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Reportage Live

Basta un poco di ZUCCHERO a San Siro e la vita va su

Ultima data del tour italiano negli stadi “Overdose d’amore” per Zucchero, con lo stadio San Siro quasi al completo, per un tripudio pubblico che fa veramente oscillare tutti e tre gli anelli della Scala del calcio.

Zucchero a San Siro 2024
Zucchero Sugar Fornaciari in concerto allo stadio San Siro di Milano. Foto di Davide Merli per www.rockon.it

Articolo di Philip Grasselli | Foto di Davide Merli

Onestamente non so da dove iniziare. Davvero. Penso di non aver mai avuto un caleidoscopio di emozioni così diverse in quasi tre ore e mezza di concerto: sì, perché Zucchero è quell’artista che riesce a trasformarti a trecentosessanta gradi con mood diametralmente opposti, dall’allegria e la spensieratezza di “Vedo nero” al farti piangere malissimo con “Diamante” o “È delicato”.

Cerchiamo di fare ordine, dai.

L’arrivo a San Siro

Il clima fuori dallo stadio è di grande visibilio, poiché i fan di Adelmo Fornaciari si riconoscono subito: dall’inconfondibile cilindro in testa, oppure dal merchandising fieramente indossato, magari consumato fino al midollo, dai tempi di Sanremo 1983. Tra una birretta, una salamella e i suoni delle canzoni di Zucchero, finalmente varco la soglia del mio stadio preferito – San Siro, ovviamente – in tribuna stampa per la prima volta: da buon tifoso sfegatato del Milan rimango a bocca aperta, sono tornato bambino. La vista è clamorosa, centrale, perfetta sul palco gigante che ospiterà tante persone e che accoglierà una super band internazionale di livelli pazzeschi.

Il maxi-palco di Zucchero a San Siro

Il palco è gigantesco, un classico da San Siro: la scenografia va a richiamare sostanzialmente due suoi album. In particolare, il ledwall centrale, con questo sole, va a richiamare uno dei suoi ultimi album, “D.O.C.” del 2019, ma con questi colori saturi alla “Oro, incenso e birra”, che compie già trentacinque anni. Infatti, questa è l’ultima data che tributa “Overdose (d’amore)” negli stadi italiani. Colpisce fin da subito una cosa: la quantità gargantuesca di strumenti musicali, tra cui ben due batterie.

Overdose (d’amore): son già passati 35 anni!

Proprio da Salmo nasce l’idea di celebrare uno dei brani più iconici del cantautore emiliano, stimato tantissimo proprio dallo stesso, che dichiara, infatti:

Sono felice di questa collaborazione con un artista che stimo e con il quale ho avuto fin da subito un feeling artistico e umano. “Overdose (d’amore)” è un brano che sento tanto e questa nuova versione è nata in modo naturale, da un incontro casuale che poi ci ha portati in studio a lavorare insieme. Mai come in questo momento c’è bisogno di una overdose d’amore per tutto quanto il mondo.

Le parole di stima di Salmo nei confronti di Zucchero

A sua volta, Zucchero ribatte celebrando non solo il suo valore artistico, ma anche umano:

Salmo è un fenomeno. Non solo per l’artista che è, ma come persona: intelligente, veloce, schietto, verace, ironico e grande comunicatore. Mi riconosco in lui, in quello che scrive e pensa e gli sono grato per i tributi che mi ha dedicato, prima con “Diavolo in me”, ed ora con “Overdose (d’amore)”. Thank you my friend!

Zucchero incensa ufficialmente Salmo

E infatti la loro stima reciproca va a sfociare nella pubblicazione di “Overdose (d’amore) 2024” e che gira letteralmente ovunque, anche durante la data che Salmo ha sfornato al Fiera Milano Live il 15 giugno scorso, con Noyz Narcos.

Sei proprio tu, che cosa vuoi di più?

Alle 20:30 precisissime inizia il concerto in pompa magna: salgono sul palco tutti i musicisti ed è obbligatorio menzionarli tutti. A partire dall’altra anima vocale, una leader indiscussa: Oma Jali, che veste i panni di corista, ma in molte parti è la voce principale. Le due batterie di Monica Mz Carter, anche percussionista, e di Adriano Molinari. Kat Dyson alle chitarre e ai cori. Ma anche Peter Vettese all’organo Hammond, al pianoforte e ai synth. Il trittico di ottoni composto da James Thompson, Lazaro Amauri Oviedo Dilout e Carlos Minoso. Il tutto coordinato dal musical director Polo Jones, che suona anche il basso.

