Articolo di Simona Ventrella | Foto di Marco Arici
Gli Explosions In The Sky sono una band di bravi ragazzi di Austin, che suonano in maniera appassionata e potente uno dei migliori post rock che si possa sentire in giro. Sono circa vent’anni che solcano i palchi del mondo portando le loro meravigliose melodie, calde ed eteree, alle orecchie dei più fortunati. Veri e propri incendi sonori che si accendono lentamente come piccoli fiammiferi, per poi divampare ed esplodere in pareti di rumore che fanno girare la testa. A Milano arrivano per celebrare il loro ventesimo anniversario, da quel fortunato ed emozionante esordio con con How Stange, Innocence. In cui raccontarono il loro personale “dizionario” del post rock mettendo insieme suggestioni, suoni e atmosfere, che li avrebbero accompagnati fino ad oggi. Atmosfere rarefatte, romantiche e sempre sull’orlo di sfociare in tragedie composte, sono le stesse che a Milano, hanno avvolto, assieme ad un copioso fumo, la band sul palco del Fabrique e il pubblico attento e silenzioso in platea.
Una piccola messa sonora che ha ricevuto il meritato rispetto e iniziata con le parole di Munaf Rayani, che in un inaspettato italiano ringrazia il pubblico per questi lunghi vent’anni e lascia che la magia possa iniziare con un laconico e spezzacuore: ”Noi siamo le esplosioni nel cielo”. Mai nome fu più azzeccato, questo è l’unico pensiero che in un’ora e mezza di puro trasporto la mia testa è stata capace di elaborare, travolta in un incessante flusso di struggente sentimentalismi ed epiche cavalcate di riverberi e delay, intrecciati in tappeti sonori compatti e trionfanti. Il senso di riconciliazione e bellezza di canzoni come Have You Passed Through This Night? e You Hand in Mine è difficile da spiegare, la loro compattezza, il loro fluido oscillare ognuno nel suo flusso ritmico, ha qualche proprietà ipnotica, quasi terapeutica, nascosta, che solo il post rock di livello riesce ad avere. E così ti fermi a vedere Munaf intenso, fisico, arrotolarsi sulla chitarra fino a scomparire, Mark Smith statuario e quasi immobile a costruire le fondamenta del suono e Michael James che posizionato in mezzo ai due, riequilibra gli assetti con le movenze ondeggianti di un rocker d’esperienza.
Una magia davvero unica e rara, che nasce dallo sforzo dei singoli, ma che si manifesta in maniera unitaria nell’energica robustezza del gruppo. Il pubblico, stregato, viene così portato per mano a spasso per una scaletta che ripercorre i sette album del gruppo, ad eccezione di The Rescue (e di Take Care, Take Care, Take Care), in un racconto ben costruito e strutturato su principi basilari di continuità ed equilibrio. Difficile trovare una sbavatura, un errore, un passo falso, tutto è perfetto, pulito, impeccabile, nessuna concessione al caso è stata prevista. Si arriva, quasi senza cognizione, alla chiusura, affidata ad una doppietta memorabile, che mette in file Disintegration Anxiety e Magic Hours, lasciando tutti, noi e loro, senza fiato. Finisce così, senza eclatanti fronzoli, ma con la grande classe e umiltà che li contraddistingue. Non ci sono spazi per il bis, ma probabilmente in questo caso non servono. Tutto ha avuto un inizio e una fine in una narrazione impeccabile, in cui la band non ha risparmiato mai una nota o un delay, riuscendo senza parole, a trasferire al pubblico questa dolcissima potenza, lasciandoci in pace, ricolmi di benessere e riconciliati con la bellezza che la musica può dare. Grazie Explosions In The sky per essere una certezza ogni volta che vengo ad ascoltarvi, non smettete mai di essere le esplosioni nel cielo preferite.
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EXPLOSIONS IN THE SKY – La setlist del concerto di Milano
A Song for Our Father
Yasmin the e Lightt
The Only Moment We Were Alone
Great Death
Catastophe and the Cure
Have You Passed Through This Night?
You Hand in Mine
Colors in Space
The Birth and Death of the Day
Disintegration Anxiety
Magic Hours
SMNS
08/02/2020 at 01:22
“Il pubblico, stregato, viene così portato per mano a spasso per una scaletta che ripercorre i sette album del gruppo, ad eccezione di The Rescue, in un racconto ben costruito e strutturato su principi basilari di continuità ed equilibrio.”
Also nothing from Take Care, Take Care, Take Care was played @ Milano. 😉