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Reportage Live

Dopo Roma, i MUSE mettono a ferro e fuoco anche Milano

La band inglese torna a San Siro per il Will of the People Tour. Un live spettacolare che ripercorre la loro carriera pluridecennale e guarda al futuro con occhio preoccupato.

Muse | Foto di Maria Laura Arturi

Articolo di Silvia Cravotta

Non si esce da un concerto dei Muse uguali a come quando vi si è entrati. I tre cavalieri inglesi ti accolgono nella loro cattedrale costruita su solide fondamenta alt rock, con inserti pop, elettronici e sinfonici. Sull’altare, visual, led, fiamme e scenografie ipertecnologiche rapiscono lo sguardo per tutte le due ore della funzione, svolta con tecnica impeccabile e perfetta sincronia. Si canta e si balla ma solo una volta fuori dal portale ci si rende conto di aver assistito a uno dei più bei live di sempre. E il fatto di non avere più voce conferma che non ci si è risparmiati nel coro.

A quattro anni dalla loro ultima venuta, il trio di Teignmouth è tornato a San Siro (dopo un passaggio all’Alcatraz nell’autunno scorso). Nel loro bagaglio, rispetto al 2019, c’è Will of the People, album del 2022 dai toni distopici e apocalittici emblema dei concerti di questo tour 2023, che prende il nome proprio da questo ultimo lavoro. Due le date italiane, quella di Roma del 18 luglio scorso e quella di Milano del 22.

Magistralmente introdotti dai giapponesi One Ok Rock e dagli acclamatissimi Royal Blood, i Muse salgono sul palco pochi minuti dopo l’orario previsto, sulla scia del video dove statue con le loro sembianze vengono abbattute. Ad accoglierli il boato del pubblico, che riempie un parterre finalmente senza pit, e tutti gli spalti: San Siro è sold out. Quello stesso pubblico, variegato per genere ed età e ben fornito di merchandise della band, li aveva attesi facendo la ola in una atmosfera gioiosa e in una serata climaticamente perfetta.

Il logo di Will of the People – WOTP – appeso sul fondo del palco prende fuoco mentre i tre musicisti entrano e attaccano le note della title track. Il pavimento sotto i loro piedi sembra una griglia sotto cui scorre lava. Come da programma indossano una felpa nera con il cappuccio sulla testa e delle maschere fatte di prismi a specchio. Il rimando più immediato forse è a quelle di Squid Game, o agli elmi dei Cyclons di Battlestar Galactica. Impossibile anche non pensare a Guy Fawkes o a Salvador Dalì, simboli ormai iconici ormai di quelle rivolte anti-sistema che tanto caratterizzano l’ultima produzione dei Muse.

Muse in concerto a Milano | Foto di Maria Laura Arturi

Il frontman Matthew/Matt Bellamy, il bassista Chris Wolstenholme e il batterista Dominic Howard si svelano alla fine del brano. Insieme a loro il musicista Dan Lancaster che ha sostituito, nei live, Morgan Nicholls. Il basso di Wolstenholme lancia la volata alla rockeggiante Hysteria, prima occasione di un canto corale che si ripeterà più volte nel corso della serata. Non il classico sing along ma proprio la sensazione che tutta San Siro canti con una sola voce e che tutte quelle mani protese verso il palco appartengano ad un’unica enorme persona. Come il gigante mascherato che farà la sua comparsa durante Though Contagion, incombendo minaccioso con la sua mano protesa dal fondo del palco per il resto del concerto prima di essere sostituito da un altro poco rassicurante mostro dall’aspetto satanico.

L’inconfondibile riff di chitarra di Psycho, il duetto di tastiera e di batteria in Resistance e l’inno glorioso di Won’t Stand Down caricano ancora di più quella massa unica di persone da sotto a sopra che idealmente abbracciano il palco. Kill or be killed, con il suo ritornello dal retrogusto amletico, viene cantato in una versione alternativa da un Bellamy che sovrappone con un video il suo viso a quello dell’enorme volto dai tagli geometrici in fondo al palco, che resta vuoto. Bisognerà aspettare gli encore per sentire la canzone in versione tradizionale.

Muse in concerto a Milano | Foto di Maria Laura Arturi

Compliance è elettronica, è dance, non si può non ballare e il momento di leggerezza viene celebrato dall’esplosione di stelle filanti colorate sul pubblico. Così come non si può non intonare tutti insieme il coro “ohohooohoh” mentre Bellamy ci regala uno dei suoi meravigliosi falsetti. Segue Verona, ispirata alla tragedia shakespeariana, una ballata melodrammatica e decisamente una delle canzoni meno riuscite nella storia del gruppo: deludente come visitare la casa con balcone di Giulietta sapendo che non è di Giulietta. C’è, la ascolti ma poi passi oltre.

