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Reportage Live

VINICIO CAPOSSELA: reportage, foto e scaletta del concerto di Milano

Uno speciale racconto dal vivo, traccia per traccia, del nuovo album Tredici Canzoni Urgenti al Conservatorio di Milano.

Articolo di Cecilia Passetto | Foto di Roberto Finizio

Un’opera d’arte magnifica che vive al crocevia dei nostri spaesamenti, dei nostri turbamenti, dei nostri sentimenti, delle nostre paure invadenti, delle nostre speranze sorprendenti, dei nostri amori incandescenti e fluorescenti, delle nostre malinconie travolgenti, delle nostre allegrie impenitenti.”
Così Vincenzo Mollica ci presenta “Tredici Canzoni Urgenti“, il nuovo album di Vinicio Capossela in uscita il 21 aprile viene presentato in un concerto sold out il 20 aprile presso la Sava Verdi del Conservatorio di Milano.

Vinicio fa il suo ingresso sul palco accompagnato da un fragoroso applauso che dura parecchi secondi, quasi timidamente, probabilmente emozionato si avvicina al microfono e esclama: “grazie della fiducia!
Ringrazia questo pubblico “incosciente che ha sfidato la pioggia, il salone del mobile, la difficoltà a trovare un taxi e un albergo libero per essere qui”.

Fra i ringraziamenti, che rinnova più volte, si lascia a qualche battuta, ride con il pubblico mettendolo così a proprio agio, come succede con uno zio che non vediamo da un po’ ma con cui si ristabilisce subito quel legame di fiducia e complicità.

Prosegue scherzando “sull’antica disciplina del lancio del disco” e quanto sia inconsueto ma soprattutto folle, dopo 32 anni di carriera, uscire con un disco di canzoni nuove, quando il pubblico ormai è abituatoai brani che già conosce ma, spiega, il motivo per cui lo fa è perché “non si rifà mai la vita uguale”.
Quindi eccolo, quasi sessantenne, con un disco di inediti, 13 per la precisione e ci tiene a sottolineare che questo numero, che per alcuni porta sfortuna, non è stata una scelta voluta ma fatale perché è un numero dalle proprietà matematiche particolari: dispari, felice, difettivo, idoneo, congruente, fortunato, nei tarocchi è la
morte, nella smorfia Sant’Antonio e si dice consapevole che una di queste canzoni lo tradirà.
Tredici canzoni urgenti, urgenti perché le nostre menti sono diventate tali, viviamo nel senso del pericolo e dell’indignazione e queste canzoni servono per creare un legame con il “cantante confidenziale” come si autodefinisce Capossela, la cui missione è farci sentire come lui, le nostre paure sono le stesse del cantautore.

La copertina del disco è a cura di Jacopo Leone che avrebbe voluto un’immagine di Vinicio trafitto dai tasti del pianoforte a rappresentare come anche la sua musica gli si ritorcerà contro, invece il disco si presenta con degli schizzi che rappresentano sempre i tasti di un pianoforte ma che creano il profilo del cantautore.

All’interno troviamo sempre i tasti stilizzati, ognuno a sottolineare i titoli delle canzoni e sormontati dalla strofa “se il senno è sulla luna vuol dire che sulla terra non è rimasta che follia”, un chiaro omaggio ad Ariosto.
Nell’ LP troviamo due vinili, disponibili in due versioni classico di colore nero oppure nell’edizione limitata trasparente, sulla custodia del primo disco sono stampati i testi delle canzoni, nel secondo una foto azzurra del cantautore che mi ricorda il violinista di Chagall ma lui impugna i tasti del pianoforte e i nomi dei musicisti che hanno partecipato al disco, gli studi di registrazione, i fonici, i produttori dei singoli brani e tutti i tecnici coinvolti.

