Articolo di Silvia Cravotta | Foto di Rossella Mele
Mettete da parte per un momento quello che avete sentito, o che pensate, dei Three Days Grace. Cose tipo che la voce graffiante di Adam Gontier (l’ex frontman che ha lasciato la band nel 2013) dava più energia ai brani, o che sono passati troppo velocemente dall’alt metal all’hard rock melodico o anche che sono così mainstream da finire nelle colonne sonore dei videogiochi.
Perché i quattro canadesi che ieri sera hanno preso possesso del palco del Circolo Magnolia, ad appena nove mesi di distanza dal loro ultimo live milanese, hanno dimostrato che le parole contano poco quando hai voglia di fare del buon rock e condividerlo con un pubblico affezionato che ti segue da anni. E che ha avuto esattamente quello che voleva.

L’atmosfera pre-concerto parte bella rilassata, come è giusto che sia, tra spritz, birre, pizze e sigarette. A riempire lentamente lo spazio sotto il palco, quel tipo di fan che non ti aspetteresti per un gruppo nato alla fine degli anni Novanta. È anche vero che la produzione cadenzata con regolarità dei 3DG – un album ogni tre anni, cronologia interrotta solo dal Covid – ha garantito loro una continuità di ascolto e un passaggio generazionale quasi automatico. E così largo ai giovani, con outfit a base di t-shirt della band o di gruppi anni Novanta, dai Nirvana ai Linkin Park, passando per gli Offspring.
L’apertura è affidata ai Falling Giant, band romana di stampo metal/hard rock, con una forte impronta gotica, non solo nell’immaginario visivo dei loro look ma anche nelle canzoni dalle atmosfere oscure e dalle tonalità ricercate.
Toccherà aspettare oltre il quarto d’ora canonico dopo le nove per vedere salire sul palco Matt Walst (cantante nonché chitarrista da ormai dieci anni), suo fratello Brad al basso, componente della band originale così come il batterista Neil Sanderson, e a chiudere Barry Stock, in formazione da oltre vent’anni, armato dell’immancabile barba e della sua chitarra, capace di magiche, magnifiche distorsioni.

Quello che sarà una specie di viaggio in stile montagne russe tra i sette album pubblicati in vent’anni di carriera non può che cominciare con la loro ultima hit, adorata a livello globale. Come l’album che la contiene, Explosions uscito nel maggio 2022, So Called Life è una vera esplosione di potenza ed energia, anche se tocca ammettere che in versione live rende un filo meno di quando Spotify te la spara nelle orecchie.
Le vibrazioni sono subito positive e non scemano di sicuro quando parte Animal I Have Become, un tuffo nel passato fino al 2006 che racconta la dipendenza e la riabilitazione di Gontier, canzone buia e distruttiva ma con un ritornello – molto sottile – di speranza.
Due canzoni soltanto e Matt Walst ha già in mano una birra, mentre ringrazia il pubblico che continua a scandire ritmicamente le parole Three-Days-Grace, cosa che farà dall’inizio fino ai saluti finali. Il cantante ringrazia usando qualche parola in italiano e raccontando di essersi sempre trovato come a casa sin dalla sua prima volta qui, giusto un decennio fa. Il momento di captatio benevolentiae gli dà l’occasione di lanciare Home e, in seguito, Good Life (anche qui con una lisciatina, quando dice che in Italia si vive bene).
Home è una delle canzoni del loro primo album, ruvida al punto giusto: decisamente un bel momento, in cui Matt si arma di chitarra ed è impossibile non scattare con lui ogni volta che urla “Home”, mentre i suoi colleghi pestano sugli strumenti con tutta la forza che hanno in corpo. L’energia non si dissolve, le braccia restano alzate e le mani sempre a corna: Pain, The Mountain e I Am The Weapon aiutano a tirare fuori tanta di quella rabbia e malinconia che ognuno dei presenti, a modo suo, deve avere in corpo.
Painkiller, ricorda Walst, è la prima canzone che ha scritto con il gruppo ed è perfettamente in linea con il loro stile, grazie ai giri della chitarra elettrica in compagnia della batteria. Momento altissimo che cede prontamente il passo a quello acustico, con Get Out Alive e World so Cold: le torce dei cellulari vengono attivate e si canta tutti insieme. Neanche il tempo di finire che arriva il meraviglioso assolo di batteria di Neil che sembra non finire mai, si interrompe per un momento e poi riprende, illudendoti che possa non finire mai, per poi chiudersi con una fantastica veemenza, in cui i piatti vengono colpiti anche con le mani. Vedi alla voce: “metterci tutta l’energia che hai in corpo”.

Come da programma, visto in altri concerti, il momento Just Like You è quello dedicato a far salire i fan sul palco. E Matt ne becca quattro – tre ragazze e un ragazzo – davvero scatenati visto che, dopo le presentazioni di rito, armati di microfono, praticamente gli rubano la scena cantando e muovendosi con una scioltezza da vere rockstar. Voto ai quattro fortunati: nove e mezzo.
Segue un mix che parte con Break, con la sua chitarra potente e il suo growl sputapolmoni, e continua con Lifetime, ballatona romantica sul tema della perdita di una persona amata, con la musica che rispecchia il testo e il delicato abbraccio tra chitarra e batteria. Si torna a ballare con Everything About You, la canzone che ha fatto conoscere i Three Days Grace al mondo e decisamente il momento più partecipato in assoluto, forse per quel ritornello pieno di rabbia e frustrazione, “I hate everything about you, why do I love you?”, che tutti hanno provato, almeno una volta nella vita.
Never too late con il suo refrain indimenticabile grazie alla chitarra distorta di Barry Stock e Riot in chiusura garantiscono un finale pieno di potenza, rabbia e melodia, lasciando un uditorio che torna a casa con il ricordo di una serata a base di rock essenziale, reminiscenze di inizio Duemila e tanto noise, ma di quello bello. Ma chissà quanti tra i presenti sapevano che i Three Days Grace si chiamano così in riferimento ai tre giorni di grazia prima del pagamento di un debito.
Clicca qui per vedere le foto del concerto dei Three Days Grace in concerto al Circolo Magnolia di Milano (o scorri la gallery qui sotto)
THREE DAYS GRACE: la scaletta del concerto al Circolo Magnolia di Milano
So Called Life
Animal I Have Become
I Am Machine
Home
The Good Life
Pain
The Mountain
I Am the Weapon
Painkiller
Get Out Alive
World So Cold
Just Like You
Break
Lifetime
I Hate Everything About You
Never Too Late
Riot
