Evviva il 2017 e il fatto che la parità di genere è finalmente arrivata anche all’interno delle line up dei festival! Cioè, no. Scherzetto.
Ogni anno, quando arriva la primavera (la stagione) e i cartelloni dei festival estivi sono quasi completi, il numero ridotto di artiste donne chiamate a partecipare a questi eventi sparsi in giro per il globo diventa argomento di discussione. Nonostante questo, sembra che l’industria musicale non smetta mai di sperare nel ritorno degli anni ’50: una cosa fastidiosa quanto la stretta di mano di Trump, espressione più bassa e riconoscibile del patriarcato, dovete ammetterlo!
Le presenze femminili all’interno delle line up nel migliore dei casi sono ridotte alla stregua di quote rosa e nel peggiore sono del tutto inesistenti. Il Primavera Sound da questo punto di vista sembra essere dieci volte più gender friendly rispetto ai vari Leeds o T in the park: l’ultima edizione vantava nomi quali Pj Harvey, Savages, Julia Holter, Jessy Lanza, Empress of e soprattutto Jenny Hval che con la sua incredibile performance valeva l’intero costo del biglietto giornaliero. Tutto bellissimo, ma decisamente angosciante se pensiamo che il resto del cartellone era composto quasi per intero da uomini.
Il mio consiglio per quest’anno è quello di non cadere nello sconforto, seguire anche le artiste emergenti che suoneranno sul palco del Primavera Pro e gridare a pieni polmoni “Girl Power!” a caso anche se vi trovate in mezzo al mosh degli Slayer, perché a questo punto vale tutto, ma procediamo con ordine:
10 Pavvla
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Nata nel 1996 a Barcellona, la cantautrice Pavvla (pronunciato “Paula”) è una miscela perfetta di folk, pop e musica elettronica. Sfido chiunque a non rimanere incantato dalla sua voce accompagnata dalla sola chitarra acustica. Il suo primo disco, “CREATURES”, è uscito a novembre.
9 Marie Davidson
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Originaria di Montréal, oltre a portare avanti una carriera da solista di tutto rispetto è anche la metà femminile del duo coldwave Essaie Pas. Combina spoken word e musica elettronica, scrive sia in inglese che in francese e il suo ultimo album esplora l’ambivalenza dei sentimenti che prova nei confronti della club culture. La ragazza ha stile da vendere.
8 Julia Jacklin
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Julia invece è australiana, tra le sue influenze cita Doris Day, The Andrews Sisters e Björk ma ha ammesso di aver iniziato a prendere lezioni di canto da bambina per emulare Santa Britney Spears. Grande Julia, una di noi! Se vi piacciono l’indie pop e i testi belli e sinceri, taaac!
7 Nikki Lane
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La Lana del Rey del Country. Si ama o si odia o entrambe le cose. Sicuramente interessante anche se non siete abituati al genere. Ah, poi Dan Auerbach dei Black Keys ha prodotto il suo secondo album “All or Nothin’” dopo averla incontrata in un mercatino, così, al volo, tipo amore a prima vista.
6 Kelly Lee Owens
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Poco più di due mesi fa Smalltown Supersound ha pubblicato l’album d’esordio di questa producer gallese che unisce battute tech-house a velleità art-pop. All’interno dell’album anche una collaborazione con Jenny Hval nel brano Anxi.
5 Alexandra Savior
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Il suo album di debutto, “Belladonna of Sadness”, è uscito lo scorso aprile, ma lei ha già avuto il tempo di fare un sacco di cose fichissime quali guadagnare la stima di Linda Perry e Courtney Love e scrivere insieme ad Alex Turner “Miracle Aligner”, singolo che poi è finito nell’ultimo album dei Last Shadow Puppets. Mica male!
4 Mitski
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Mitski sforna uno dopo l’altro album pieni di chitarre distorte e ansie di vario genere raccontate in maniera elegante e agrodolce. “Puberty 2” si è piazzato benissimo in ogni classifica dei migliori album usciti l’anno scorso, ma anche il precedente lavoro “Bury me at Makeout Creek” è una perla che se vi siete persi per strada vi conviene recuperare prima di vedervi il suo live al Primavera.
3 Angel Olsen
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Fan di Courtney Barnett e Mac DeMarco unitevi, che Angel Olsen fa per voi. In realtà un po’ per tutti. Dipendesse da me costringerei il mondo intero ad ascoltare la sua musica usando un trattamento liberamente ispirato alla cura Ludovico.
2 Kate Tempest
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Nata e cresciuta a Londra (sud, che non è esattamente una passeggiata di salute), da qualche anno viene venerata in quanto rapper e spoken word artist. Praticamente Patti Smith, però millennial, influenzata dai Wu-Tang Clan e sicuramente più incazzata.
1 Solange
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Non è mai stata SOLO la sorella di Beyoncé e l’ha voluto ribadire anche con la sua ultima fatica “A Seat at the Table”, osannato dai fan e dalla critica. Fun fact: si esibisce proprio prima degli Slayer, sullo stesso palco. Suggerisco falò di reggiseni quanto basta.
+ Grace Jones
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Un’icona, una leggenda vivente, un evento. Se ve la perdete siete dei coglioni o Donald Trump.
