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Reportage Live

MIYAVI ai Magazzini Generali di Milano: quando bravura ed eleganza viaggiano di pari passo

Miyavi torna in concerto in Italia per l’ultima tappa del suo tour Return of the Samurai Guitarist: 20th & Beyond.

Foto di Andrea Ripamonti | Articolo di Giulio Taminelli

Il mondo della musica moderna proveniente dall’estremo oriente ha un qualcosa di magico per noi occidentali. Melodie e ritmicità abbastanza familiari da poter essere ascoltate senza sforzo ma diverse al punto da incuriosire e affascinare. D’altra parte, gli stessi protagonisti delle scene musicali di Cina, Corea del Sud e Giappone non nascondono di essere stati influenzati dalle formazioni hair metal occidentali e, non a caso, il visual kei è stato uno dei primi generi ad arrivare sino a noi proprio dal Giappone.

Ovviamente ad oggi questa sorta di spirito d’emulazione non è più così marcata come in passato e, anzi, spesso sono i musicisti occidentali a scavare nei nuovi generi fioriti in estremo oriente nell’ultimo ventennio alla ricerca di sonorità dalla maggior freschezza.

Perché una premessa simile sulle influenze musicali in un reportage di un concerto di Miyavi? Perché questo artista rappresenta appieno tutte le fasi evolutive della musica Giapponese dalla fine degli anni ‘90 ad oggi, essendo partito come chitarrista per band visual kei ed emergendo poi come solista in grado di sfruttare a suo piacimento gli elementi migliori di una moltitudine di generi, passando da giri funky pieni di groove a momenti assimilabili all’hyperpop. Il tutto mantenendo collaborazioni stabili nel mondo di musica, moda e cinema tanto in oriente quanto in occidente.

Ora che finalmente abbiamo delineato il background del personaggio, possiamo dedicarci allo splendido concerto ai Magazzini Generali di Milano.

Miyavi in concert at Magazzini Generali in Milan photo by Andrea Ripamonti

L’artista

L’ingresso in scena di Miyavi è di quelli che non lascia indifferenti. Veloce, potente e pronto fin dalle prime battute ad esaltare la folla di presenti con ritmi funkeggianti e beat di altissimo livello.
La prima cosa che si nota in questo chitarrista è senza dubbio l’energia. Normalmente molti musicisti scelgono accuratamente i momenti i cui fare salti o corse sul palco per non arrivare sfiancati sul finale ma, a quanto pare, Miyavi non ne ha bisogno perché ha saltato, cantato ed incitato la folla per l’intera durata dell’esibizione.
Quasi inutile a dirsi, data l’importanza dell’apparenza estetica nell’ambiente musicale da cui proviene, Takamasa Ishihara (questo il suo nome all’anagrafe) è un uomo oggettivamente bellissimo e consapevole di esserlo, tanto che parte dell’esperienza visuale dell’esibizione sarà appunto legata alla messa in mostra della fisicità di questo personaggio, comunque mai volgare e, anzi, capacissimo di tornare serio quando la situazione lo richiede.
A tal proposito, interessantissima la propensione di Miyavi a voler dialogare con il proprio pubblico riguardo la pace e l’amore universale tra gli uomini, argomento per lui importante al punto da essere diventato ambasciatore dell’UNHCR. Questo fatto, apparentemente solo nozionistico, non è da sottovalutare, perchè durante lo show ci sono effettivamente stati dei momenti di sensibilizzazione sul tema profughi in cui l’artista ha raccontato delle sue visite in alcuni campi di rifugiati.

Miyavi in concert at Magazzini Generali in Milan photo by Andrea Ripamonti

La musica e la scaletta

La musica di Miyavi dal vivo si poggia sulla ritmicità della chitarra in una continua lotta tra giri funky e distorsioni moderne al limite del synth. Pochi virtuosismi ma tanto groove che riescono a far ballare l’intera sala. La batteria è l’unico altro strumento presente sul palco, poiché nell’esibizione non è previsto l’utilizzo di un basso. Presente invece un Dj incaricato di inserire effetti sonori e basi elettroniche.
La struttura della scaletta scelta per l’esibizione ricalca, salvo per l’inserimento del pezzo Itoshii hito, quella delle precedenti tappe del tour e devo dire di averla apprezzata parecchio. Non finirò mai di ripetere che creare una setlist non significa solo mettere dei pezzi in sequenza ma anche dare una struttura al concerto, in modo da esaltare ogni singola traccia e migliorare l’esperienza generale.
In questo caso abbiamo avuto una partenza carica che si è mantenuta stabile per una decina di pezzi, seguita da una interessantissima parentesi acustica in grado di mettere ulteriormente in mostra le capacità canore di Miyavi. In seguito, un ritorno alla chitarra elettrica più calmo e ragionato ed infine una mitragliata di pezzi sempre più potenti che, esattamente come la scarica finale negli spettacoli pirotecnici, ha chiuso l’esibizione dando il meglio a livello visivo, sonoro ed emozionale.
Per quanto riguarda la scelta dei singoli pezzi, la ricorrenza dei vent’anni di attività del chitarrista samurai ha permesso ai presenti di poter riascoltare brani presi da ogni fase della carriera artistica di Miyavi, rendendo l’esibizione ancora più variegata a livello stilistico.

Miyavi in concert at Magazzini Generali in Milan photo by Andrea Ripamonti

Il pubblico

Di rado decido di soffermarmi a parlare del pubblico nel reportage di un concerto, ma qui credo che debba essere fatto, perché questo è stato parte fondamentale dell’esibizione.
Bevendo una birra prima dell’inizio del concerto, mi sono aggirato per la sala e ho notato che gli unici aspetti comuni nella maggior parte dei presenti era il sesso femminile e l’età compresa tra i quindici e i trentacinque anni. Per il resto, sono stato felice di trovare stili diversi a livello di vestiario e musica (giusto per fare un esempio, per un momento mi sono trovato chiuso tra due gruppi di persone che stavano affrontando due discorsi differenti in fatto di musica. Il primo gruppo parlava di metalcore, il secondo di rap). Durante il corso dell’esibizione, ho avuto modo di constatare quanto tutti i presenti fossero coinvolti e, va detto, questo Miyavi se lo aspettava e ha abilmente sfruttato la situazione per creare momenti stupendi dal punto di vista coreografico. Dai salti richiesti dal palco ai movimenti delle mani a tempo, l’intera sala ha ballato per due ore di concerto senza mai fermarsi, come se fosse lo stesso Miyavi a infondere al pubblico parte della propria energia. Ammetto che, senza un pubblico così partecipativo, il concerto non sarebbe altrettanto interessante.

Miyavi in concert at Magazzini Generali in Milan photo by Andrea Ripamonti

Miyavi è sicuramente un personaggio che vale la pena di seguire ma, nonostante il mio consiglio sia quello di correre ad ascoltare qualche suo pezzo, sconsiglio di approcciarsi a lui come se fosse semplicemente un musicista. Prendetevi qualche minuto di tempo libero per poter fare qualche ricerca su di lui e sul suo modo di fare arte. Credetemi, non ve ne pentirete.

Clicca qui per vedere le foto di Miyavi in concerto ai Magazzini Generali di Milano o sfoglia la gallery qui sotto

Miyavi




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