Foto e Articolo di Davide Merli
Scrivere un report di un festival così intenso e lungo come il Greenfield non è semplice: si rischia sempre di annoiare il lettore con digressioni e aneddoti personali capitati in questi tre giorni di festival, senza parlare invece di quello che la gente vuole sapere, ovvero come è organizzato e come sono state le esibizioni delle band.
Partendo da quest’ultima considerazione, è doveroso sottolineare che il bill del festival ha la grandezza giusta per riuscire a vedere tutte le esibizioni delle band sui due palchi, evitando quindi le clamorose sovrapposizioni che avvengono in altri grandi festival con un bill da “specchietto per le allodole” ma con una timetable che ti consente di seguire un terzo delle band che vorresti vedere.
La grandezza dei palchi è decisamente proporzionata e la posizione dei due stages è comoda per spostarsi da quello principale a quello secondario in pochi minuti.
Quello che colpisce di più però è l’organizzazione che rasenta la perfezione, lavoro reso possibile anche dal vantaggio di mantenere la stessa area e location, Interlaken, per tutte le edizioni del festival.
L’area campeggio è adiacente a quella del festival ed è dotata di docce, bagni, armadi di deposito per gli oggetti di valore e di un minimarket temporaneo montato apposta per la manifestazione: che chiedere di più?
Segnaliamo anche la presenza di uno stand dove lasciare i propri cellulari o altro a ricaricare in maniera assolutamente sicura e gratuita.
Per quanto riguarda l’area del festival invece, segnaliamo la presenza in ogni angolo di bagni sia chimici che in muratura, con tanto di docce dove rinfrescarsi dal caldo cocente. Di punti ristoro se ne contavano più di una trentina, con un eterogeneità di cibi spaventosa: erano presenti stand che vendevano panini, kebab, pasta, cucina thailandese, cinese e olandese oltre che alle specialità svizzero/tedesche, il tutto a prezzi relativamente onesti rapportati al tenore di vita svizzero.
Anche il merchandise del festival era presente offrendo un grandissimo assortimento di maglie, felpe, cappelli, cinture e gadget per ogni gusto a prezzi abbordabili.
Presenti anche moltissimi stand di sponsor che hanno offerto servizi e gadget a tutti i 25 mila presenti per tutta la durata del festival. A proposito segnaliamo la presenza dello stand di una nota marca di bevande al gusto di the che ha distribuito a tutti i presenti pistole d’acqua trasformando l’area del festival in un vero e proprio campo di battaglia dove non era possibile camminare in giro senza esser sommerso da schizzi d’acqua .
Credo che tutte queste caratteristiche facciano già passare in secondo piano la qualità delle esibizioni delle bands che sono state comunque di livello molto alto e che hanno potuto godere di dei suoni eccellenti su entrambi i palchi.
Passiamo ora ad un breve racconto delle giornate del festival.
GIORNO 1:
A causa di numerosi ed infiniti problemi logistici, raggiungiamo l’area del festival solo giusto per sentire la parte finale dell’esibizione dei LESS THAN JAKE, che con il loro ska punk rock hanno come sempre divertito i già numerosi presenti accorsi sotto il main stage. La band chiude tra gli applausi con la solita “Look What Happened” che viene cantata da tutti i punkers sotto il palco. Peccato aver perso quasi tutta l’esibizione.
Cambio di palco veloce e restiamo in tema ska con i californiani MAD CADDIES (Voto 7) che divertono e fanno ballare la gente che decide di sfidare il caldo cocente ma non afoso delle montagne svizzere. Tra i pezzi migliori i soliti “Mary Melody” e “Monkeys” che fanno la gioia di tutti gli amanti dello ska.
Restiamo sul mainstage per goderci l’esibizione dei mitici HATEBREED (voto 8) autori della solita prova rocciosa e tosta a cui ci hanno abituati in questi 10 anni. Sugli scudi il frontman Jamey Jasta che è apparso decisamente più in forma rispetto ai suoi ultimi show visti in Italia. La scaletta è abbastanza bilanciata tra il materiale nuovo e quello vecchio, senza tralasciare i classici come “I Will Be Heard” o “Destroy Everything”. Vera chicca dello show è stata una “Defeatist” eseguita al doppio della velocità della versione in studio dove Jasta ha fatto togliere e sventolare le magliette a tutti i presenti sotto il palco, creando un bel colpo d’occhio che verrà poi ripreso da altre band nei prossimi giorni.
