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Reportage Live

COLAPESCE DIMARTINO all’Alcatraz di Milano: la band che tutti noi ci saremmo meritati di avere alle Superiori.

Il duo siciliano pesca i migliori brani dagli album “I mortali” e “Lux Eterna Beach”, creando una scaletta in cui si riflette la loro essenza: serietà nella musica, con un approccio leggero (anzi leggerissimo).

Colapesce e Dimartino in concerto all’Alcatraz di Milano. Foto di Davide Merli per www.rockon.it

Articolo di Alessandro Amendolara | Foto di Davide Merli

L’ultimo pensiero che ho formulato al termine del concerto di Colapesce e Dimartino all’Alcatraz di Milano è stato che avrei tanto voluto che fossero stati la mia alt-band di riferimento delle Superiori, perché mi hanno fatto capire quale sia il tratto distintivo degli Artisti (con la A maiuscola): fare musica seriamente, ma senza prendersi troppo sul serio.

Il primo pensiero che ho invece elaborato entrando nel locale è quello di tracciare l’ipotetico identikit dei partecipanti della serata: prevalentemente Millenial, approccio indie alla vita e look post-hipster, che con tutta probabilità si è imbattuto nel duo siciliano per:

  • quel pomeriggio estivo al MiAmi di una decina di anni fa, in cui per fare colpo su quella ragazza alternativa avevi finto di conoscere a menadito il repertorio di Iosonouncane, Mariposa e Casa del Mirto… (Come si chiamava poi quella ragazza? Scrivile, dai!);
  • quel Sanremo del 2021 in cui hanno messo al corrente tutta l’Italia del progetto artistico C&D, conquistando le orecchie leggerissime del pubblico mainstream;
  • quell’anteprima alla Wes Anderson vista su PrimeVideo durante una sonnecchiosa giornata di binge watching del ’23, che invece ti ha fatto scoprire un gioiellino della cinematografia italiana indipendente.

Il tour non a caso tiene fortemente in considerazione la triade di cui sopra e porta sul palco una tracklist veramente consistente, che data per data ha pescato in maniera oculata ma sempre varia dai due album I mortali (2020) e Lux Eterna Beach (2023) oltre che dalla OST de La primavera della mia vita (vedi sopra), il delizioso road movie in terra sicula che li ha visti protagonisti, con comparse illustri dei “colleghi” Madame, Brunori SAS, Roberto Vecchioni ed Erlend Øye (sì, sono veramente indie… loro!).

La scaletta milanese si dimostra quindi all’altezza di quelle proposte nelle serate precedenti (a Bologna, Napoli, Roma e Venaria) e parte con dei cori cherubini che ricordano gli arrivi del Megadirettore Galattico di fantozziana memoria: il duo si presenta infatti sul palco con un ingresso quasi liturgico, vestito con abiti candidi che ricordano il bianco abbagliante della Scala dei Turchi e attacca con La luce che sfiora di taglio la spiaggia mise tutti d’accordo.

Il pezzo mette tautologicamente d’accordo tutto il pubblico, che li accoglie con calore mentre attaccano con Sesso e Architettura – pezzo gigione dell’ultimo album che inevitabilmente ti porta a ballare – e Luna Araba che, in un misto tra i Franz Ferdinand e la musicassetta della macchina di mamma e papà durante le gite domenicali, mi fa sentire distintamente l’aria calda dei finestrini abbassati, il rumore delle cicale e il profumo dell’origano (nonostante la temperatura gelida di Milano): credo che Battiato sarebbe davvero molto orgoglioso di loro due!

Su Ultimo giorno mi è sembrato di vedere i Beatles all’Ed Sullivan Show e non a caso Ragazzo di destra sembra quasi una ballad di Lennon (e credo si candiderà per diventare un inno socioantropologico post-moderno). L’atmosfera 60s continua con la psichedelicissima Forse domani che porta sul palco Joan Thiele e si passa poi alla combo con Cicale e Noia Mortale che per le sonorità ricorda molto i primi TheGiornalisti (E voi ve li ricordavate?)

