Nel giorno del 70° compleanno di Lucio Dalla, Andrea Appino decide di pubblicare il secondo video tratto dal suo primo disco solista “Il Testamento” uscito per La Tempesta / Universal. Si tratta di “La festa della liberazione” – brano liberamente ispirato a Desolation Row di Bob Dylan – che Appino esegue dal vivo all’interno di una delle cave di marmo di Carrara, vicino al paese di Colonnata.
E’ uscito il 5 Marzo per La Tempesta/Universal “Il Testamento”, primo disco solista di Andrea Appino, voce e penna degli Zen Circus. 14 Canzoni prodotte insieme a Giulio Ragno Favero con tre temi ben precisi: la famiglia, il proprio ego, la schizofrenia. Un disco fortemente voluto da Appino che dice: “E’ la totale liberazione dei miei dolori più profondi, la vera e difficile storia della mia famiglia usata come veicolo per una terapia di gruppo, necessaria e a tratti violenta”.
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Appino porta “Il Testamento” in tour con una band incredibile:
Andrea Appino (Zen Circus): Voce, Chitarra.
Giulio Ragno Favero (Il Teatro Degli Orrori): Basso.
Francesco Valente (Il Teatro Degli Orrori): Batteria.
Enzo Moretto (A Toys Orchestra): Chitarra, Tastiere.
29-mar Arezzo Karemaski
30-mar Teramo Pinup
05-apr Pordenone Deposito Giordani
06-apr Perugia Urban
12-apr Roma Black out
13-apr Bologna Locomotiv
19-apr Torino Hiroshima
20-apr Livorno The Cage
25-apr Milano Magnolia
26-apr Lugano Studio Foce
27-apr Massa Swamp Club
30-apr Bari Arena della Pace – Premio Maggio
04-mag Firenze Flog
11-mag Trieste Etnoblog
A coadiuvare Appino in studio Giulio Ragno Favero al mixer ed al basso e Franz Valente alla batteria, ovvero la base ritmica del Teatro Degli Orrori, oltre al contributo di vari ospiti fra cui Rodrigo d’Erasmo (Afterhours), Marina Rei, Tommaso Novi (I Gatti Mézzi) e molti altri. Una collaborazione che porta le canzoni in territori oscuri e densi, dove il cantautorato figlio degli anni ’70 di Appino si mescola all’impatto frontale di un rock che dona lucidità e forza maggiore alle sue parole, in merito alle quali dice: “dentro a questo disco alcuni dei testi più belli che io abbia mai scritto, ne sono sicuro”. Infatti Appino ha lavorato alle canzoni di questo disco per molti anni: “Alcune hanno preso forma addirittura otto anni fa, le ho tenute da parte per il momento giusto che oggi è arrivato. C’è sicuramente meno ironia di molti dei brani più conosciuti che ho scritto per gli Zen, ma di certo non viene meno quel cinico e ghignante disincanto che nasconde in realtà un amore davvero grande per tutto quello che mi circonda. Con questo lavoro non voglio fare la morale a nessuno -aborro la morale- semplicemente ho aperto una parte di me che ho sempre avuto paura di mostrare e credo vivamente che le paure vadano combattute e vinte, sempre e comunque..
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