Un singolo dal titolo emblematico che richiama quello del celebre film di Ettore Scola “C’eravamo tanto amati”, anche nel malinconico ma efficace umorismo critico. Nel film del 1974 i tre amici, ex partigiani, si ritrovano nel corso di trent’anni di storia italiana rievocando speranze deluse, ideali traditi e rivoluzioni mancate.
Nel singolo, gli amici-musicisti de Lo Stato Sociale tratteggiano una sorta di liberatorio manifesto d’accusa rivolto a tutti quegli atteggiamenti negativi che quelle speranze, ideali e rivoluzioni (intese qui in senso lato e globale) cercano in vari modi di ostacolare, reprimere, soffocare.
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Un pezzo che, senza mandarle a dire, è un’iniezione di autostima, una sferzata di energia, un “forza!” gridato a gran voce a tutti coloro che cercano il proprio posto nel mondo onestamente, a schiena dritta, pur nelle difficoltà personali, e sociali, di questo particolare e complesso periodo storico.
La cover di “C’eravamo tanto sbagliati” rientra nel concept delle “scritte sbagliate sui muri” che da tempo vengono pubblicate sulla pagina Facebook della band. Si tratta di una raccolta di frasi buffe e sgrammaticate, scritte sui muri di tutta Italia, che spontaneamente è passata nelle mani dei fan che, a loro volta, si sono cimentati nella ricerca di immagini sempre nuove, generando così decine di migliaia di condivisioni.
Il video
ll divertente e poetico video – realizzato da Studio Croma in collaborazione con Articolture – gioca sulle storie di cinque personaggi: una prostituta, un palestrato narcisista, uno scrittore, un ciccione e un bambino. In un’atmosfera surreale e grottesca, resa bene dal montaggio alternato e giocata su toni bianco/nero, si snodano le vicende dei buffi e malinconici protagonisti che vogliono rappresentare, almeno in parte, i concetti espressi nella canzone.
Una menzione ai membri dello studio che sono: Giacomo Giuriato, Guglielmo Trautvetter e Matteo Burani, con il prezioso contributo di Pier Paolo Paganelli.

