L’approccio musicale di Giacomo Toni è di un cantautorato a tutto tondo, con una base jazzata, per certi versi assimilabile al primo Vinicio Capossela, per intenderci quello più avvolto su sé stesso, o al Paolo Conte della fine degli anni ’80. Toni riesce magistralmente a coniugare testi esistenziali, romantici con ritmiche sia morbide, che frizzanti.
I testi più intensi sono quelli che hanno un risvolto esistenziale ed introspettivo come la lenta “Se ti vedo”, vicina a certe cose di Enzo Jannacci o la melliflua “Un bel sabato”.
Un’altra grande influenza di Toni è il jazz’n’blues di New Orleans, dato il gran ritmo presente in diverse tracce, che a loro volta contengono testi ironici e spesso cinici, come “L’autoambulanza”, “Il bevitore longevo”, “Come una specie di mezzo matto”, che evoca il fantasma di Fred Buscaglione o “Maledizione”, che ha un’aria da night club, con la sua storia di un disperato innamorato. Un’altra passione del cantautore emiliano sono le macchine, che omaggia nella bandistica “Un bel sabato” e nell’amara “Ode al meccanico mite”.
Un bellissimo disco, che fa ben sperare per il rinnovamento generazionale del cantautorato italiano.

