Reportage Live

Dai pub inglesi ai grandi palazzetti: i Mumford & Sons emozionano a Milano. Foto, reportage e scaletta del concerto

Articolo di Giulia Manfieri | Foto di Davide Merli

Un Mediolanum Forum decisamente sold out – per l’atmosfera che si respira e per gli spettatori – accoglie l’unica data italiana del Delta Tour dei Mumford & Sons. La band londinese torna in Italia dopo quasi tre anni di assenza, sempre a Milano, per presentare il quarto album in studio “Delta”, uscito nel Novembre 2018.

Dopo più di dieci anni di carriera, partiti dai più piccoli pub della capitale inglese, il traguardo dei grandi palazzetti pare, a guidicare dalla sicurezza della band sul palco, nient’altro che il proseguimento naturale del percorso di uno dei gruppi che più si sono imposti sulla scena indie-rock dell’ultimo decennio, con lo spirito e la qualità di chi vuole lasciare il segno in un genere sempre più caratterizzato da mode passeggere.

Sebbene le atmosfere folk degli inizi siano state – con il tempo e con i nuovi dischi – arricchite da sonorità più mainstream e sperimentazioni di altro genere, il successo della band e il suo appeal sul grande pubblico non accenna a svanire.

Non sono una fan dei grandi palazzetti, preferisco – come tanti – i concerti intimi e ristretti, ma devo ammettere che, in più di un paio di anni di frequentazione, ho faticato a ricordare un Forum di Assago pieno di energia, di gioia, di voglia di ballare e cantare come quello che ha atteso ed accompagnato i Mumford & Sons per tutta la serata.

Ci sono tutti: i gruppi di amici pronti a far casino con una birra a testa – e anche di più – in mano, gli innamorati che fin dalle prime note di Guiding Light (primo singolo estratto da “Delta”) si abbracciano e si baciano, genitori e figli pronti a scatenarsi e ballare a ritmo delle atmosfere folk che accompagnano anche il secondo brano in scaletta, Little Lion Man, uno dei più amati e conosciuti della band inglese.

L’entusiasmo del pubblico non cenna a placarsi nemmeno per un secondo: il parterre, che circonda il palco situato al centro del palazzetto, balla e salta, e dalle tribune tutti – rigorosamente in piedi – cantano e battono a tempo le mani. La band – 9 sul palco – prosegue sicura con Holland Road ma è su The Cave, pezzo estratto dal primo album, che Marcus Mumford – frontman e cantante della band – pare esitare sull’attacco, quasi emozionato dalla reazione che gli spettatori gli riservano. Un sorriso – che cela un grande “grazie” – e si parte, accompagnati dal sing-along di tutto il Forum.

Per Lover of the Light Marcus si sposta alla batteria, dove suona e canta in modo impeccabile, come per il resto del concerto. È forse l’unico momento della serata in cui riposa – si fa per dire – dall’avanti e indietro costante tra i due lati del palco, obbligatorio per non deludere nessuna delle due prime file del Forum.

Arriva – finalmente – il momento in cui anche io posso cantare, per la felicità – si fa per dire – dei miei vicini di parterre. La band chiede di fare luce con i telefoni e tutto è pronto per accogliere Believe, in una cornice di luci che illuminano a giorno il palazzetto. Ditmas invece, altro successone radiofonico della band, vede un siparietto decisamente emozionante: dopo la prima strofa, infatti, Marcus Mumford si lancia prima in un giro intorno al palco e poi comincia a correre in mezzo alla folla, passando dal parterre alla tibuna centrale in un batter d’occhio. La folla è giustamente fuori controllo e, mentre cerco di non essere travolta da qualche corridore che lo insegue, il frontman conclude il pezzo – aiutato da qualche fan che si intrufola tra lui e il microfono – ritornando verso il palco centrale.

Il concerto prosegue con la stessa carica del minuto zero, con tre nuovi brani (Slip away, Picture you e Darkness visible), che per alcuni versi si allontanano leggermente dalle atmosfere folk-rock, lasciando da parte il banjo, e aprendosi alle sperimentazioni di cui il nuovo album è permeato, senza comunque allontanarsi dalla cifra stilistica della band.

The wolf conclude la prima parte del set in grande stile. Il brano, decisamente rock, è già di per sé potentissimo in cuffia. Le luci del palco, che lo illuminano dall’alto come dei raggi, unite alla carica della band dal vivo e quella dell’instancabile pubblico non fanno altro che rendere la canzone il climax di tutto il concerto, dopo il quale ci si prende tutti, giustamente, un secondo di pausa.

I Mumford & Sons, questa volta senza i musicisti di supporto, tornano in 4 sul palco. Marcus Mumford, Ben Lovett, Winston Marshall e Ted Dwan si dispongono al centro intorno ad un solo microfono. “Questa è una canzone molto tranquilla”, inizia il frontman con un italiano quasi perfetto, “in English we say: shut the fuck up!”. Così inizia – tra gli “shhh” del pubblico – un intimo pezzo in acustico, quattro voci e una chitarra, sulle note di Forever: la dimostrazione di come, anche in un palazzetto con intorno migliaia di persone, ci si possa sentire come in un vecchio pub con le pareti in legno.

Ci sono ancora un paio di brani a disposizione e la band ne approfitta per chiamare sul palco i Gang of Youths, che hanno aperto la serata, per eseguire Awake my soul, cover degli australiani The Middle East. La gente non è stanca e vuole ancora ballare, perchè sa che manca all’appello I will wait, uno dei grandi “inni” della band inglese, che, dopo l’ennesima esplosione della serata si dirige verso la conclusione del set.

Con Delta, title-track del nuovo album, tra grandi applausi e confetti che piovono dall’alto del Forum, si conclude un grandissimo concerto: la conferma di una band che ha saputo creare il proprio cammino, partendo dalla semplicità di un banjo e una chitarra, e conquistare con la sua spontaneità, l’amore per la musica, un songwriting unico e sonorità piacevolmente retrò, anche il pubblico più giovane.

Clicca qui per vedere le foto dei Mumford & Sons a Milano (o sfoglia la gallery qui sotto).

MUMFORD & SONS – la Setlist del concerto di Milano

Guiding light
Little lion man
Holland road
The cave
Beloved
Lover of the Light
Tompkins square park
Believe
Ditmas
Slip away
Picture you
Darkness visible
The wolf

Forever
Blood
Awake my soul
I will wait
Delta

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