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JudA – Malelieve

JudA - Malelieve

Il verso del cinghiale
Superano ottimamente la fatidica prova del secondo disco i lombardi judA, con “Malelieve”, con il quale tendono a riproporre un grunge riletto in italiano con modalità non tanto dissimili da quella che fecero ai loro esordi i Verdena. Per questo lavoro il trio ha chiesto la collaborazione di Paolo
Fusini degli Spread, di Stead, di Laura Spada degli Psychovox e di Xabier Iriondo
. Il giunge riletto dal trio è talmente carico di psichedelia, al punto che in certi episodi, come in “Lame di sabbia” c’è un’ottima fusione con lo stoner. Altra particolarità positiva del disco è l’attenzione posta nei testi,
sempre ben curati con tematiche molto introspettive, che fondamentalmente descrivono le angosce esistenziali, sempre descritte con cognizione e con dovizia di particolari, soprattutto in “Lame di sabbia”. La psichedelia che è il valore aggiunto di questo lavoro, intraprende strade diverse, quindi
non solo quella dello stoner, ma anche quella che crea uno strano e quindi intrigante ponte tra lo space-rock e le tensioni dei Neurosis de “Il giorno più lungo” o ancora nell’incostanza di “Trema” dove le chitarre in acido prima vanno molto lente, per poi crescere di intensità e dilatarsi. Altro
elemento fondamentale di “Malelieve” è il noise, che emerge soprattutto nelle chitarre abbastanza sature di “3c”.
La strada che ha intrapreso questo trio è quella che porta ad ottimi risultati dal punto di vista qualitativo, teniamoli d’occhio.

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