Capossela ringrazia i suoi musicisti che è riuscito per la maggior parte a riunire sul palco insieme a lui e nel corso della serata li nomina e li presenta più volte, soprattutto brano per brano ci tiene a indicare i musicisti che si sono occupati della produzione. Il primo è il M° Raffaele Tiseo che vediamo impegnato con il fender rhodes, il violino e la ribeca e che Vinicio ringrazia per aver insistito sulla metrica
che rende i brani più comprensibili, inoltre il M° Tiseo ha curato l’arrangiamento per il quartetto d’archi coinvolto in diversi brani.
Piero Perelli alla batteria, Don Antonio Gramentieri alla chitarra e produttore di
All you can eat” e “La Parte del Torto”. Alessandro “Asso” Stefana alle chitarre e produttore di “Ariosto Governatore” e “Con i tasti che abbiamo”.

La scaletta del concerto seguirà l’ordine dell’album, inizia con “Il bene rifugio”, brano che sovverte lo scambio economico e impone un diverso tipo di valutazione mentre le ombre dei musicisti dominano sulle pareti della sala.
Vinicio scherza sul gran numero di ristoranti che continuano ad aprire e cita il ritornello: “se non c’è principio né speranza allora mangia” presentando così la seconda canzone “All you can eat”.

Segue con “La parte del Torto” e “Staffetta in Bicicletta”, brano con cui Capossela celebra le donne della Resistenza, donne che per la maggior parte portano nomi non protetti da sante, che fornivano cibo, vestiti, assistenza logistica ma soprattutto calore umano. Nel disco Capossela è accompagnato dalla voce di Mara Redeghieri, che non ha potuto partecipare al concerto e viene sostituita da un’altra voce presente nel disco, quella di Irene Sciacovelli.


Il primo ospite della serata è Sir Oliver Skardy dei Pitura Freska che insieme a Bunna degli Africa Unite e a Raiz degli Almamegretta portano nel disco l’influenza reggae nel brano “Divano Occidentale”.

I due brani seguenti mostrano l’influenza che Ariosto ha dato al disco, entrambi sul tema della guerra: “Gloria all’Archibugio” rievoca l’Orlando furioso e le guerre d’Italia, la devastazione operata dalle armi da fuoco e la linea sottile che c’è fra l’archibugio e i droni. “Ariosto Governatore” invece è una ballata che si ispira alle lettere scritte durante il suo ruolo di governatore della Garfagnana e Vinicio coglie l’occasione per parlarci della sua città dove è cresciuto, Reggio Emilia, dove anche i cinema porno e i supermercati portano il nome di “Ariosto”.
Continua a raccontare della sua infanzia e di quando rubò alla biblioteca “La Crociata dei Bambini” di Bertolt Brecht, è un omaggio al poeta e Vinicio ci tiene a sottolineare che rubare alla biblioteca è legittimo come rubare quando si ha fame.

E’ un concerto emozionante, la commozione cresce man mano che i musicisti ci accompagnano nel loro lavoro, nella loro arte e una delle vette emotive la si raggiunge con “Cattiva Educazione”, “questa mattina non mi
sono svegliata
” canta Capossela, chiaro riferimento a “Bella Ciao” parafrasato per denunciare tutte quelle donne che non si sono più svegliate vittime delle relazioni più intime, di quello che credevano fosse amore e invece è stata la loro condanna all’interno delle mura domestiche.

Il brano vanta la partecipazione di Margherita Vicario, ospite della serata che per sottolineare la denuncia della canzone indossa un paio di scarpe rosse, che grazie all’installazione dell’artista messicana Elina Chauvet è divenuto il simbolo per
condannare gli abusi sulle donne e sul femminicidio. Solo adesso noto che anche Irene Sciacovelli, che accompagna vocalmente Vinicio nei brani ed è seduta a centro palco, indossa delle scarpe rosse, sicuramente non è una casualità ed ha un impatto molto forte e importante.
Un altro momento travolgente è rappresentato da un’altra denuncia; Vinicio ricorda l’amico Giovanni Truppi che lo invitò a duettare con lui durante il Festival di Sanremo dello scorso anno portando “Nella mia ora di libertà” di Fabrizio De Andrè canzone che tratta il tema delle carceri e Capossela per dare voce alla sua “Minorità” prende spunto da un’altra opera il libro di Elvio Fassone “Fine pena: ora” edito da Sellerio e
che racconta la corrispondenza epistolare durata ventisei anni tra un ergastolano e il suo giudice avvenuta realmente nel 1985.
Alcuni potranno ricordare uno spettacolo teatrale andato in scena qualche anno fa al Piccolo Teatro Grassi in cui Mauro Avogadro porta in scena la drammaturgia che lo scrittore Paolo Giordano ha tratto proprio da questo libro. Nonostante siano passati diversi anni ricordo bene lo spettacolo e ascoltando questo brano riaffiorano le stesse sensazioni di allora.