Dopo una pomposa intro con “Oh, Doctor Jesus”, firmata Ella Fitzgerald e Louis Armstrong, una reinterpretazione di una delle opere americane che amo follemente, “Porgy and Bess” di George Gershwin, due brani da “D.O.C.”, “Spirito nel buio” e “Soul Mama”, dell’ultima parte del repertorio quarantennale dell’artista reggiano.

Il mare (impetuoso al tramonto salì sulla luna e dietro una tendina di stelle…)

Ed eccoci trasportati subito verso il repertorio classico, con un salto al 1989, con uno dei titoli più lunghi della storia della musica italiana, “Il mare (impetuoso al tramonto salì sulla luna e dietro una tendina di stelle…)”: blues e rock si fondono con grande forza. Il pubblico oscilla seguendo la sensualità della canzone, anche perché, insomma… sapete come finisce, no?

E vengo a cercarti in un sogno amaranto

Questo cuore sparpagliato

Per il mondo se ne va

Questo cuore disperato

È delicato

Zucchero – È delicato (2006)

Nemmeno il tempo di ballare a bomba, come il grande baboomba (grande assente in scaletta), arriva il primo bis di lentoni, da “La canzone che se ne va” sempre da “D.O.C.” a “È delicato” da “Fly”. Tutti rigorosamente seduti, ma con in alto al cielo flash, torce e accendini, con gli ultimi sprazzi di crepuscolo del sole di inizio luglio.

Il ritmo è come un elettrocardiogramma

Ebbene sì, perché dobbiamo davvero abituarci a momenti di totale spensieratezza danzereccia ad altri di introspezione e di fiumi di lacrime dall’emozione. Un po’ come la forma d’onda di un elettrocardiogramma: tra un picco e un altro l’onda si affievolisce, poi arriva l’impulso e le gradinate di San Siro vibrano a occhio nudo.

Infatti “Partigiano reggiano” e l’ambiguissimo “Vedo nero” fanno risollevare le persone dalle decine di migliaia di sedie presenti, chiuso poi con una battaglia tra le due batterie, attimi di puro godimento, prima di riprendere con l’urlo di “ora, ora”.

Ciao San Siro! Grazie mille per essere qua, che Dio vi benedica. Ho fatto una canzone nuova, non so quando uscirà, non so neanche se uscirà, però mi piace e ve la voglio far sentire in anteprima. È una cosa che faccio per voi.

Zucchero nell’introduzione al suo inedito “Amor che muovi il sole”

L’inedito: “Amor che muovi il sole”

L’unico inedito di tutta la lunga scaletta è intitolato “Amor che muovi il sole”, un adattamento all’italiano di oggi dell’ultimo verso del Canto XXXIII del Paradiso della Divina Commedia di Dante Alighieri: la canzone è davvero molto interessante, bella nella componente dell’arrangiamento, con melodie spesso in scala maggiore e rasserenanti e testo molto romantico.

Proseguendo con questo live di continue hit, “Pene” è il primo brano da “Miserere”, album del 1992 con un sound già molto diverso rispetto ai precedenti: difatti molta più attenzione viene data agli assoli, dal sassofono tenore di James Thompson, all’Hammond di Peter Vettese, passando per la chitarra di Kat Dyson. Uno dietro l’altro, per rendere il brano quasi infinito, sospeso nell’aria di San Siro.

Signore e signori: Jack Savoretti

Ehi, con chi stai?
Io sto qui e guardo il mare

Sto con me, mi faccio anche da mangiare

Si, è così, ridi pure ma

Non ho più paura di restare

Senza una donna

Zucchero – Senza una donna (1987)

Per un brano speciale, un ospite speciale: sul palco sale anche Jack Savoretti per “Senza una donna”. Direttamente dal 1987 uno dei brani chiave dell’intera carriera di Zucchero, nato in un susseguirsi di difficoltà personali. Tra l’altro, questo duetto è incluso in “Miss Italia”, il primo album interamente in italiano dell’artista londinese.

Gli anelli di San Siro iniziano ad oscillare…

“Con le mani” è il brano che fa improvvisamente alzare tutti in piedi, dalla platea fino all’ultima fila del terzo anello rosso: l’inconfondibile intro di sassofoni, trombe e flicorni, con il pubblico che urla all’unisono il “ta-ra-ra-ra-raaaa, taaaa-ra-ra, ta-ra-ra”. Che effetto pazzesco. Quest’effetto continua con “Solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall’Azione Cattolica”, titolo altresì lunghissimo, ma autoesplicativo, una critica alla società dell’epoca – siamo comunque a fine degli anni ’80 e tutto il mondo si stava abbastanza rivoluzionando.