Dopo le note finali dello show degli Hatebreed ci fiondiamo sul secondo stage per vedere all’opera i BURY TOMORROW (voto 7), una delle formazioni a mia avviso più interessanti del panorama metalcore europeo. La band non delude le aspettative e diverte i numerosi presenti accorsi sotto il palco secondario per loro.
Dopo “Waxed Wings” li lasciamo perché sul mainstage stanno per cominciare i tedeschi IN EXTREMO (voto 7,5) che si dimostrano come al solito tamarri al punto giusto per radunare sotto il palco un nutrito numero di persone. Il loro folk/medieval metal è molto apprezzato in territorio svizzero tedesco e la band sfrutta il fattore campo alla perfezione facendo cantare a squarciagola le varie “Vollmond” e “Viva La Vida” decisamente più pacchiana e pomposa dell’omonima di Chris Martin e soci.
Pollice in su quindi per una band che in casa sa davvero come sparare al meglio le proprie cartucce.
Si cambia totalmente genere con i canadesi BILLY TALENT (voto 7 e ½ ) che richiamano sotto il main stage quasi tutti i paganti del festival creando un colpo d’occhio decisamente apprezzabile. La loro fama qui è nettamente superiore rispetto all’Italia e lo si nota chiaramente dalla quantità di ragazzi che girano per il festival con la maglietta con il loro logo: se penso alle 200-300 persone presenti un anno e mezzo fa a Milano mi viene solo da ridere in faccia alle abitudini della massa dei rocchettari nostrani, amanti giusto dei 5/6 gruppi storici del genere e totalmente intransigenti nei confronti delle nuove leve. I quattro canadesi mettono in piedi uno show decisamente movimentato ed energico. Ovviamente i momenti più caldi sono state l’opener “Devil In a Midnight Mass” e le varie “Rusted From The Rain” e “Saint Veronika” cha hanno scaldato a dovere i presenti. Delirante il trittico finale “Red Flag”, “Fallen Leaves” e “Devil On My Shoulder” che mettono il sigillo su una prestazione decisamente positiva. Torneranno in autunno con qualche pezzo nuovo tratto dal quarto album in uscita a settembre.
Ci spostiamo nuovamente sul palco secondario per assistere allo show dei FEAR FACTORY (Voto 8) che al contrario dei pronostici riescono ad entusiasmare. Complici del successo sono stati i suoni, potentissimi ma cristallini che hanno creato un muro sonoro alimentato a dovere dalla chitarra di Cazares e dell’ottima prestazione vocale del singer Burton Bell. Non mancano i classici “Dehumanifacture” e “Replica” che impreziosiscono una prestazione eccellente che ha entusiasmato la frangia più estrema dei presenti del festival. E pensare che li davo per finiti…
Si chiude questa prima maratona con lo show degli headliner LIMP BIZKIT (voto 7) che presentano al pubblico svizzero il nuovo e ottimo lavoro “Gold Cobra” uscito da queste parti quasi un anno fa. Fred Durst è il solito cazzone ma la sua voce è come sempre potente e precisa, Wes Borland invece sfoggia una tutina molto artistica con tanto di parrucca bionda e maschera illuminata sul volto. La band parte a mille con il super classico “Rollin” e le nuove e ottime “Gold Cobra” e “Why Try” ma poi si spegne lentamente abbassando i ritmi nella parte centrale dello show. Viene pure mutilata la splendida “Livin It Up” quando Durst ordina alla band di fermarsi per permettere alla gente di soccorrere un malcapitato caduto per terra in piena zona di calca e pogo. Fortunamente la band riesce a ritrovare il bandolo della matassa nella parte finale della show quando spara le varie “Nookie” e “My Generation”, dove Fred sostituisce il verso riguardante l’assente DJ Lethal, impegnato in tour con il gruppo hip hop La Coka Nostra ed in rotta con la band, con il nome di un certo Dj Shadow che siede dietro alla console della band oggi. C’e’ spazio pure per la solita cover degli Wham “Faith” dove Durst invita tutte le ragazze presenti a salire sul palco, creando un colpo d’occhio decisamente imponente.
Forse era lecito aspettarsi qualcosina in più da parte dei Bizkit, soprattutto vista la posizione che occupavano nel bill, ma tutto sommato possiamo ritenerci soddisfatti per l’ora e mezza di energia e nu metal regalata ai presenti.
Raccogliamo le poche energie rimaste e ci trasciniamo in hotel: domani ci aspetta una giornata molto intensa.
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