Il brano è arrangiato da Enrico Gabrielli che conosciamo bene per i Calibro 35 e perché l’estate scorsa si era occupato dell’arrangiamento dell’orchestra di Mantova per il concerto di Iggy Pop a Palazzo Te.
Vinicio ci rivela che Gabrielli avrebbe voluto aggiungere a questo brano il rumore della pioggia e approfitta di questo aneddoto per parlarci della parte del bambino giocoso che è in noi, quella parte che a qualsiasi età non ci fa trattenere nel giocare con una pozzanghera. Introduce così “Cha C’ha Chaf della Pozzanghera” facendo anche un parallelismo con “Hoppipola” dei Sigur Ros che letteralmente in
islandese significa appunto “saltare nelle pozzanghere“. Ci presenta questo cha cha cha suonando il piano e sbattendo i piedi per terra mimando proprio i salti nelle pozzanghere. Per questo brano Vincenzo Vasi suona finalmente il theremin, strumento immancabile in tutto i concerti di Capossela. Alla fine della
canzone Vinicio si alza dal piano e ci regala un bellissimo salto che fa trasparire tutta la sua parte giocosa.

Si risiede al piano, gli portano un calice di vino e fa un brindisi ai grandi artisti con cui ha collaborato, grandi musicisti e buoni vinaioli.
È il momento della dodicesima canzone: “Tempo di Regali” pezzo che Mollica confida essere quello che preferisce e dall’entusiasmo con cui lo interpreta Vinicio e da come viene accolto dal pubblico sicuramente sarà il preferito di molti.
È il pezzo del congedo: “Con i tasti che ci abbiamo” canzone nata dopo che i suoi nipoti gli hanno rotto dei tasti del pianoforte, il liutaio ha dovuto asportarli e lui si è trovato “con i tasti che ci abbiamo con quelli suoniamo”

Il pubblico è in visibilio, applausi, applausi e ancora applausi, anche se ormai si sta facendo tardi e qualcuno è obbligato dallo scandire del tempo a lasciare la sala.
Capossela continua i ringraziamenti per il pubblico, per i suoi musicisti e per gli ospiti che richiama sul palco e così Sir Oliver Skary intona una versione di “Papa Nero“. Segue un omaggio a Milano e ad uno dei suoi più grandi musicisti che ormai è mancato dieci anni fa, Enzo Jannacci. “Giovanni Telegrafista” è il dono che Vinicio fa ai presenti e alla nostra città. Per concludere la serata il maestro intona al piano “Bardamú”.

Ancora tantissimi applausi, la maggior parte della platea in piedi per omaggiare e ringraziare Vinicio Capossela che nonostante 32 anni di successi riesce ancora a emozionare con brani inediti.
A fine spettacolo, anche se ormai è passata mezzanotte, come promesso all’inizio Vinicio si ferma per il momento firmacopie. Purtroppo si è fatto molto tardi, è passata mezzanotte e molti devono correre a prendere l’ultima metropolitana dedicando però un momento per un salto in una pozzanghera.

Clicca qui per vedere le foto del concerto di Vinicio Capossela a Milano (o sfoglia la gallery qui sotto)

Vinicio Capossela

VINICIO CAPOSSELA: la scaletta del concerto di Milano

Il bene rifugio
All you can eat
La parte del torto
Staffetta in bicicletta
Sul divano occidentale
Gloria all’archibugio
Ariosto governatore
La crociata dei bambini
La cattiva educazione
Minorità
Cha cha chaf della pozzanghera
Il tempo dei regali
Con i tasti che ci abbiamo
Giovanni Telegrafista
Papa nero
Bardamu

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