Autoprodotto
Questo cantastorie inglese ha trovato la sua dimensione ad Amsterdam, dove vive e lavora come commerciante, in quanto ha aperto un negozio di abbigliamento. Per fortuna la vita nel commercio gli stava stretta, e così Jack Stafford ha deciso di girare l’Europa e l’America per fare concerti. Dal 2005 ha pubblicato quattro dischi, compreso quest’ultimo. E vi assicuro che “Tall folks from little big town” è un lavoro senza tempo. Sì, perché il suo country-folk pur così tradizionale e profondamente vintage rende attuale l’esigenza di assaporare ancora certe sonorità. Lo stesso lavoro di mixaggio è stato fatto in modo tale da riprodurre il fruscio di un vecchio vinile e di trasmettere la sensazione che la registrazione sia avvenuta in qualche vecchio studio del profondo sud degli Usa, dove negli anni ‘20 e ‘30 del secolo scorso transitavano folksinger e bluesmen. Tutti i brani del disco sono per voce e chitarra, qualcuno anche per sola voce. Gli omaggi a Woody Guthrie, a Bob Dylan e a tutta la tradizione folk si sprecano e trovano la loro apoteosi nella cover che il menestrello di Duluth dedicò al suo padre spirituale: “Song to Woody”. Stafford è accompagnato spesso dalla voce femminile di Joanna Newsom. Ma in alcuni brani l’ospite si esprime da sola, giungendo alle vette interpretative di Ani Di Franco (“Mr postman”). Stafford dal canto suo ha una voce piuttosto versatile, in grado di proporre i classici della coralità folk di matrice Usa (“The art of conversation”) e allo stesso tempo di usare tonalità baritonali alla maniera di Johnny Cash (“Gay ok”). A gennaio Stafford sarà in Italia per una manciata di date nel centro-nord. Un appuntamento da non perdere per gli appassionati del genere.
Per informazioni: http://thejackstaffordfoundation.com
Voto: 8/10