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EAGLES OF DEATH METAL: Reportage Live del concerto di Milano

EAGLES OF DEATH METAL + SWEETHEAD Live @ MusicDrome, Milano (support: THIS CITY)

Serata all’insegna del rock’n’roll nudo e puro, quella di giovedì 22 ottobre, al MusicDrome di Milano.

Evento contrassegnato da 3 gruppi, tutti di origine americana west-coast, ma decisamente influenzati dalla scena “sixties” inglese.

Ad aprire lo show in lieto anticipo ci pensano i This City, band giovanissima (e tatuatissima) che sfodera, grazie al loro ultimo lavoro “We were like sharks” un muro di suono potente, compatto, incisivo.

Sonorità che rimandano al punk-rock californiano, ma con molti riferimenti al sound dinamico della scena brit odierna, simil Franz Ferdinand e Arctic Monkeys, il tutto condito da portentose distorsioni hi-gain.

Nonostante il pubblico scarseggi a quell’ora (inizio praticamente “da aperitivo” per i milanesi, alle 20.25) i This City grazie al frontman Chris Purr ci mettono del loro per calamitare sotto al palco più spettatori possibili (il sottoscritto dopo un paio di minuti era già in prima fila a rockeggiare… ndr)
Suonano una mezz’oretta ma già dimostrano una certa maturità e padronanza on-stage, che gli permette a fine performance di ricevere i meritati applausi del locale (che aspettando gli Sweethead, si riempirà da lì a poco).

Un veloce cambio palco permette infatti di godere in pochi minuti del sound terrificante di Van Leeuwen & Co.: questo nuovo progetto, oltre all’ex-chitarrista degli A Perfect Circle e Queens of the Stone Age, vede alla voce l’ammaliante e biondissima Serrina Sims (praticamente una new entry per il grande pubblico), oltre invece ai fidati compagni di viaggio, il drummer Norm Block e il bassista Eddie Nappi (QOTSA). Un progetto direzionato verso la “Rock’n’roll Decadence” a detta della band: riferimenti che si vedono chiaramente sul palco, a cominciare dall’eleganza che sfoggiano i 4, dal look, allo stile, alla cura che presentano durante la performance.

La classe e l’esperienza di Troy si fanno sentire, e soprattutto pare che in questo progetto il chitarrista, dopo i Failure e i vari pellegrinaggi da session man, possa finalmente dare sfogo alle sue capacità creative e “rumoreggianti”. I suoni spaventosi che fuoriescono dalla sua Fender Jaguar infatti sono un totale connubio tra le ultime sonorità “vintage” della band di Josh Homme e un rock’n’roll crudo e cupo dalle sfumature shoegaze. Alternando ballate grunge e a pezzi tirati in chiave stoner-rock la vocalist Serrina dimostra di mantenere bene in pugno il palco della location milanese, con un interpretazione intrigante quanto basta per magnetizzare tutto il MusicDrome.

Gli Sweethead che hanno già fuori un EP di 5 pezzi (anticipato dal singolo “The Great Disruptors”), non si limitano ovviamente ad eseguirlo per intero: ci anticipano anche alcuni dei nuovissimi pezzi che vedranno la luce il prossimo 2 novembre con l’uscita del loro primo omonimo album, che vale la pena ricordare, dal punto di vista qualitativo, prodotto e mixato personalmente da Mr.Van Leeuwen (si profila una bomba sonora insomma).

Suonano complessivamente poco più di 40 minuti, ma gli Sweethead, praticamente agli esordi, già si dimostrano una band rodata e compatta, e dal peso artistico e qualitativo enorme: dettato sicuramente dal genio e dalla sregolatezza di Troy, ma anche dalla devastante (in tutti i sensi) presenza scenica della “sex-bomb” Serrina Sims.

Dopo l’ottima performance della band Troy & Co. (e dopo una buona mezz’ora di attesa) arrivano belli carichi gli Eagles of Death Metal.
Si inizia subito con la trascinante “I Wanna Be in L.A.” ed il pubblico è già in visibilio: si susseguono senza pause tutti i migliori pezzi della band di Jesse Hughes, da “I only want You” a “Speaking in Tongues” tra una canzone e l’altra ogni sosta appare come un divertente siparietto dove la band da’ anche prova di una spiccata dote comica oltre che artistica.

Naturalmente a fare da padrone a tutto questo ci pensa il frontman, che in quanto a intrattenimento e balletti trash è un vero professionista.

D’altronde anche gli immancabili Rayban sono solo a fare da contorno a una performance dove non manca mai l’interazione del “baffuto” col pubblico. “Do you want fuckin’ rock’n’roll”? Gli EODM sono qui per questo, e belli esplosivi e diretti sferragliano vagonate di riff belli grezzi e potenti quanto basta per mandare in estasi tutti i rocker esaltati nel pubblico (dove a tratti si alternano, giustamente, delle belle pogate).

Ma gli Eagles of Death Metal non sono solo Jesse Hughes: ricordiamo che la band è stata fondata insieme a Josh Homme, che occasionalmente suona anche la batteria nei live. In questo tour europeo però il compito di picchiare duro sui piatti e stato affidato al fedele compagno di avventura di Homme, Joey Castillo (QOTSA, Danzig) e bisogna dire, con tutto il rispetto per Homme in versione “batteraio”, che Castillo calza molto più a pennello e fornisce ai pezzi della band una botta a dir poco mostruosa.

Jesse Hughes è davvero preso bene durante la serata e lo si nota in pezzi tiratissimi come “I gotta Feelin’ (Just Nineteen)”, “I want you so hard (Boy’s bad news)”, dove sfoggia una totale dipendenza verso il rock’n’roll massiccio e sanguigno degli AC/DC.

E dopo averla annunciata ripetutamente, verso la fine della serata arriva la trashissima “Cherry Cola”, ormai diventata vero baluardo-cavallo di battaglia della band (con tanto di slogan sulle magliette del loro merchandising), mentre dopo un breve intermezzo solo guitar e voice dove viene ripresa anche la goffissima ma piacevole cover dei Ramones (“Beat on the brat”), ecco arrivare un’apocalittica chiusura strumentale, con ancora Troy Van Leeuwen (qui in versione special guest), Dave Catching e Brian O’Connor (rispettivamente chitarra e basso degli EODM), che creano un vero e proprio muro granitico di suono, e come si dice in questi casi, tirano giù letteralmente il locale.

Una chicca: il capellone Jesse durante lo show sfoggia una maglietta con la scritta “I love Death Metal”. In realtà tutto c’entra nelle loro performance tranne che un influenza del genere. Insomma dalle trovate degli slogan, allo stile, alla performance… semplicemente grotteschi, ma quanto basta per essere, all’occorrenza, opportunamente geniali.


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