera dimostrano di essere all’altezza delle aspettative anche di chi come la sottoscritta li vedeva per la prima volta. I 5 (-1 oggi, il bassista Francesco Saverio Ferraro è impegnato con i Freedom Call) ragazzi si rendono protagonisti di un’esibizione davvero strepitosa, ricca di partecipazione ed acclamazione da parte del pubblico in sala, che si diverte insieme a loro durante l’esecuzione di “Avalon” a gridare, incitati dal Frontman all’occorrenza, u la parte dx del palco e a la parte sx, o viceversa?! Siparietto devo dire molto divertente e coinvolgente. In “the tale of the three hawks” narrano la legenda di tre falchi che ci fanno visita lungo il cammin di nostra vita nei tre momenti cruciali, ovvero quando nasciamo, quando diventiamo grandi e infine quando invecchiamo. Con una presenza scenica forte e l’uso di basi registrate, la proposta del gruppo si staglia su livelli estremamente professionali. Il loro show, conclusosi con la partecipatissima “The Marketsquare Of Dooley” è stato una gran botta di adrenalina nel mentre che il Legend Club è andato riempiendosi sempre più fino ad arrivare a un colpo d’occhio decisamente soddisfacente.

È il turno ora sul palco di una delle realtà folk metal più interessanti di tutta la penisola, i Furor Gallico, nati proprio qui, in quel di Milano nel 2007. Accompagnati da chitarre, violino, arpa celtica, flauto e uno strumento assai inusuale, il bouzouki, ci raccontano storie e leggende della terra da cui provengono, la Lombardia per l’appunto. 

Furor Gallico

Il primo demo autoprodutto di 4 tracce intitolato “390 b.C. – The Glorious Dawn” è del 2009. Due anni più tardi, dopo diverse esperienze live, la band dà alla luce “Furor Gallico”, il primo full-lenght, anche questo autoprodotto e autodistribuito. Cominciano a calcare palchi in Italia e all’estero e nel 2010 firmano il loro primo contratto discografico con la tedesca Massacre Records, con cui nel 2011 il debut album viene ristampato e distribuito in tutto il mondo. Nel 2014 esce il secondo album “Songs From The Earth”, sotto etichetta Scarlet Records e il tour di supporto al nuovo disco esce dai confini italiani finalmente. Del 2019 invece “Dusk Of The Ages”, album con il quale in alcune tracce abbandonano le atmosfere allegre da Trollfest per avvicinarsi ad una musica più riflessiva e intima, cosa che ha fatto storcere il naso a chi li seguiva dall’inizio. Nei loro testi non mancano rimandi al folclore popolare lombardo e anche questo contribuisce al grande coinvolgimento dei loro fans accorsi numerosi che non si sono risparmiati un minuto, hanno pogato, saltato e cantato senza sosta dando il via pure a del crowd surfing che ancora non si era visto questa sera. Al frontman Davide, molto carismatico con una presenza scenica che a tratti mi ha ricordato il Phil Anselmo dei bei tempi, spesso e volentieri si unisce Becky, a tutti gli effetti anch’essa frontwoman. Si alternano così egregiamente un growl ed uno scream duri e massicci ad una voce più pulita. 

La setlist è circa le medesima di qualche settimana fa al Bum Bum Festival, dove avevo avuto il piacere di vederli per la prima volta live. Il dittico di apertura “Nebbia dalla mia terra” e “Venti di Imbolc” ci ricordano subito chi abbiamo davanti.

Le stranote “Cathubodva” e ”La caccia morta” non si discutono, eseguite con il loro genuino e adrenalico stile.

Peccato solo per il bilanciamento dei suoni, l’arpa di Laura praticamente afona perché coperta dagli altri strumenti, mentre buon livello le restituzioni dei fiati e del violino.

I ragazzi ringraziano più volte il loro pubblico che li fa sentire davvero come fossero a casa tutti insieme a cantare sulle note di “Canto d’inverno” e “Song of the earth”. Ai Furor Gallico l’etichetta folk sta un po’ stretta e a buon ragione direi, perché questa sera abbiamo sentito non solo questo ma anche ritmi sostenuti e riff aggressivi affiancati a melodie dal sapore celtico e armonie più delicate. Si riconfermano indubbiamente uno dei gruppi di punta della scena italica. Da loro possiamo aspettarci ancora molto, a partire dal nuovo album che speriamo arrivi presto.  

