

OCEANDRIVE - Why everybody sucks?
Il fulcro è sempre il sound rotondo e definito delle chitarre, che in quanto a gain sembrano riaffacciarsi spesso alla finestra nineties californiana (simil-Incubus): su questi riferimenti i momenti migliori riguardano senza dubbio Gheisha Stone (forse la migliore del disco), Acure e la “deftoniana” Sparrow.
Ma nonostante lo stampo dato dai chitarroni tipicamente heavy i momenti raffinati non mancano: Codeine & Champagne, Burning e Gash sono decisamente more electronic oriented: a tratti sconfinano nell’Industrial di Reznor rendendo l’idea del cambiamento (di forma e stile) che ha invesito la band, una sorta di maturazione sonora verso un percorso più sperimentale e alternativo.
Come se non bastasse l’album ci regala anche una chicca, la cover di “The Look” dei mitici Roxette (!), con dei riarrangiamenti davvero meritevoli.
Insomma il post-hardcore italiano non sembra fermarsi qui ma pare che continui a evolversi verso nuove direzioni e ampie sfaccettature. Gli Oceandrive sono una di queste.
VOTO : 7/10