Zucchero a San Siro, con la band

E poi il salto al 2001, con una delle canzoni che mi ricordo di più, poiché associata ad una memorabile partita di calcio: Italia-Corea del Sud del 18 giugno 2002. Arbitrava Byron Moreno, quello che ci buttò fuori dai mondiali per gravi e grossolani suoi errori. Da lì la storpiatura di “Baila Morena (Sexy Thing)” in “Byron, Byron Moreno”. Ma non la continuo, perché tende al diffamatorio… Sotto questa luna piena, lo stadio canta davvero come se ci fosse il Derby della Madonnina in corso.

Calano i BPM, uno Zucchero sempre più intimo

Ciao San Siro, di nuovo! Che bello. Sono veramente emozionato, non lo dico per sviolinamenti. (…) È stata davvero una cosa veramente magica quando avete acceso le luci dei vostri telefonini. Sinceramente, senza tante balle, grazie di esistere a voi del pubblico. Senza di voi sarei rimasto ancora ad esibirmi davanti ad un piano bar.

Zucchero prima di imbracciare la chitarra acustica per il momento più intimo del live

Prima con “Iruben Me”, poi, soprattutto, con “Dune mosse”, Zucchero ci porta con mano verso la porzione più introspettiva e intima con il pubblico. Un elogio continuo, una lunga chiacchierata con i fan del cantautore reggiano, che va a ripercorrere gli inizi, passando per i fallimenti, ma anche i suoi grandi successi, tra concerti con una sola persona come pubblico e Sanremo 1982 con “Una notte che vola via”.

Quando feci il primo Sanremo, non successe un cazzo, peggio di niente. Mi ingaggiarono a Rosignano Solvay in una nota discoteca e c’era una sola persona. Io dovevo suonare pomeriggio e sera e c’era questo qui che chiedeva dieci volte “Una notte che vola via”. Il proprietario mi voleva mandare a casa, perché comunque, alla sera, ci sarebbe rimasta la stessa persona. Ma io sono un professionista e suono lo stesso anche per una sola persona.

Zucchero nei primi anni Ottanta aveva un successo decisamente modesto

Finita la chiacchierata, mette alla prova il pubblico e la sua band inanellando una serie di canzoni brutalmente troncate con dei “dai, basta, basta”: “Occhi”, “Indaco dagli occhi del cielo”, “Un piccolo aiuto” sono i fuori scaletta, nemmeno canzoni di serie B, tra l’altro.

Miserere, il duetto virtuale con Luciano Pavarotti

Una costante quasi commovente è “Miserere”: nella versione di “Zu & Co” del 2004 è in duetto con Luciano Pavarotti e Andrea Bocelli. Il pubblico che urla a squarciagola i versi cantati dal tenore più famoso del mondo, con gli spezzoni tratti dai vari concerti e dalle varie registrazioni rendono il clima da pelle d’oca: ora capite perché San Siro è anche la “Scala del calcio”?

E ora… a scuola di blues!

Zucchero lascia il palco di San Siro per un concerto nel concerto: prende le redini Oma Jali, con un grandissimo carisma, per una serie di tributi al funk, al blues e al rock’n’roll.

Oma Jali a San Siro

Prima di tutto “Nutbush City Limits”, con la leggendaria voce di Tina Turner (ai tempi con Ike), brano più funk rock: qui Oma Jali raggiunge dei livelli eterei di abilità canora, aggiungendo anche la sua anima tra melismi e acuti. Oltre il clamoroso, mamma mia!

La band prosegue con un classico dei Rolling Stones, un singolo del 1968, “Jumpin’ Jack Flash”, che infila anche del blues. E noi conosciamo molto bene quanto sia blues la band di Mick Jagger e compagni…

Per chiudere, blues puro: Peter Vettese in pianoforte per “Honky Tonk Train Blues”, un classico di fine anni ’20, rivistato poi da Keith Emerson nel 1976 e, infatti, si sente molto che è ispirato proprio da questa versione. Nessuno immobile, il tempo swingato rende San Siro una balera con sessantamila persone dentro.

