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Reportage Live

DAVID GARRETT: il racconto del concerto di Brescia

Foto di Lara Bordoni | David Garrett in concerto a Milano 2022

Articolo di Giulio Taminelli

David Garrett conclude a Brescia la parte italiana del suo Iconic Tour, una serie di concerti dedicati, oltre che alla promozione dell’omonimo album Iconic pubblicato nel 2022, alla riscoperta dei grandi musicisti del ‘900 spesso dimenticati. Ad accompagnare Garrett ci saranno Franck van der Heijden alla chitarra e Rogier van Wegberg al basso.

L’ingresso sul palco è spartano ma sereno. Semplicemente, i tre componenti entrano uno alla volta, salutano il pubblico e si posizionano al proprio posto. Ovviamente David Garrett sarà l’ultimo ad entrare in scena per ricevere la giusta dose di applausi (va bene fare “i seri” per questo giro, ma l’animo rock gli è rimasto e lo si noterà per tutta l’esibizione).

Ad aprire ufficialmente l’esibizione saranno le prime note della Sicilienne, brano la cui atmosfera si lega perfettamente alle luci calde delle decine di candele disseminate sul palco e che ci da modo di apprezzare la tecnica usata per i riarrangiamenti che andremo a sentire.

Al centro dell’attenzione ovviamente troviamo il violino, per la precisione l’ormai famosissimo Baltic realizzato da Giuseppe Guarneri del Gesù battuto all’asta per oltre nove milioni di dollari. Il suono dello strumento, già di per sé magnifico e con dei toni medi impressionanti paragonabili ad un flauto per dolcezza e pienezza, viene impreziosito dall’ assoluta maestria e compostezza da Garrett. Devo dire di essermi riscoperto quasi dispiaciuto dell’amplificazione (obbligatoria per via della circostanza) perché una parte di me era desiderosa di sentire almeno qualche nota in originale ma, grazie ad essa, ho potuto apprezzare qua e là i respiri del violinista, stupendomi (da profano) nel trovarli non solo coerenti con il ritmo della melodia, ma addirittura con l’intensità.

Foto di Lara Bordoni | David Garrett in concerto a Milano 2022

L’accompagnamento invece è affidato alla chitarra di Franck van der Heijden, musicista di assoluto talento che, oltre ad aver curato personalmente gli adattamenti di Iconic, ha collaborato nella sua lunga carriera con artisti del calibro di Michael Jackson, Celine Dion e David Guetta. Al basso, infine, Rogier van Wegberg cura la ritmica e -credo- anche l’attacco delle basi sfoggiando uno stupendo Meridian Vimana, strumento su cui consiglio una ricerca per via delle sue forme particolari.

Tornando al concerto, nonostante la classica suddivisione in due atti tipica delle esibizioni di stampo classico, non posso fare a meno di notare la modernità della gestione di palco tra una canzone e l’altra. Spiegazioni, qualche battuta e risposte a domande preparate dal pubblico contribuiscono a far calare il clima di religiosa tensione tipica della musica da sala, regalando al pubblico serenità e divertimento. Questo aspetto non è assolutamente da sottovalutare, poiché un pubblico sereno e a suo agio è in grado di esaltarsi più facilmente e quindi di regalare maggior calore. Dimostrazione pratica di quanto ho appena scritto è l’ovazione sulla chiusura della Tempesta, brano tratto dall’Estate di Vivaldi.
Lo so che per questo pezzo la gente tende ad esaltarsi facilmente perchè è veloce e quindi risulta spettacolare, ma Vivaldi è il padre degli shredder, fatevene una ragione e amatelo.

Piccola nota a margine: David Garrett sa benissimo, da violinista e soprattutto da rocker, che i pezzi veloci con finale ad effetto piacciono al pubblico, quindi diciamo che su pezzi molto intensi come La Tempesta e Furious (pezzo scritto proprio da van der Heijden) esaspererà parecchio i finali con note potenti. Diciamo che questo violinista “conosce i suoi polli”.

