Giovani e con tanta carica i Keam sono riusciti molto abilmente a coniugare melodia e aggressività.
Con una formazione che ha la particolarità di avere due bassisti, uno dei quali riveste il particolare ruolo di bass synth, questi cinque ragazzi hanno inciso dieci brani complessi ed immediati.
Non è un ossimoro, perché i Keam sono immediati, facendo così emergere il loro lato pop, ma anche complessi nelle trame sonore, dimostrando di sapersi giostrare tra diverse tipologie di apporci e di sound. Il brano che più di tutti racchiude questa sorta di ambivalenza è “Black ink”, in grado di racchiudere elementi del pop con quelli di un hard sintetico e circolare. La loro vena aggressiva, in linea con quello che oltre quindici anni fa era considerato nu-metal, emerge soprattutto nella sostenuta e tirata “The secret”, strutturata allo stesso modo che avevano di impostare i loro brani i primissimi Linea 77 e Deftones, per il modo in cui è stato impostato il brano.
Un nu-metal addolcito è invece “Showdown”, seppure la tensione sotto la cenere è percepibile, a differenza di “A night with the alien” che ha la giusta pretesa dell’epica, senza essere pedante.
Il gruppo ha voluto fare da subito le cose in grande, avendo registrato il disco agli Edie Road Studios di New York, visionati da Doug Ford, già in consolle con Crossfade, e prodotti da Fabio Raponi (Tiromancino, Max Gazzè).
Sicuramente scaleranno le classifiche.
Vittorio Lannutti
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