
SLAYER - World Painted Blood
American recordings
Correva l’anno 1986 quando il mondo fu scosso dall’uscita di Reign in Blood, disco d’oro negli Stati Uniti e osannato da più parti come pietra miliare del trash metal.
Io, dovevo ancora nascere. Ma ricordo ancora con precisione il giorno in cui mio zio mi diede tra le mani quel cd, dicendomi che, in un modo o nell’altro, mi avrebbe cambiato la vita.
Ai tempi, frequentavo la quarta elementare.
E ora, dopo 12 anni, tengo tra le mani il nuovo album degli Slayer “World painted blood”, con la stessa emozione di una bambina di 9 anni.
A 3 anni di distanza da Christ Illusion, il quale riportava la band ad un suono più primitivo rispetto ai precedenti Diabolus in Musica e God hates Us All, World Painted Blood riporta definitivamente la band agli arbori originari, contraddistinti da un suono più spoglio e rurale, più violento e irrazionale.
E’ per questo che non c’è da meravigliarsi se i fans più accaniti criticano il nuovo album dicendo che, in esso, non riscontrano niente di nuovo.
Ad essi mi sento di dire: “Ragazzi, gli Slayer sono 28 anni che fanno musica, a differenza degli altri gruppi trash metal non hanno mai modificato il loro stile tipico, riconoscibile anche da mia nonna..ringraziate che facciano ancora musica, va!”
E poi, a mio modesto parere, l’album viaggia e viaggia alla grande.
Mettetelo nel vostro lettore mp3, ascoltatelo alla mattina appena alzati, quando il freddo sembra volervi spaccare la pelle e anche il cielo sembra avercela con voi, vomitando neve, pioggia o altre rotture di palle che, quando già siete incazzati perchè dovete andare a lavorare, certo non aiutano.
Ascoltate questi pezzi mentre il vostro capo vi importuna con la sua voce fastidiosa, mentre un ragazzino idiota vi ruba l’ultimo posto sull’autobus, mentre la morosa vi tira le solite paranoie che, ora, non avete voglia di ascoltare.
Mettetevi le cuffie, alzate il volume mentre camminate veloci nella notte. E tutto quello che vedrete, saranno immagini di morte fare capolino da dietro i muri. Genocidi infiammare le strade. Chiese soccombere sotto il peso di una pioggia di sangue. Immaginerete voi stessi con una motosega in mano deturpare volti e distruggere tutto ciò che vi circonda.
Brutalità, è la parola d’ordine.
Ma ora concentriamoci sull’album: la title track posta in apertura è un climax di violenza e odio, caratterizzata da un incipit oscuro, con toni sommessi e voci sussurrate, che scoppia poi in una clamorosa cavalcata di chitarra e batteria, con influenze hardcore.
Come di consueto il tema centrale della canzone è la religione e le sue immagini apocalittiche.
Il tono non cambia passando a Unit 731 (dedicata all’omonima unità dell’esercito giapponese incaricata tra il 1936 ed il 1945 di studiare e testare armi chimiche e biologiche), velocissima e potente, anche grazie ai toni squarciagola di Tom e alle accoppiate soliste di Hanneman-King.
Snuff procede sugli stessi binari con un’apertura composta da assoli graffianti che rendono esattamente la sensazione di soffocamento esposta dal titolo della canzone e grazie alla batteria di Lombardo, che corre dritta come un treno ad altà velocità, sempre.
E’ a questo punto che calano le ombre e ci inoltriamo nella parte più riflessiva dell’album con Beauty Through Order, l’ennesimo tributo alla Contessa Bathory, immagine estremamente cara al mondo del metal (Venom e Cradle of Filth su tutti).
Hate Worldwide e Public Display Of Dismemberment continuano i toni brutali dell’album; il problema arriva con Human Strain e Americon.
A questi due pezzi, sembra mancare qualcosa. Lenta e stagnante la prima, al limite del nu metal più triste la seconda. Peccato.
Fortunatamente a risollevare i toni arriva Psycopathy Red.
La psicopatia viene definita come un disturbo della personalità che crea antisocialità.
E, questo pezzo, riesce indubbiamente a sottolineare la degenerazione mentale che il titolo porta in sé.
Playing with Dolls sembra continuare la discesa in un tunnel di pazzia e alienazione.
Toni lenti e cupi al suo incipit, un riff che prosegue come una nenia per tutta la durata del brano e la voce da pazzo di Tom, che si dedica addirittura a linee vocali del tutto “pulite” per qualche istante, caratterizzano la track.
A chiudere l’album troviamo Not of This God, la solita mazzata finale che ci porta a tirarci pugni sul cranio imprecando chissà quale Dio.
Insomma, se questo è davvero il primo capitolo di una trilogia che chiuderà definitivamente la carriera degli Slayer, allora tanto di cappello, i nostri metallari preferiti si preparano a chiudere le danze in gran stile.
Tracklist:
World Painted Blood
Unit 731
Snuff
Beauty Through Order
Hate Worldwide
Public Display of Dismemberment
Human Strain
Psychopathy Red
Playing with Dolls
Not of This God
Durata: 39 min 46 sec