Quella che arriva subito dopo è una scarica di adrenalina. Time is running out, non c’è neanche bisogno di dirlo, era una delle più attese e fa tremare lo stadio. L’ipnotica The 2nd Law: Isolated System è il momento dell’assolo di batteria: Howard è solo con le sue percussioni mobili sulla punta più estrema della passerella che fende il parterre. Sugli spalti fanno la loro comparsa gli Italian Musers. I membri del fan club compiono una sorta di rito, camminando con indosso le maschere simbolo del concerto e in mano dei led rossi, mentre altri sventolano le bandiere della community.

Muse in concerto a Milano | Foto di Maria Laura Arturi

La toccata e fuga in Re minore di Bach, suonata al piano, è l’intro perfetta per lanciare You make me feel like it’s Halloween, mentre sullo schermo scorrono video ispirati a film horror stile anni ’80, con tanto di volti di personaggi noti dell’epoca come Freddy Krueger, Jason Voorhes o Ghostface. Una canzone che ha anche il sound di quegli anni e che non sfigurerebbe per niente nella colonna sonora del Rocky Horror Picture Show. Con Madness si rallenta e si dà possibilità a Bellamy di mostrare, ancora una volta, di essere non solo un ottimo cantante ma anche un grandissimo chitarrista. E anche autore solista: per Behold, the Glove (canzone del suo primo album solista, Cryosleep del 2021), indossa una felpa nera con led colorati, arriva in fondo alla passerella e la esegue da lì con un Power Glove sul braccio sinistro.

Per The Dark Side, il frontman si “arrampica” sulla spalla del gigante che domina il palco ed esegue da lì il brano in una versione alternativa mentre sugli schermi a lato scorrono immagini di città distrutte. La hit Supermassive Black Hole e Plug In Baby con le sue magnifiche distorsioni iniziali sono due momenti che decisamente lasciano il segno in una serata dove la combinazione di musica, show ed emozione raggiunge dei picchi di perfezione tali da risultare quasi commoventi.

Con le arcinote Uprising e Starlight il concerto vira verso la fine. Poche, pochissime le parole proferite da Matt Bellamy in due ore di un concerto che per tutto il tempo sembra voler risvegliare coscienze. Pandemie, guerre, disastri ambientali, autoritarismi. Non siamo ancora nel mondo distopico e apocalittico – con i suoi rimandi al “1984” orwelliano – rappresentato nei video dell’ultimo album ma il messaggio è che non siamo molto lontani. Black Mirror docet. E per tirare bordate a questo sistema e invitare a una ribellione contro quello cui stiamo andando incontro, i Muse hanno dimostrato che non servono grandi discorsi o proclami da un palco. Anche una canzone può fare questo sporco lavoro.

Muse in concerto a Milano | Foto di Maria Laura Arturi

Sugli encore fa la sua comparsa, sul fondo del palco, un gigantesco e inquietante diavolo e il palco si colora di rosso. Dopo la versione canonica di Kill or Be Killed, tocca a Knights of Cydonia chiudere questa lunga cavalcata attraverso i pezzi della trentennale carriera dei Muse, introdotta dall’armonica suonata da Wolstenholme su tema di Ennio Morricone. “Time has come to make things right, You and I must fight for our rights”, che scorre sugli schermi come fosse un karaoke, è decisamente il messaggio migliore per chiudere questa serata. Time is running out ed è giunto il momento di fare qualcosa.

MUSE: La scaletta del concerto di Milano

Will of the People
Interlude
Hysteria
Psycho
Map of the Problematique
Resistance
Won’t Stand Down
Kill or Be Killed
Compliance
Thought Contagion
Verona
Time Is Running Out
The 2nd Law: Isolated System
Undisclosed Desires
You Make Me Feel Like It’s Halloween
Madness
We Are Fucking Fucked
The Dark Side
Supermassive Black Hole
Plug In Baby
Behold, the Glove
Uprising
Prelude
Starlight

