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WIRE, icona del punk inglese, in concerto Sabato 29 Giugno a Cordenons (PN)

wireTornano i mitici WIRE, una delle band più influenti degli ultimi 30 anni e icona del punk inglese. La band di Colin Newman suonerà il 29 Giugno a Cordenons (Pordenone), al MIV Festival, dove presenterà il nuovo album ‘Change Becomes Us’, oltre a suonare i classici del loro repertorio.

Grinding Halt Concerti presenta:
WIRE (UK)
Sabato 29 Giugno
Cordenons (PN), MIV Festival
Area Parareit
Ingresso libero
Inizio concerti ore 20.00
info: www.virusconcerti.it / www.GrindingHalt.it

Gli WIRE di Colin Newman son tornati con un nuovo incredibile album, ‘Change Becomes Us’, pubblicato dalla label personale della band, la Pink Flag records. Della band fanno parte sempre Colin Newman, Graham Lewis e Robert ‘Gotobed’ Grey, oltre al nuovo chitarrista Matt Simms, che ha registrato l’ultimo disco della band dopo essere entrato in pianta stabile nel 2011.

Dopo il successo di ‘Object 47’, ‘Red Barked Tree’ e delle ultime produzioni gli WIRE hanno vissuto una seconda giovinezza, e sono ormai considerati tra i precursori di un certo suono indipendente e influenza fondamentale per band europee ed americane. Tra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta Colin Newman e soci riscrissero le regole del punk diventando i protagonisti del nuovo suono inglese. Secondo molti giornalisti del periodo fu grazie a loro e alla trilogia su Harvest records (celebre label inglese per cui alla fine degli anni sessanta pubblicò i primi lavori di Pink Floyd e Deep Purple, e per cui nel triennio 1977-78-79 uscirono i mitici ‘Pink Flag’, ‘Chairs Missing’ e ‘154’ degli Wire) che si iniziò a parlare di post punk e art punk.

Gli Wire in Italia a Luglio 2008 sono stati protagonisti di un bellissimo concerto al Traffic Festival di Torino come special guest dei Sex Pistols, e di un tour di quattro date sold out a Febbraio del 2009. La discografia degli Wire è smisurata, oltre cinquanta uscite tra full lenght, live, bootleg series ed Ep, e la loro fama intoccabile. Sono una band che non ha mai fatto passo falsi, e deciso di non seguire il punk massificatto di Clash e Sex Pistols, per creare una propia via.

Londra, 1977: con l’abrasività cerebrale di “Pink Flag”, gli Wire sono i Talking Heads inglesi e “il punk è arte” sparata in 35 minuti d’eleganza al fulmicotone. L’anno dopo, in “Chairs Missing“, collegano i sintetizzatori al distorsore e la stampa li chiama Punk Floyd: in realtà, sfoggiano geniali allucinazioni minimaliste con Brian Eno nel ruolo di pusher producer. Nel ’79 esce “154”, manuale per l’esame “fondamenti di post-punk”: nervoso, oscuro e sperimentale, è il picco d’alta tensione che fa sciogliere il gruppo. Per 20 anni gli Wire si prendono e si lasciano fino all’esplosione (live) del cyber-punk di ‘Send’. Nel 2013 si arriva a ‘Change Becomes Us’ e gli Wire ci fanno tornare la voglia di mettere due dita nella presa elettrica.

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