A gusto personale, vorrei menzionare tre momenti dell’esibizione.
Il primo è sicuramente l’esecuzione della Danse Macabre di Camille Saint-Saëns, brano stupendo e di assoluto valore artistico che è stato preceduto dalla lettura della poesia omonima di Henri Cazalis a cui è ispirato. Il pezzo è stato suonato alle 22:00 precise e ne ho la certezza poiché, circa a metà del brano, i rintocchi delle campane si sono inseriti nella canzone, risuonando per pura casualità praticamente a tempo. Un’esperienza fantastica.

Il secondo è l’esecuzione di Greensleeves, brano d’origine storica citato addirittura da Shakespeare la cui interpretazione di Garrett mi ha lasciato dubbioso in cuffia e ancor più dubbioso dal vivo. Non parlo di qualità esecutiva, ovviamente eccelsa, ma della scelta di determinate note, come se la scala usata fosse diversa da quella che normalmente mi aspetterei. Decisione dettata dall’accordatura? Una mia abitudine personale inconsciamente errata, data dall’ascolto compulsivo della versione dei Jethro Tull durante l’adolescenza? Probabilmente non avrò mai una risposta.
Infine, ultimo momento che vorrei citare è quello dedicato alla riproposizione dell’ Asturias di Albéniz, capolavoro per chitarra già riadattato in chiave rock da David Garrett nell’album Rock Symphonies del 2010 e che in questo tour ritrova nuova vita nello stile classico senza perdere in potenza e presa sul pubblico.

Parlando appunto di rock, negli ultimi anni non c’è nulla che richiami il concetto di rockstar come gli encore programmati. Ammettiamolo, è una dinamica talmente consolidata che se non la troviamo in un concerto torniamo a casa delusi.
Ed ecco dunque il trio concludere l’esibizione, scendere dal palco e poi risalire per un’ultima canzone, ovvero un riarrangiamento di Bella Ciao apprezzabilissimo e molto gradito al pubblico.

Vorrei trarre delle conclusioni finali in grado di cogliere varie sfaccettature di ciò che ho visto e sentito, ma c’è davvero poco da dire. Concerti come questi, se piace la Musica, vanno visti – e ascoltati – assolutamente. Tutto ciò che ascoltiamo nasce dal tentativo di avvicinarsi o allontanarsi dal classico e dal barocco, per cui la conoscenza di questo mondo musicale non può che far bene all’ascolto di qualsiasi genere.

Foto di Lara Bordoni | David Garrett in concerto a Milano 2022

Ho volutamente evitato di aggiungere un “moderno” dopo la parola “genere” perchè la musica classica non solo è modernissima, ma tutt’ora ha una sua vita e degli artisti in grado di portare sonorità sempre nuove e, in alcuni casi, addirittura discordanti per quanto riguarda l’idea stessa di melodia. 

DAVID GARRETT – la scaletta del concerto di Brescia

Parte Prima:
Sicilienne – di Maria Theresia von Paradis
Estrellita – di Manuel Ponce
Orfeo ed Euridice – di Christoph willibald Gluck
Tempo di Minuetto nello stile di Pugnani – di Fritz Kreisler

L’inverno (RV 297 op.8) – di Antonio Vivaldi
Danse Macabre – di Camille Saint-Saëns
Carnevale degli animali “il cigno” – di Camille Saint-Saëns
Cavatina n.3 – di Joseph Joachim Raff
Danny Boy – Canzone Tradizionale (prima versione nota: Frederic Edward Weatherly)
Canzone che mia Madre mi ha Insegnato – di Antonín Dvořák
Rondò alla Turca (Sonata per piano n.11 K331) di Wolfgang Amadeus Mozart
Estate, Presto  (RV 315 op.8) di Antonio Vivaldi

Parte Seconda:
Sogno – di Robert Schumann
Greensleeves – Anonimo
Après un rève – di Gabriel Fauré
Jeanie with the Light Brown Hair di Stephen Foster
Quattro pezzi Romantici, Allegro Moderato – di Antonín Dvořák
Ave Maria D839 – di Franz Schubert
Asturias – di Isaac Albéniz
Tico Tico – di Zequinha de Abreu
Furious – di  Franck van der Heijden
Hora staccato – di Gigorad Dinicu

Encore:
Bella Ciao 

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1 Comment

1 Comment

  1. Gabriella

    29/07/2023 at 17:46

    Stupendo articolo
    .

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