Secondo disco per questo gruppo dedito allo psycho-garage più estremo e acido degli ultimi anni. Imprevedibili gli SJAC suonano un garage rock schizoide, a volte intarsiato di intimi arpeggi acustici, ma effimeri, perché repentinamente bruciati da distorsioni e cascate di acidità.
Convulsi ed umorali questi musicisti passano da momenti melodici (“Rarefied landscapes”) all’irruenza del rock tirato e sguaiato di “Radar”. Il gruppo tocca anche altri lidi, come il post punk di “Idol”, dotato di belle chitarre o il quasi industrial-electro-rock di “Don’t be cruel” e di “Scattering”, mentre “Sex Tex Mex” è un portentoso boogie-stoner carico e pieno di energia psycho-rock, brano che fa il paio con le acidità portate nello spazio di “Teasing play”.
L’ascolto di “We are ready for the electric chair” non lascia indifferenti, perché lascia irreversibili conseguenze nei cervelli degli ascoltatori, quindi astenersi menti facilmente manipolabili e suggestionabili.

