Se escludiamo lo spunto vintage del crooning 1959, che con il suo dondolio suadente ci riporta a uno svenevole ballo di fine anno, è possibile osservare d’emblée la predominanza del filone scoppiettante da “Friday night 4ever”: l’impeto post-grunge dell’ouverture The Same Old Story, che ben miscela inframmezzi lenti a frenetici colpi di bacchette, o il girogirotondo con coretti catchy di My Favourite Colour. E ancora, il contagioso baccanale ad oltranza mescolato a distensioni strumentali di This is Halloween o il tripudio bandistico di Edward Teach Also Known as Blackbeard e la vivace sarabanda Hold Fast.
Dopo tanto saltare e in mezzo all’amalgama iperattivo e rullante sono tre, il numero perfetto, i gioielli musicali di questo album: troneggiano i 3 minuti della roca emozione e del vulcanico hard blues di Nothing to Lose Blues. Stupenda, poi, l’ultra-camaleontica Molly, scelta a buon diritto dai nostri Nick & Jack come singolo di lancio, gioco ben studiato di trepide carezze, appassionante tanto nelle strofe quanto negli incisi. Il gran finale è affidato a Winter Whales War, prettamente strumentale ed emotivamente carica nella sua inesorabile semplicità, accompagnata dall’efebica voce che recita il poema di Whitman tra il dolce sbattere di quelle magnifiche onde che guarderemmo per ore senza mai stancarci.
Winter Whales War: un disco a più velocità, all’insegna del divertissement e dell’incedere irruento che, grazie all’incredibile presa diretta sull’ascoltatore, preannuncia un futuro indubbiamente roseo a questo gruppo sui palchi di tutto il mondo.
di Karen Gammarota

