Ben tornati Uber. Dopo sette anni i lucchesi, con un cambio nella line-up, danno alle stampe il loro secondo lavoro. Il cambio di chitarrista, via Claudio Saettoni e dentro Paolo Malfatti, ha determinato anche il cambio di stile.
Il math rock melodico vicino a Don Caballero e Joan of Arc ha lasciato il posto ad uno straniante elettro kraut e synth rock. Su tutte emerge la vibrante ed implosiva “Like David Carradine”, omaggio all’attore di “Kill Bill”, ma non sono da meno il p-funk ipnotico, circolare ed ossessivo, di matrice primusiana, della title-track.
Il trio riesce a coniugare psichedelia e frenesia in “Signals”, così come rende robotica e tribale “Highway routine”, mentre da un ritmo sincopato ed efficace a “The bartender at ‘unconscious’ happy hour”. In “the neurotic housewife and the indierocker” il trio toscano, invece, omaggia il meglio dell’indie-rock degli anni ’90.
Speriamo che per il prossimo lavoro degli Uber non debbano passare altri sette anni.
Vittorio Lannutti

