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ASSALTI FRONTALI – Profondo Rosso

Daje Forte Daje
“Profondo rosso” è il disco più bello del combo hip hop romano degli ultimi anni. Paradossalmente quanto più i potentati finanziari globali strozzano il cittadino del ceto medio-basso, più Militant A & soci producono dischi di ottima fattura. “Profondo rosso” mi ha esaltato, così come “Conflitto” mi folgorò tre lustri fa. La bellezza di questo disco non sta tanto nelle liriche, che sono di ottimo livello, come sempre, ma negli arrangiamenti musicali. Bonnot, molto più che in “Mi sa che stanotte” e in “Un’intesa perfetta” ha dato una spinta più solare ai dieci brani in scaletta, rendendoli aperti, ballabili e di presa più facile, strumentale ad un gruppo rap, soprattutto se deve comunicare concetti fondamentali come fanno gli AF. Militant A non sbaglia un colpo, d’altronde ormai è un rapper navigato e coniuga perfettamente poesia da strada e concetti profondi, senza essere mai retorico ed evitando inutili ed effimeri slogan. Se nella title-track rivendica l’importanza di partire dall’autorganizzazione con un welfare dal basso, contro banchieri e finanzieri, in “Roma meticcia” descrive la parte bella della capitale, vale a dire quella che non esclude, ma che si apre ai migranti, brano in linea con “Sono cool questi rom” e “Lampedusa lo sa”, ma anche con l’omaggio all’Africa di “Mamy”. Inquietante la puntuale descrizione dei rampanti politici ed imprenditori di “Avere vent’anni”, contrapposta a “Banditi nella sala”, omaggio a chi è sempre contro e del quale non sempre ci vengono spiegate in maniera adeguata le ragioni. Esaltante è anche “Cattivi maestri” un sacrosanto inno a ribellarsi al neoliberismo che, attraverso i servi di governanti e polizie, vuol rendere inutili e poco efficienti scuole e università pubbliche. Tuttavia, una certa attenzione merita “Storia dell’orso Bruno”, brano dedicato a Bruno, un orso che fu ucciso sulla Baviera, reo di cibarsi di galline e pecore, diventando il public enemy numero 1. Brano nel quale gli AF mettono in evidenza la violenza bruta dell’uomo, incapace, oramai, di tollerare qualunque reale istinto animale, che non sia controllato. Dal profondo rosso nel quale i potenti del mondo ci hanno ridotto si deve ripartire per ribellarsi e per cambiare l’ordine esistente, altrimenti affonderemo ulteriormente.

Vittorio Lannutti

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