Foto di Claudia Bianco
L’ultimo album di Luidji, Season 00, è l’opera di un outsider—un artista che cerca di liberarsi dalle convenzioni. Vuole dare respiro e sollievo alle sue parole malinconiche, mescolando una prosa cupa con una musica luminosa. Luidji ama intrecciare o far scontrare le emozioni, giocare con i paradossi per definire meglio la propria identità.
Quando ha iniziato nel collettivo Capsule Corp, parlare di difetti o insicurezze non era un’opzione. Dovevi essere il più forte, il più bello, invincibile. Virile e dominante. L’ego veniva prima del coraggio. Oggi, a 32 anni, lascia etichette e trucchi agli altri. Il suo universo è alimentato da altro. Luidji non ha bisogno che qualcuno convalidi la sua realtà—è lui stesso il proprio giudice. A casa sua, e forse è proprio questo il motivo per cui le sue canzoni risultano così affascinanti e difficili da classificare, si tratta tutto di aprirsi e scoprirsi, senza mai perdersi.
Dopo aver pubblicato alcuni EP con Wagram—un percorso che alla fine non ha portato da nessuna parte—Luidji ha fondato la propria etichetta, Foufoune Palace Hello, in licenza con Def Jam/Universal. Quando scriveva il suo primo album, Tristesse Business: Season 1, uscito nel 2019, lavorava di notte al pronto soccorso di Levallois. “All’epoca avevo qualche pezzo che girava su internet e continuavo a chiedermi: sono un artista, un bluff, un impostore, un genio? Cosa racconterò in 15 tracce? E poi, a chi importa davvero della mia vita?”
Si cerca, affrontando la pagina bianca e l’ansia di ripetere cose già dette mille volte. “E mi rendo conto che, alla fine, l’unica storia che avevo davvero bisogno di raccontare era quella di un triangolo amoroso che ho vissuto—uno che mi ha completamente sconvolto lo stomaco, il cuore e il cervello…”
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