Per essere un buon recensore non bisognerebbe lasciarsi troppo prendere dall’emotività e dalla passione. Anche per fare un reportage live: descrizione di un concerto, luogo,palco, pubblico, impatto, movimenti e tecnica della band, altri particolari.
Per i Funeral Suits mi è decisamente difficile staccarmi ed essere “neutrale”.
Sono alcuni mesi che li ascolto e riascolto. Sono mesi che aspettavo questo appuntamento. Sapere, poi, che grazie a loro avrei potuto immergermi per la prima volta nell’atmosfera del Mattatoio Culture Club di Carpi (MO) mi ha coinvolto ancor di più. Mi spiego: erano anni che volevo andare al Mattatoio. Poi, arriva quel fottutissimo terremoto in Emilia. Il Matta ne paga fin troppo le conseguenze: apertura stagionale 2012/13 rinviata. Si deve mettere in sicurezza il locale, bello da togliere il fiato ora: piccolo, intimo, giusto, ottima acustica, gente splendida dietro il banco del bar, accoglienza all’ingresso amichevole, pubblico gradevole che ha gremito lo spazio sotto il palco. Poche volte mi sono trovato così a mio agio ad un concerto.
Ci sanno fare sti ragazzi dall’Irlanda scesi in Italia per tre date, ma spero di rivedere al più presto. A mio modesto parere possono e devono fare strada i Funeral Suits. Non a caso sono stati in tour con nomi del calibro di Franz Ferdinand, The Maccabees e Local Natives e hanno partecipato a festival internazionali come l’SXSW e i Festival di Leeds e Reading.
Luci e tenebre nelle canzoni, immagini forti e voci sbiadite, ogni nota ha carattere immaginifico tanto quanto ha la capicità di farti chiudere gli occhi, osservare il buio e portarti via. In Irlanda magari.
Mi son lasciato trasportare, fin troppo. Era impossibile fare altrimenti. Per scrivere di un concerto in maniera distaccata e professionale (?) ho sbagliato serata. Per fortuna.
Alberto Bettin
[youtube id=”Z4wKpPEjTrU” width=”600″ height=”350″]

