Foto di Roberto Finizio | Articolo di Stefania Clerici
Dicono che il matrimonio sia la tomba dell’amore. Sicuramente non è la tomba della musica, ma la culla, visto lo “sposalizio” consumatosi martedi sera al Carroponte tra Capossela, la Banda della Posta e l’amato pubblico partecipante, in prima fila per festeggiare in bellezza la chiusura estiva dei concerti dell’ex area industriale.
Vestito a festa, con ghirlande di luce sugli alti pali, atmosfera molto simile alla sagra di un paese irpino – visti anche i protagonisti sul palco – il Carroponte ha salutato l’estate con un grande habitué del suo palco, Vinicio, anche lui elegante in giacca e panciotto bianco, come vuole che la tradizione meridionale sia vestito lo sposo (che all’evenienza ieri si è trasformato in cerimoniere e in caporeparto).
Accompagnato nei suoi balli ora da una scopa, ora dalla chitarra, la festa è stata animata da mazurke, polke, quadriglie, paso doble, foxtrot, twist e tango, le musiche della tradizione popolare italiana, spagnola e sudamericana: canzoni di Nicola di Bari, Rocco Granata, Adriano Celentano, insieme a quelle di Capossela, riarrangiate per l’occasione, con un Che cos’è l’amore e una Pena dell’alma, tra le altre, suonate per mettere in moto il corpo, non solo lo spirito e la mente, stimolando la dimensione collettiva e comunitaria della danza.
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Capossela ha voluto recuperare e riunire queste melodie in “Primo ballo”, il disco della Banda della Posta uscito lo scorso giugno, con (per la prima volta) lo stesso artista nei panni di produttore, e la festa di ieri sera ne è stato un buon assaggio. In una recente intervista Vinicio ha affermato: «Questo genere di brani regala un senso gioioso, rallegra, fa venire voglia di baldoria, si mette al servizio di una festosità che in passato affiorava soprattutto durante i cosiddetti sposalizi, quando il ballo rendeva le persone meno rigide, meno spigolose, le portava a inzupparsi di sudore e di vita e le faceva “sponzare».
Altri tempi, altre usanze, sì, ma ieri al Carroponte ci siamo davvero “sponzati” in un’atmosfera magica, fatta di racconti in musica, balli cic’ tu cic’, quadriglie e cinquiglie, fino all’incontrè. Con i compagni di sempre Asso e Glauco, insieme ai new entry Tottacreta, Matalena, il Cinese, Parrucca e i fratelli Briuolo della Banda della Posta, con Capossela si è saltato e danzato, abbandonandosi alla fisicità di gruppo divertente, naturale che unisce e rinfranca l’anima.
Un gran finale di Gioia con L’Uomo Vivo e il Ballo di San Vito hanno chiuso il concerto a mezzanotte, prima di un desiderato bis che ha regalato Capossela con Ovunque Proteggi, in un abbraccio collettivo di corpi e cuori insieme ad un organetto, una chitarra, violini e fisarmoniche. Chiusura di show a mezzanotte e un quarto, anche se la tradizione del Sud vorrebbe che si andasse avanti a cantare fino all’alba… ma siamo a Milano e, pur conservando i ritmi antichi e locali in cuore, siamo costretti a fare i conti con la realtà dei tempi meneghini.