Encore:
Kill or Be Killed
Knights of Cydonia

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10 Comments

10 Comments

  1. Daniela

    23/07/2023 at 21:35

    Probabilmente si sentiva decentemente solo dalla Tribuna Stampa o da casa…

  2. Grani79

    24/07/2023 at 11:31

    Buongiorno,
    viene da sorridere leggendo questo articolo perché ci chiediamo se eravate realmente presenti allo stadio o per vostra fortuna avete goduto dello spettacolo a cui in molti avremmo voluto assistere.
    Purtroppo confermiamo i tanti commenti che ora mai circolano nei forum (anche stranieri): audio pessimo sugli spalti! Si perdevano in primis la voce e la chitarra. Le sfumature dei vari passaggi musicali tutte annegate in un rimbombo e confusione continui. Ho visto 4 concerti dei Muse uno più bello dell’altro anche negli stadi, ma questo concerto (il primo per me a San Siro) è stato il peggiore della mia vita e non ho mai visto una situazione del genere ad un concerto. Siamo riusciti a trasferirci dal settore blu, dove laterale non si vedevano nemmeno gli schermi, a quello rosso: la situazione audio era praticamente la stessa. Gli unici brani che si sentono bene nelle registrazioni che si trovano in rete con i telefoni sono quelli cantati anche dal pubblico e da chi era nel prato. Sarebbe da richiedere il rimborso di parte dei biglietti, perché una situazione del genere è veramente incredibile e inconcepibile per un concerto di questa portata. Peccato per chi arriva con un viaggio da fuori Milano e spende soldi e tempo per godersi lo spettacolo e si ritrova in questa situazione da incubo.
    Tra l’altro si sentiva chiaramente la curva del settore blu gridare “voce voce” in diverse occasioni e molte persone hanno assalito l’area attorno a quella stampa per cercare di sentire meglio. Alcuni sono riusciti a farsi aprire l’accesso al prato…
    Insomma, stesso concerto, ma sensazioni direi nettamente diverse e non per colpa dei Muse. Concerto perso dal nostro punto di vista e che abbiamo potuto solamente immaginare vedendo i video e le luci e cantando in autonomia le parti strumentali e vocali dei brani.

    • Glaucoma

      24/07/2023 at 16:04

      Concordo, parole sante….solo che i Royal Blood io li ho sentiti benissimo, ed ero nell’anello rosso, vicino alla curva….. sarebbe da chiedere il rimborso . Eppure nel 2019 i Muse a San Siro si sentivano benissimo, sempre nella stessa zona…..

  3. Renato

    24/07/2023 at 13:00

    …. veramente un’acustica pessima. Chitarra e voce inesistenti. Si sentivano solo basso e batteria. Eppure i Royal Blood li ho sentiti bene….mah… Che delusione

  4. Silvia Cravotta

    24/07/2023 at 19:34

    Ciao a tutti, ho sentito dei disagi che ci sono stati per quanto riguarda l’audio, posso assolutamente comprendere il dispiacere di chi ha dovuto seguirlo in questo modo. Dalla mia postazione è stato tutto nella norma e, da amici presenti, ho capito che è stato così anche in altre parti dello stadio. Da parte mia, per Rockon ho raccontato il concerto che ho visto, e per questo mi spiace davvero che non possa essere stato così per tutti.

    • Diego

      24/07/2023 at 23:18

      Immagino, la mia era una battuta per enfatizzare il problema riscontrato. Sono felice che almeno voi abbiate sentito bene. Ci sono proprio rimasto male perché aspettavo questo momento da mesi ed era il mio concerto dell’anno e volevo replicare le sensazioni ultime di quando li avevo sentiti a Torino. Dai speriamo nel prossimo a questo punto:)

      • Silvia Cravotta

        25/07/2023 at 10:44

        ♥️

  5. Umberto

    24/07/2023 at 22:56

    io ero nel prato, leggermente a destra, a parte le prime due canzoni un po’ confuse, il resto l’ho sentito benissimo

  6. Luisanna

    25/07/2023 at 08:34

    Aspettavo con impazienza questo concerto. Nel 2019 è stato incredibile un ricordo indelebile. Ma c’è delusione!! Non si sentiva nulla… Non si riconosceva nemmeno il brano. Non si sentiva la voce.Subito al primo brano. Tutti in piedi a cantare. Ma cosa?? Siamo poi scese a reclamare e ci hanno fatto entrare nel prato. Comunque anche lì l’audio non era eccezionale. Forse gli unici che sentivano bene erano i giornalisti. Però almeno sapere il perché è successo questo sarebbe doveroso che qualcuno lo spiegasse. Chi ha sbagliato.. I tecnici del suono?? I bassi troppo alti?? L’unico bel ricordo è stata la “ola” che abbiamo fatto in attesa dei Muse. Non so se ritornerò.

    • Silvia Cravotta

      25/07/2023 at 10:57

      Mi dispiace davvero, Luisanna. E sono d’accordo che sarebbe giusto almeno capire cosa sia successo. Però i Muse vanno sicuramente rivisti la prossima volta che torneranno 😉

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