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Reportage Live

BAKAR e la capacità di vincere pioggia e freddo novembrino

Prima volta in Italia e prima tappa del tour europeo dell’artista di Camden che promuove la sua ultima uscita, “Halo”, con un sold-out e con uno show rapido ma molto intimo.

Articolo di Philip Grasselli | Foto di Andrea Ripamonti

Con questa pioggerella tipica di novembre, si entra gradualmente in quella modalità “ma chi me lo fa fare di andare fino a Segrate per un concerto?”. Con l’apertura della linea M4 della metropolitana fino all’aeroporto di Milano-Linate, la svogliatezza è solo l’unica motivazione per non raggiungere il Circolo Magnolia. Entriamo, così, nel vivo della programmazione invernale e quello di ieri sera, 9 novembre, è stato il turno di uno degli artisti inglesi più talentuosi della sua generazione: Abubakar Baker Shariff-Farr, per tutti Bakar.

La prima cosa che ho pensato appena varco la soglia del Magnolia è: ma io che cavolo ci faccio qui? Avrò tipo minimo dieci anni in più di tutti i presenti! Ebbene sì, le ipotesi sono due: o il pubblico è davvero giovanissimo, oppure c’è qualcuno che mente spudoratamente. In più è interessante anche l’internazionalità del parterre, spesso e volentieri si sente parlare in inglese o in altre lingue. Insomma, ci sono tutte le carte in regola per un concerto capace di affascinare tutti i tipi di target e in cui nessuno starà fermo, considerate le aspettative sulla perfrormance di Bakar.

Bakar

Dato che non solo è piovoso, ma anche freddo, c’è bisogno di scaldare un po’ la situazione e il DJ set targato Giama (Giorgia Amato, https://www.instagram.com/giama_/) ha funzionato. Una bella selezione di elettronica e rap, due dei generi in cui racchiudere Bakar.

A questo proposito, la prima questione è proprio questa: il primo mixtape, “Badkid”, è più alternative rock, il primo album “Nobody’s Home” tende all’alt pop, il secondo e ultimo “Halo”, è un mix tra rap, alt pop e R&B. Tutto molto figo, ma in sostanza chi abbiamo davanti? Un artista a tutto tondo, che bilancia i due piatti, gli arrangiamenti e i testi, ma soprattutto una presenza scenica pazzesca, con questa voce un po’ à la Kele Okereke dei Bloc Party, ma anche à la Andrew Mears dei Foals.

Bakar

La prima cosa che colpisce del palco è questa scenografia da vero indie, con le luci ad altezza pavimento e un disco di tela bianco che periodicamente cambia inclinazione o, addirittura, va a coprire interamente la figura di Bakar – come avvenuto proprio all’inizio del concerto in cui è partito il solo riff di chitarra ostinato di “OneInOneOut” accompagnato dalla drum machine e dalla sua voce. L’effetto è molto suggestivo, dà subito l’idea di una grande intimità tra l’artista e il pubblico che non ha mai smesso di cantare: Bakar è carichissimo, anche perché è la prima tappa europea del The Halo Tour – chiusa con un sold out –, ma così energico da ripetere in più riprese “Milano, I’m fu*kin’ comin’ back!”.

Da questo momento è tutto in discesa, al di là di un piccolo disguido tecnico tra “Hate the Sun” e “Right Here, for Now”. Ci sono tre costanti che fanno da collante fino a fine concerto: tutti cantano, tutti saltano (ho avuto diversi momenti in cui temevo cedesse il pavimento), tutti riprendono ogni singola canzone. E su quest’ultimo punto sorvolerei, potrei diventare molto polemico, visto che ho assistito a un buon 20% del concerto attraverso due o tre schermi dei telefoni di persone davanti a me…

La distribuzione dei brani è stata sbilanciata, ci sono stati moltissimi brani tratti da “Halo”, ma anche diverse sinusoidi tra momenti più lenti e introspettivi e set letteralmente dedicati al pogo come “1st Time” e “Small Town Girl”.

Uno dei singalong più attesi è stato quello di “Hell N Back”, una delle canzoni più famose del 2023, nonostante risalga al 2019. Come mai? La risposta è semplice: TikTok! Anche io ho conosciuto questo brano solamente quest’anno, l’unico, tra l’altro, entrato nella classifica inglese, alla posizione numero 20. I paradigmi delle classifiche ormai non sono più dettati dagli stream, ma anche dalla viralità sui social network o anche da serie TV molto attese (clamoroso e ben noto il caso di “Running Up That Hill” di Kate Bush, che detiene il record di attesa per un singolo a raggiungere la posizione numero 1 dell’Official Charts inglese, 27 anni).

Bakar

Vola il concerto e come sempre raccolgo qualche opinione qua e là, tra cui quella di Elena e Davide, de facto milanesi, che avevano aspettative inizialmente poco note, ma sono state ampiamente soddisfatte sia dalla voce clamorosa di Bakar: avrebbero voluto forse un concerto appena più lungo (da tenere conto che, ad esempio, in “Halo” non c’è una traccia più lunga di quattro minuti, ndr). Tra i loro momenti preferiti abbiamo “Small Town Girl” con l’atmosfera dei flash di tutti i smartphone, ma anche i grandi salti durante “Alive!”. 

Intercetto anche un ragazzo di Lancaster, Matthew, che è venuto ad hoc dal Regno Unito per questo live: sporge spontanea quindi la curiosità sull’origine di questo giro italiano e racconta del suo grande interessamento nei confronti della musica di Bakar dall’edizione del 2021 del Leeds Festival, nel palco condiviso con Girl in Red, Holly Humberstone, Mae Muller, Sophie and the Giants e molti altri. Insomma, una roba di vecchia data.

Infine, una domandina secca al volissimo alla DJ che ha aperto le scene, Giama:

P: Com’è stato aprire per Bakar?

G: Molto bello, mi piace un sacco e fino a qualche mese fa non me lo sarei mai immaginata. Tra l’altro lui live spacca.

In breve: Bakar ci ha proprio messi tutti d’accordo, un po’ come un piatto di lasagne a cui non puoi dire di no.

Clicca qui per vedere le foto di Bakar in concerto a Milano o sfoglia la gallery qui sotto

Bakar

BAKAR – La scaletta del concerto di Milano

OneInOneOut

I’m Done

All In

Facts_Situations

Reclaim!

The Mission

Hate the Sun

Right Here, for Now

Stop Selling Her Drugs

1st Time

Selling Biscuits

To Open My Heart

NW3

Alive!

Small Town Girl

Hell N Back

Big Dreams

Written By

Prima di tutto fotografo

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