La prima parte del concerto si chiude con due pezzi tratti dal film: Il cuore è un malfattore che è una perla nella perla (“Il mio serpente è più lungo del tuo“, è pura avanguardia!) e la strumentale Stanco stanco stanco, che pare il sottofondo di un programma calcistico degli anni Ottanta. Memorabile anche il messaggio pre-registrato di chiusura del primo set, che sembra quasi un tributo allo skit di Mangoni nella Vendetta del Fantasma Formaggino di EELST: “Fine della prima della parte del concerto. Fate attenzione ai borseggiatori… e anche alle borseggiatrici!

La seconda parte si apre con un siparietto comico del duo intento a scimmiottare il rapporto spesso grottesco tra discografico e artista, che ha l’ineluttabile destino di (voler) essere “lasciato solo, solo come un cantautore“, come viene raccontato in Prossimo Semestre. Si continua con 30.000 euro, pezzo confidenzial-demenziale con delle eco di Andrea Laszlo De Simone che ci porta alla hit sanremese Splash, interpretata da C&D in maniera didascalica, forse per evitare di farla “primeggiare” sui pezzi proposti fino ad ora.

Quello che poi è accaduto dopo con la canzone I marinai è un vero e proprio caleidoscopio di emozioni: Colapesce invita sul palco “una persona che ci ha fatto un grande dono“- Filippo Graziani – e lo abbraccia stretto stretto fino a quando parte una schitarrata acustica familiare e pulita, su cui si staglia la voce inedita di papà Ivan che canta “Hai visto il mare stanotte com’è bello? È un lago scuro fra il cielo e l’orizzonte. Scuro come i tuoi occhi che mi guardano partire e dentro me c’è già la voglia di tornare“. Ecco, io non ho mai avuto la possibilità di vedere Ivan Graziani dal vivo, ma stasera lui è realmente sul palco dell’Alcatraz: pelle d’oca, letteralmente.

L’unico modo per “uscire” da un momento così estatico è quello di alleggerirlo con un pezzo altrettanto perfetto e surreale come Rosa e Olindo, affiancargli il bel sustain di Cose da pazzi ed infilarci l’altrettanto “didascalizzata” Musica Leggerissima (con una long-tail in chiave prog davvero notevole), che viene seguita dalla inevitabile Considera, che precede la paraculissima ballad Neanche con Dio sulla quale C&P presentano la band che li ha accompagnati: Adele Altro (polistrumentista), Nicolò Carnesi (chitarra), Giordano Colombo (batteria), Donato Di Trapani (tastiere) e Alessandro Trabace (violino).

L’encore che ci propongono è davvero minimalista e si concentra solo su di loro, Lorenzo e Antonio, che si levano i panni di “C&P” e ci regalano come pezzo di commiato la prevedibilissima ma altrettanto attesa Majorana. Una performance voce e chitarra intima e nuda, che riporta per un istante tutti noi Millennial al tempo sospeso dell’adolescenza liceale, con un retrogusto agrodolce che profuma di marijuana e sussurra di addii: ci state forse dicendo qualcosa per il 2024?

Le luci si accendono e intorno a me vedo volti fra il trasognato e il malinconico, che come il sottoscritto staranno sicuramente pensando che alle Superiori ci saremmo meritati tutti di ascoltare Colapesce e Dimartino… oppure, meglio ancora, averceli avuti come compagni di classe con cui cazzeggiare e sognare in sala prove.

Clicca qui per vedere le foto di Colapesce Dimartino in concerto all’Alcatraz di Milano o sfoglia la gallery qui sotto:

Colapesce e Dimartino

Colapesce Dimartino – la scaletta del concerto all’Alcatraz di Milano

La luce che sfiora di taglio la spiaggia mise tutti d’accordo
Sesso e architettura
Luna Araba
Ultimo giorno
Ragazzo di destra
Forse domani (ft. Joan Thiele)
Cicale
Noia mortale
Il cuore è un malfattore
Stanco stanco stanco
Prossimo semestre
30.000 euro
Splash
I marinai (ft. Filippo Graziani)
Rosa e Olindo
Cose da pazzi
Musica leggerissima
Considera
Neanche con Dio

Encore
Majorana

So fare un sacco di cose. Male.

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