Passano le mode, passano i nulla di fatto (x factor), ma per fortuna non passa la bella tradizione del cantautorato italiano. Mazzoni, non più giovanissimo, è venuto a dirci che è ancora forte l’esigenza di esprimersi con liriche bel levigate e con un sound che sa tanto di classico, quanto si rende necessario all’ascolto anche dell’orecchio più navigato. Con “Cosa si sciupa” Mazzoni, cantautore dell’appenino modenese, pubblica il secondo disco, sempre supportato e coprodotto da Luca Rossi, ex Ustamamò.
Mazzoni ha la saggia presunzione di fare cantautorato rock con il pianoforte. In effetti, il sound che emerge da queste undici tracce è un intrigante incrocio tra la ballata, tanta malinconia e la tendenza a costruire strutture rock, che però non vengono mai espresse totalmente. La sua modalità di scrittura oltre ad essere descrittiva ed efficace nel porre all’ascoltatore subito la situazione o l’ambientazione che intende descrivere, è spesso cinica e priva di fronzoli, piuttosto diretta e forse è più in questo aspetto che emerge la vana rock. I brani più cinici sono la greve e decisa “Diva” e “Ciao tenerezza”. In quest’ultima sono presenti anche arie francesi nel finale. La malinconia è un altro caposaldo della scrittura di Mazzoni, prendete “Tornerà la felicità”, che nonostante il titolo, ha un incedere triste e nostalgico. Il brano più vicino al rock è “Nell’ara c’era un forte odore”, nel quale il cantautore modenese si lascia andare ad un surf rock di ambientazione western. Se il secondo disco è il più difficile, Mazzoni ha ampiamente superato la prova.

