Dopo il grande successo del 2013, è tornata con 12 nuove puntate on air Roxybar, la famosa trasmissione di Red Ronnie nata in tv e ora sul web, in diretta ogni domenica dalle 20.30 a mezzanotte su http://roxybar.twww.tv/?onair e che si può rivedere on line su www.roxybar.tv. La musica live è la grande protagonista, con ospiti italiani e internazionali, insieme a giovani band emergenti che partecipano al “Trofeo Roxy Bar”. Spazio anche a cultura, attualità, tematiche sociali e soprattutto la possibilità di interagire in diretta con gli artisti in studio, attraverso i social network.
Abbiamo incontrato Red Ronnie che ci ha parlato di Roxybar.tv, di musica, talenti artistici e anche di quella volta in cui intervistò Fidel Castro…
Rockon: Red Ronnie, una vita per la musica, in tutte le declinazioni. Radio, TV, Eventi, Spot, e ora web… la musica è il fil rouge della tua attività artistica. Di quali esperienze conservi i migliori ricordi?
Red Ronnie: Ce ne sono due, la prima è quella delle radio libere, del 1975 e 1976, con la possibilità di sperimentare qualcosa di veramente nuovo e innovativo e l’ultima, quella di adesso con RoxyBar.TV, che è quella di fare programmi radio con streaming di video e audio, con la grande opportunità di poter arrivare in tutto il mondo, non solo tramite computer sul sito ma anche su Mobile e Tablet, attraverso un’applicazione. L’eccitazione dopo tanti anni è di avere di nuovo la libertà di scrivere ciò che le emozioni ti dettano.
Hai vissuto in prima persona il passaggio dalla televisione generalista con Rai e Mediaset alla televisione tematica (Video Music e poi TMC 2), credendo nell’indipendenza e nella libertà di fare musica. Come sei riuscito ad adattare la tua professionalità a format e a tipi di pubblico così differenti?
RR: La possibilità che la tv generalista mi ha dato è quella di essere conosciuto e “famoso”. Con Una Rotonda Sul Mare ho raggiunto la notorietà del 97% tra i ragazzi al di sotto dei 25 anni, secondo un’inchiesta Abacus, però quel Red Ronnie non era felice. Non volevo diventare “il presentatore” di rete e infatti altri miei coetanei hanno fatto carriera in quel campo. Io invece mi sentivo e sono tuttora un artigiano: qualsiasi cosa che ho fatto l’ho fatta con la sperimentazione, affascinato dalle tecnologie e dal “nuovo”, che con Internet ha avuto il suo massimo sviluppo. Quando facevo Be Bop a Lula e Bandiera Gialla mi chiamò Arbore dicendo che avevo rivoluzionato i tempi televisivi, e parliamo del 1984-1991. Già allora mi sentivo un rivoluzionario perché andavo avanti d’istinto, con una mentalità da utente, che si annoiava immediatamente se non c’era qualcosa di nuovo da vedere e ascoltare. Oggi con Roxybar.TV posso amplificare la novità, arrichita di verità, con alla base una tecnologia e un linguaggio diversi da quelli televisivi. Penso ad esempio alla tecnica del piano sequenza o alla possibilità di registrare un programma tutto filato e senza cut. Quale tv ti dà questa libertà
Parlaci di Roxybar.tv : su internet la sperimentazione è massima e puoi permetterti di avere carta bianca. Fino a dove vuoi spingerti?
RR: Certo, è un canale autonomo gestito da me e dalla mia piccola “ditta di famiglia” con moglie e figlie, che dal punto di vista finanziario fa ancora fatica a decollare, perché se escludiamo l’unico sponsor Golia, per il resto le grandi concessionari di pubblicità non vengono certo ad investire di questa web tv. Invece per quanto riguarda i contenuti e le idee, Roxybar.tv ha avuto un boom clamoroso. Detto questo voglio continuare a sperimentare, fermo restando che anche qui su Internet restano comunque dei limiti.
Dalla tv tradizionale alla web tv: come Roxybar è cambiato attraverso gli anni e attraverso i media?
