Eccoli, i Pere Ubu, magicamente al Mame. Il gruppo che tutti i quasi trentenni si vantano di ascoltare ma di cui conoscono al massimo un paio di pezzi (di solito Caligari’s Mirror e The Modern Dance) e che gli over trenta strani hanno ascoltato troppo durante l’adolescenza, cosa che li ha segnati per sempre: trovano accettabile portare cappellini da baseball in pubblico anche se non stanno giocando a baseball. Il tour Europeo dei Pere Ubu è pensato per presentare i cofanetti Elitism For The People e Architecture Of Language, che raccolgono i loro lavori dal 1975 al 1982. Proprio gli album che i miei coetanei si vantano di adorare! E invece, ai “Maddai! I Pere Ubu!?! Al Mame?!? Wow!” che sono risuonati in centro in risposta al mio annuncio di dover mollare l’aperitivo per andare al concerto sono semplicemente seguite delle nuove birrette. E basta. La mia generazione sta messa peggio di quella con i berrettini da baseball.
Bando agli indugi, il locale è popolato (no, non come per Calcutta, vergognatevi tutti!) niente intoppi all’ingresso e il gruppo inizia a suonare pochi minuti dopo le dieci. Subito adoro la formazione, sono completamente vestiti di nero e David Thomas, il frontman, è seduto su una sedia al centro del palco, come un nonno pazzo pronto a raccontarti le storiacce della sua gioventù e beve per tutto il tempo da un boccale qualcosa che mi sembra vino rosso. Per l’occasione sono tornati anche Tom Herman, ma soprattutto Michele Temple, la bassista, quanta stima per questa donna e più in generale per le bassiste. La scaletta è lunga come la loro carriera, iniziata a metà degli anni settanta, ed è composta da pezzi quali Heart of Darkness (in apertura), Rhapsody in Pink, la già citata e forse più conosciuta The Modern Dance, la bellissima My Dark Ages (“I fall in love like I fall from grace” se solo i Pere Ubu fossero un po’ più commerciali sarebbe IL tatuaggio del vero fan per antonomasia) e poi ancora Sentimental Journey e un paio di encore, per un totale di un’ora e mezza di concerto.
Trovarsi davanti dei pionieri della new wave e dell’alternative fa un po’ effetto, continuo a paragonare il concerto alla volta in cui ho visto i Buzzcocks dal vivo e mi si ripresenta l’amarezza nel cuore, anche per via del discorsetto di Thomas sul fatto che si deve andare in tour per vendere il merchandising, perché tanto i dischi chi li compra più. Grazie David, la prossima volta accoltellami. Perché è ok che ci scherzino i gruppetti da 500 like sulla pagina Facebook, ma non tu, che fai parte del club dei Talking Heads e Television. Comunque, i Pere Ubu a Padova, wow, uno di quei momenti imperdibili che invece si sono persi in troppi.
PERE UBU – La scaletta:
Heart of Darkness
On the Surface
Petrified
Real World
Rhapsody in Pink
Make Hay
The Modern Dance
Navvy
Small Was Fast
Codex
Rounder
The Long Walk Home
My Dark Ages
Dub Housing
Misery Goats
Fabulous Sequel
Vulgar Boatman Bird
Over My Head
Caligari’s Mirror
Heaven
Sentimental Journey
Humor Me
– – – – – –
Final Solution
Go
West Side Story
Goodbye
Foto di Gastone Penzo

