Articolo di Roberta Ghio | Foto di Rossella Mele
La cornice è quella del Teatro degli Arcimboldi di Milano, i fan sono di ogni età, dai 4 anni in su e l’abbigliamento in sala è variegato: svolazzanti abitini estivi si alternano ad altri più eleganti. Non manca lo stile classic rock e spunta pure una maglietta di Maradona: questo il look del pubblico che, ieri sera, ha accolto a braccia aperte lui, Edoardo Bennato ed il suo PETER PAN ROCK’N’ ROLL Tour.
Un live ricco, molti i brani presenti in scaletta, la maggior parte dei quali scritti oltre 40 anni fa, ma, nel bene o nel male, sempre di forte attualità. Live ricco non solo per la setlist, ma anche per gli arrangiamenti e l’alternarsi di musicisti. Ed un Bennato sempre molto attento a lasciare spazio ai talentuosi artisti sul palco con lui.
Poco dopo le 21.00, il tempo di far sedere tutti, ed il Quartetto Flegreo (I Violino: Simona Sorrentino, II Violino: Anna Velichko, Viola: Luigi Tufano, Violoncello: Marco Pescosolido), che accompagnerà il rocker per una buona parte del live, ci introduce alla serata con le note di Vivaldi che ci rinfrescano dalla calura del capoluogo Meneghino. E, senza interruzione sono sempre gli archi a portarci direttamente dentro al primo brano, Dotti, medici e sapienti, declamata, più che cantata, da un Bennato in gran forma, che vediamo nella sua tenuta d’ordinanza, ovvero T-shirt, jeans, scarpe da ginnastica e la fedele chitarra. Non una nota da quelle corde però fino al secondo brano, In fila per tre.
L’arrangiamento per archi e chitarra accentua ancora di più il sapore dei singoli brani. Dona ancora più marzialità ad In fila per tre, trasporto in Fantasia, la cui resa è come un’onda, e sogno, a L’isola che non c’è, a tratti struggente, cantata da tutto il pubblico in sala. Sono tornato indietro di 30 anni esclama felice il mio vicino (un vero ultras di Bennato… vorrei dirgli che in realtà gli anni sono molti di più, ma … lo lascio ai suoi dolci ricordi!).
La resa di La fata è unica, la profondità della voce di Bennato e la drammaticità del violino è da brividi.
Il pubblico in sala, non si fa desiderare, partecipa, canta, tiene il tempo e interagisce col cantante, che sa ben dirigere, creando momenti divertenti, come nel simpatico botta e risposta di Cantautore che chiude una parte del live.
Il quartetto lascia il palco ed il rocker di Bagnoli resta solo, in modalità One Man Band, con chitarra, grancassa, che suona a pedale, armonica e ovviamente, voce. Non parla molto, lascia parlare la sua musica, i suoi brani e soprattutto i ricordi, i nostri ricordi che le sue canzoni risvegliano, facendoci viaggiare indietro nel nostro tempo. Abbi Dubbi, mi fa tornare al mio primo live di sempre e i brani successivi ai momenti in spiaggia, quando nella spensieratezza dell’adolescenza non coglievo pienamente il significato di Sono solo canzonette e Il gatto e la volpe eseguite ieri sera con un arrangiamento essenziale e ficcante.
Dopo un brevissimo momento di buio in sala, per consentire l’ingresso della band (Roberto Perrone alla batteria, Arduino Lopez al basso, Raffaele Lopez alle tastiere, Gennaro Porcelli e Giuseppe Scarpato alle chitarre) si approda al rock! La potenza de La torre di Babele lascia spazio alle atmosfere eteree di Stop America, che insieme a A cosa serve la guerra, Tutto sbagliato baby, Lo zio fantastico (ascoltate nell’arco della serata) ci portano a riflettere, aiutati anche dalle immagini che scorrono alle spalle della band, immagini di conflitti e sofferenza di adulti e bambini. L’emozione è molto forte.
Dopo Stop America, si torna su di battiti con il rock ‘n roll di Magari sì magari no ed è festa di percussioni per l’acclamatissima Mangiafuoco riconosciuta dal pubblico fin dai primi accordi, scatenata, ritmata, divertente, insomma, gioia pura! Si fa sentire, Bennato, con una considerazione sulla lungimiranza di Carlo Collodi, di come ben più di 100 anni fa avesse previsto tutto e di come quelle canzonette siano più attuali adesso che 40 anni fa.
Ma ci parla anche di sé, del luogo in cui è nato, Via Campi Flegrei 55, a Bagnoli, quel numero portafortuna, che nella smorfia è appunto, la musica. A Napoli 55 è ‘a musica le immagini di casa, di riviste che ritraggono Bennato ai suoi esordi, mentre sul palco è un tripudio di note, di accordi, di assoli di chitarre e un inaspettato cameo dedicato a The Wall.
Ci si avvia verso il finale, il Quartetto Flegreo rientra, tutti i musicisti sono ora sul palco. La realtà non può essere questa, scritta con il fratello Eugenio, è l’occasione per invitarci a stare in guardia dalla rete, che ci connette e ci fa restare in contatto in tempo reale, ma che rischia di imprigionarci come pesci.
Il rock di Capitan Uncino chiude temporaneamente il live, un rock di chitarre elettriche e archi, di complicità tra strumenti e musicisti, una vera e propria festa, con tanto di tributo ai grandi della musica, con richiami a Satisfaction e Smoke on the Water applauditi da una sala che, timorosa non si alza, ma si fa sentire.
Sono due i richiami sul palco e non mancano i momenti toccanti: le parole di Italiani, e lo scorrere di immagini di nostri connazionali che si sono distinti nelle arti, nella scienza, nello sport, nella politica, ci mette davanti alla grandezza di queste persone e la fierezza che, nonostante quello che dicono di noi, dobbiamo avere per essere fortunatamente, italiani. L’applauso che nasce spontaneo per l’immagine di Falcone e Borsellino nella loro iconica foto in cui sorridono, fa scendere lacrime amare, raggiunte poco dopo da quelle per Gino Strada. Il lungo applauso finale è un vero e proprio tributo alla grandezza di queste persone e a come hanno speso le loro vite.
Il rock di In Prigione e la morbida e scanzonata Nisida chiudono il concerto, con una sala che, finalmente libera dal timore di disturbare, è in piedi per ballare!
Se dovessi definire la serata con un aggettivo, questo sarebbe ricco, o meglio ricca. Una serata ricca di emozioni, quelle che ti fanno allargare il sorriso sul volto. Ricca di ricordi, dei nostri ricordi. Ricca di riflessioni, alcune anche dolorose, ma che la musica, grazie anche ad una scaletta definita in maniera sapiente, sa risolvere, dando speranza. Ed infine, ovviamente, ricca di musica. Grazie Edoardo per questa ricchezza. E no, non sono solo canzonette!
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EDOARDO BENNATO – la scaletta del concerto di MILANO
Dotti, medici e sapienti
In fila per tre
Fantasia
L’isola che non c’è
Io vorrei che per te
A cosa serve la guerra
La fata
Cantautore
Abbi dubbi
Sono solo canzonette
Il gatto e la volpe
Arrivano i buoni
La torre di Babele
Bravi ragazzi
Stop America
Magari sì magari no
Mangiafuoco
Quando sarai grande
A Napoli 55 è ‘a musica
Pronti a salpare
Lo zio fantastico
Rinnegato
Tutto sbagliato baby
La Luna
La realtà non può essere questa
Le ragazze fanno grandi sogni
Il rock di Capitan Uncino
Venderò
Italiani
Un giorno credi
In prigione
Nisida