RR: Roxybar.tv documenta le cose che esistono. Allora documentava il problema di una guerra, oggi documenta il sociale, come la storia di Chico Forti, o quella di Stamina e del papà di Sofia. Per la musica invece, oltre ad avere ospiti importanti, diamo anche molto spazio agli artisti emergenti: oggi in tv ci vai solo se vieni dai talent, nei locali suoni solo se sei una cover band, le possibilità se sei giovane sono poche, visto che mancano ancora di più gli spazi per emergere, rispetto ad un tempo.
In più su Internet hai la possibilità di vedere e rivedere le puntate, cercando tra i programmi, per artista, per generi o per data di messa in onda. Su Roxybar.tv hai a disposizione più di 1000 puntate che puoi vedere immediatamente, mandare andare avanti o indietro, condividere i video su Social Network, commentare, approfondire certe tematiche, vedere i backstage degli incontri con gli artisti o con i fan, come se quello che vedi non fosse un programma tv, ma più un documentario.
D: Prima c’erano Vota la voce e Sanremo, poi ci sono stati Amici e X Factor, ora ci sono Youtube e il Crowdfunding. Cosa ne pensi dei nuovi modi per far emergere i talenti musicali?
RR: I nuovi modi per farsi conoscere attraverso Internet sono fantastici, ma hanno un problema: i casi di successo sono davvero pochissimi. Il fatto che un gruppo di sconosciuti abbia caricato un video della loro canzone su Youtube, sia esploso in maniera virale in tutto il mondo e questi arrivano a pubblicare un disco è una leggenda. Per riuscire bene in questo mestiere bisogna sbattersi tanto, soprattutto in sala prove e poi sapersi confrontare, su un palco, con un pubblico che è il metro di giudizio del lavoro che fai. Online sono diffusissimi i contest e concorsi per le band: ci sono più giovani che passano il tempo a scrivere su Facebook “votatemi, cliccate qui e fatemi vincere a questo concorso”, piuttosto che suonare e risuonare i loro pezzi, per accorgersi cosa funziona e cosa no dal punto di vista musicale. La musica per essere vincente deve innanzitutto essere suonata dal vivo e dopo deve essere pubblicizzata.
Leggendo la tua biografia, ho scoperto cose molto interessanti, come la tua avventura a Cuba con Roxybar: sei stato l’unico straniero a poter trasmettere dall’isola e soprattutto una delle poche persone a cui Fidel Castro ha concesso un’intervista. Ci racconti come è andata?
RR: Roxybar è andato in onda 5 anni a Cuba ed è successo che una volta sono stato invitato a Palazzo insieme ad altre personalità. Prima di cenare, ho avuto un scambio di battute con Castro e gli ho detto che il mio programma andava in onda da Cuba e lui mi ha detto “Sì lo so, ma te lo rubiamo o ce lo dai tu?” e io risposi “No, lo produco io ma è trasmesso in Italia, non qui”, così lui mi stupì dicendo “Ma allora ti siamo debitori, cosa ti piacerebbe avere?” e io gli proposi di intervistarlo. Castro era un po’ in dubbio, diceva che non conosceva la musica e non sapeva quale contributo avrebbe potuto dare a Roxybar. Gli dissi che volevo parlare di cultura e quindi accosentì a registrare questa lunga chiacchierata che è rimasta nei miei archivi per anni, non avendo trovato subito interesse da parte di giornalisti e redazioni tradizionali, ma fu pubblicata postuma dopo molto tempo.
Concludiamo con una domanda sul rock, visto che siamo una webzine che parla di questo. Per te oggi cosa è rock?
RR: Il rock è LA musica. E tra tutti i generi è quello che più esprime continuità e riesce a mette d’accordo tutti. Se agli inizi della sua storia il rock aveva diviso le generazioni, oggi invece il rock accomuna e unisce: figli e nipoti oggi ascoltano i Beatles, Rolling Stones, Led Zeppelin, insomma tutta la musica che i padri e i nonni ascoltavano un tempo.

