Articolo di Roberta Ghio | Foto di Giorgia De Dato
Appuntamento al Fabrique di Milano con i Calibro 35 per conoscere live il loro ultimo album, Momentum, uscito il 24 gennaio per la Record Kicks. A due anni dall’ultimo lavoro, Decade, che chiude il primo decennio di attività del collettivo formato da Massimo Martellotta, Enrico Gabrielli, Luca Cavina, Fabio Rondanini con Tommaso Colliva alla produzione, un nuovo inizio, nuovi mondi sonori da esplorare lasciando alle spalle gli anni ’60/’70 per approdare in un presente “ancora da scoprire”.
Arrivo in largo anticipo, ebbrezza da transenna, ho modo di osservare la sala che piano piano si popola di ultras con felpe e magliette della band che si uniscono a chi arriva direttamente in abito da lavoro. Ma soprattutto, ho modo di ammirare la scenografia, tanto semplice quanto originale: quattro lampioni ricurvi posti a semicerchio, sotto i quali prenderanno posto i quattro musicisti. Se detta così può non suonare bene (lo stare sotto ad un lampione evoca sempre un qualcosa di losco) appena la serata prende il via si conferma l’ennesima scelta geniale del gruppo. Lo scenario che ci si presenta davanti infatti, richiama quello di una periferia metropolitana, in cui gli spazi bui tra un lampione e l’altro vengono coperti da fine nebbiolina che, nel nostro caso, è l’effetto delle luci che si disperdono. Un’ambientazione che mette d’accordo il passato e il presente e si sposa perfettamente con le atmosfere rarefatte di Glory-Fake-Nation, brano di apertura del disco nonché manifesto del nuovo percorso del gruppo, che dà il via alla serata. Anche il look dei protagonisti sul palco è urban, indossano tutti pantalone nero con camicia di (o color) jeans e questo li cala ancora più nel contesto.
Si prosegue con Stan Lee, in cui riconosciamo lo stile dei Calibro con l’aggiunta di un rap che prende letteralmente voce grazie a Ensi e Ghemon, i primi due ospiti della serata. Ascoltare Momentum è una cosa, “vederlo” suonare live è un’esperienza. Si può “vedere” la musica? Discorso articolato, ma chi era ieri sera al Fabrique (o in altre date del tour) ha visto come nascono quei suoni, che dal vivo sono ancora più stratificati che in cuffia (già, è così). Gabrielli ha, pensate, solo due mani e relative braccia, ma è come se ne avesse almeno il doppio! Una mano una tastiera, l’altra ai sintetizzatori, il sax al collo e voce quando serve. Nei momenti di maggior spinta, salta, altissimo, senza mai smettere di suonare. Ha argento vivo addosso. Non posso che guardare i miei vicini con quell’espressione stupefatta e interrogativa che lascia trasparire la domanda “Ma come fa?”. Decisamente esagerato. Cavina scopre mondi navigando onde con il basso e con il corpo, Rondanini con il suo modo unico di suonare la batteria, con il corpo un po’ piegato, sorride praticamente sempre sferrando colpi micidiali, mentre Martellotta si destreggia tra chitarra e campionature. Tutti a comporre una maglia sonora talmente fitta, che la puoi quasi vedere. Grazie a questa cura e dedizione veniamo attratti e guidati tra riff ipnotici, beat, potenti suoni synth, impreziositi da momenti di ottone dati dal sax, dal flauto traverso (del mai pago Gabrielli) e una trascinante batteria. Dopo un primo assaggio di Momentum, si torna a Decade, con le profondità di SuperStudio e le luci dei lampioni che diventano intermittenti a confermare in sound.
Dopo un avvincente “ritorno allo spazio” con Thrust Force, fa il suo secondo ingresso Ensi, che ci propone la grintosa Massacro all’alba resa ancor più tale dall’arrangiamento d’eccezione. Si prosegue con il respiro di Fail It Till You Make It e a chiudere la prima parte del live una strepitosa e psichedelica One Nation Under a Format. La ripresa è con Ghemon, che ci fa ascoltare Rose viola, brano già proposto in questa formazione in occasione dei duetti nell’edizione di Sanremo 2019. Il finale è tutto al passato, con il sound tipicamente poliziottesco di Notte in Bovisa, quel sound che ci ha fatto conoscere i Calibro.
Ma la serata non è finita. Last but not least arriva l’ospite annunciato che manca all’appello, Manuel Agnelli, in total black e maglietta dei Motorhead, il tempo di un accordo tira fuori una voce spaziale e ci tramortisce con Ragazzo di strada, scatenandosi con quei movimenti sincopati che tanto mi mancano. Ci si saluta così, tra occhi sgranati di un pubblico gasato che applaude a piene mani gli “indomiti esploratori”, che dal palco ricambiano i saluti, tra respiri per riprendere fiato e sorrisi.
Datemi retta, lasciatevi prendere per mano e fatevi guidare dai Calibro 35 attraverso i loro mondi. Ma soprattutto non perdete l’occasione di vederli live. Assistere ad un’esplosione di talento non è cosa da tutti i giorni.
Clicca qui per vedere le foto dei Calibro 35 in concerto a Milano (o sfoglia la gallery qui sotto)
CALIBRO 35 – La scaletta del concerto di Milano
Glory-Fake-Nation
Stan Lee (Ensi e Ghemon)
Death of Storytelling
SuperStudio
CLBR35
Automata
Tom Down
Thrust Force
Massacro all’alba
Fail It Till You Make It
4×4
S.P.A.C.E.
Black Moon
Bandits on Mars
Ungwana Bay Launch Complex
One Nation Under a Format / Trafelato
Rose viola (Ghemon)
Arrivederci e grazie
Giulia mon amour
Una notte in Bovisa
Ragazzo di strada (Manuel Agnelli)

