I fratelli Conte tornano dopo due anni di assenza con un nuovo disco prodotto da Niccolò Contessa (I Cani), già presupposto e dichiarazione d’intenti mica male. E se tutto sembra andare avanti e quell’ dell’it-pop sembrano aver voglia di sperimentare e di muoversi verso distorsioni, chitarre elettriche e quotidianità (vedete Dente che sta combinando), i Testaintasca sembrano volersi conservare verso un’idea di it-pop più vintage, melodrammatico, di chi è ancora fottuto dall’amore, di chi ha ancora voglia di parlare di sigaretta, adolescenza eterna in melodie trascinanti in grado di scatenare cori da stadio. E lo dicono anche loro che sono sempre quelli del 2014.
Un buon disco, niente da dire, fuori contesto rispetto ai tempi che ci vorrebbero più strani, psichedelici e forse è finito davvero il tempo dei Calcutta di questa generazione, ma ai Testaintasca forse non importa neanche poi tanto. Cinicismo, romanticismo (il più egoista che possiate immaginare, come se aveste ancora quindici anni) e drammi anni Duemila. Consigliato!