Setlist Furor Gallico:

  1. Nebbia nella mia terra
  2. Venti di Imbolc
  3. Wild Jig of Beltaine
  4. Cathubodva
  5. Waterstrings
  6. Canto d’inverno
  7. Song of the earth
  8. Dusk of the ages
  9. La caccia morta
  10. The phoenix

A conclusione di questa terza serata gli Elvenking, che da tanti anni calcano i più grandi palchi a supporto di band del calibro di Gamma Ray e Rhapsody of fire, facendo saltare migliaia di persone al ritmo delle loro canzoni, e questa sera rieccoli qui al Legend dopo il concerto del novembre 2019, anno dell’uscita del loro decimo e ultimo full length “Reader of The Runes – Divination“, ennesimo successo di pubblico e critica. Mi stupisco negativamente nel vedere come molte persone abbiano lasciato il locale e non abbiano atteso di vedere i secondi headliner della serata. Peggio per loro perché si sono persi un gruppo davvero molto valido, che se fosse nato dall’altra parte delle alpi tutti si affretterebbero ad incensare; invece, sono italiani e devono avere a che fare con un ambito spesso non confacente al loro grande talento (discorso che vale purtroppo anche per altre band nostrane). 

“Reader of The Runes” è una misteriosa figura pagana da cui appunto prende il titolo il disco all’interno del quale ne viene raccontata la prima parte della lunga e complessa storia. Ci saranno sicuramente altri due sequel per i quali però dobbiamo ancora attendere. Il carismatico vocalist Damnagoras, in sede live cerca di tirar fuori sempre interazione, grandissima energia e coinvolgimento, aspetti tutto sommato semplici da ottenere con il loro power metal energico e potente.

Tra i primi in ambito nazionale a innestare nel loro potentissimo sound influenze folk recependo con classe la lezione dei seminali Skyclad. Hanno comunque saputo personalizzare il loro sound con digressioni hard rock, raffinati inputs di matrice progressive e maestose aperture sinfoniche, certo frutto del loro amore per la musica classica. Non mancano anche sonorità più pesanti, tipiche del black metal che tutti i componenti del gruppo non hanno mai nascosto ascoltare molto volentieri. Dopo i primi pezzi suonati a raffica coinvolgono il pubblico in ehi ehi ehi urlati con tanto di braccia a muoversi in aria all’unisono, rimandando alle cavalcate vichinghe assai presenti nelle loro liriche. Ricordano insieme a noi come finalmente sono riusciti a festeggiare due importanti anniversari,  album cruciali che hanno segnato l’inizio e il rilancio della band: i 15 anni di “Heathenreel” da cui ci propongono “Pagan purity” e “White willow” e i 20 di “The Winter Wake “, questa sera riproposto con i brani “Trows kind” e  “The wanderer” molto apprezzati dal pubblico che spesso ne richiedeva l’esecuzione live. La set list tocca quasi tutta la loro discografia, con l’incipit “Heathen Divine” e “Silverseal” dal loro ultimo album per dirne alcuni. In quest’ora abbondante mi sono ritrovata spesso immersa in una piacevole atmosfera da pub irlandese e potrei giurare di aver visto persino folletti saltellare sul palco…dite che ho esagerato con la Guinness?! che (purtroppo per me perché la amo) qui al Legend offrono alla spina, cosa ormai introvabile a Milano. Gli Elvenking sono senza alcun dubbio uno dei migliori gruppi italiani nell’ambito dell’heavy/power metal che ci ha offerto uno show superbo, tecnicamente ineccepibili, sicuramente forti anche dell’impianto del Legend che, superati gli intoppi iniziale, crea un muro sonoro veramente massiccio che rende i live un’esperienza da vivere appieno. Non si risparmiano nei ringraziamenti ai loro fan ai quali dedicano l’ultimo pezzo con il quale ci salutano con la promessa di rivederci presto, live ovviamente. Che altro dire se non ci vediamo domani @Legend Club per la serata conclusiva di questa ad ora riuscitissima terza edizione del LaP fest.

Setlist Elvenking:

  1. Heathen Divine
  2. Sic sempe tyrannis
  3. Draugns’ maelstrom
  4. Pagan revolution
  5. Silverseal
  6. Trows kind
  7. The wanderer
  8. Pagan purity
  9. White willow
  10. The one we shall follow
  11. The divided heart
  12. Elvenlegions
Written By

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Scopri anche...

Reportage Live

Articolo di Jennifer Carminati Sul palco del Legend Club per il quarto e ultimo giorno del Loud and Proud Fest 2022 un evento divertente...

Reportage Live

Articolo di Jennifer Carminati Loud and Proud Fest atto terzo, si torna in quel del Legend Club di Milano, dopo l’edizione dell’ottobre 2021 (la...

Festival

Sono stati definiti gli orari del Loud and Proud Fest 2022 che si snoderà in ben 4 giorni dal 7 al 10 settembre al...

Reportage Live

Road to Luppolo : giornate metal a Cremona con Moonlight Haze, Elvenking, Epica, Genus Ordinis Dei, Nervosa e Jinjer.