L’ultima parte: forse la sinusoide di sentimenti più grande della mia vita

Zucchero a San Siro

Il coro gospel che viene praticamente dagli spogliatoi del Meazza e che percorre il parterre per poi unirsi a Zucchero e alla sua band sul palco. Trenta persone sul palco per “Così celeste”. Eh, già qui inizia ad essere difficile reggere alle emozioni.

Diamante

Aspetterò che aprano i vinai

Più grande ti sembrerò e più grande sarai

Nuove distanze ci riavvicineranno

Dall’alto di un cielo diamante

I nostri occhi vedranno

Zucchero – Diamante (1989)

Ma con “Diamante” non ho retto più. Tra l’altro mi viene in mente quando Chris Martin, lo scorso anno, invitò proprio Zucchero a cantare questa canzone sempre con il pubblico di San Siro e con i Coldplay a supportarlo. Tutti la sapevano. Da quel video non vedevo l’ora di vedere il tutto in prima persona.

Fai piano, i bimbi grandi non piangono

Fai piano, i bimbi grandi non piangono

Fai piano, i bimbi grandi non piangono

Zucchero – Diamante (1989)

E invece no: solo la barba ha fermato i miei lacrimoni giganti. Una canzone che evoca troppi ricordi. La manforte della voce del pubblico ha donato la magia.

Delmo! Delmo! Vin ‘a ca! Delmo!

Zucchero – Diamante (1989)

Il tris delle grandi lacrime si chiude con “Madre dolcissima”, sempre da “Oro, incenso e birra”. Zucchero e il coro gospel. Il coro gospel e Zucchero. Una dualità che continua sempre ad entrare nel cuore di chi ascolta.

… ora San Siro oscilla pericolosamente!

Edizione straordinaria!

Extra straordinaria!

Il mondo è ammalato!

Oh, sveglia, il mondo è ammalato!

Ma per colpa di chi?

Di chi chicchirichì di chi?

Zucchero – X colpa di chi? (1995)

Manco il tempo di asciugarmi il viso dalle lacrime, ora devo passare ad asciugarmi il sudore da quanto abbiamo tutti ballato per il gran finale: “X colpa di chi?” è quel brano funky blues che ha disorientato la tribuna stampa perché i giornalisti sentono oscillare le postazioni. No, non puoi stare fermo davanti ad una canzone del genere. Nondimeno per “Diavolo in me”. Mamma mia: solo Zucchero poteva portarci dentro quest’onda quadra tra malinconia e spensieratezza. Tutti funky galli improvvisamente.

Zucchero a San Siro

Un bis particolare

Da “Blue Sugar” e “Chocabeck” sono tratte le due canzoni del bis, una scelta molto particolare, dato che quasi tutto lo stadio si aspettava che con il funky gallo si chiudesse tutto. Eh, sì. Il buon Adelmo Fornaciari non vuole proprio schiodarsi dal Meazza, ma sono le 23:45 e sono passate più di tre ore dall’inizio del concerto… andiamo a dormire, dai, prima che fioccano multe!

Clicca qui per vedere le foto di Zucchero allo Stadio San Siro di Milano (o scorri la gallery qui sotto).

Zucchero

ZUCCHERO – La scaletta del concerto allo Stadio Giuseppe Meazza di Milano

Oh, Doctor Jesus
Spirito nel buio
Soul Mama
Il mare (Impetuoso al tramonto salì sulla luna e dietro una tendina di stelle…)
La canzone che se ne va
Ci si arrende
È delicato
Partigiano reggiano
Vedo nero
Amor che muovi il sole
Pene
Il volo
Facile
Senza una donna (feat. Jack Savoretti)
Con le mani
Solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall’Azione Cattolica
Baila (Sexy Thing)
Iruben Me
Dune mosse
Dindondio
Occhi
Indaco dagli occhi del cielo
Un piccolo aiuto
Un soffio caldo
Oltre le rive
Miserere
Nutbush City Limits (Ike & Tina Turner cover)
Jumpin’ Jack Flash (The Rolling Stones cover)
Honky Tonk Train Blues (Meade Lux Lewis cover)
Overdose (d’amore)
The Letter (The Box Tops cover)
Così celeste
Diamante
Madre dolcissima
X colpa di chi?
Diavolo in me

Encore:

Blu
Chocabeck

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Se non parlo di musica, parlo di sport. Se non parlo di sport, parlo di ingegneria. Se non parlo di ingegneria, parlo di meme. Se non parlo di meme è perché dormo.

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