Il Laboratorio Musicale “Suono C” e l’esordio discografico, “Fobetore”. Otto tracce, più di cinquanta minuti. La fobia nella fobia. Ho paura ma rimango sveglio. Dormo ma ho paura. La sintesi dell’improvvisazione, della musica scomposta, della forma senza forma (“Terfobeo” è la bellezza), degli schemi senza schemi, dell’avanguardia minimalistica, rumoristica, paranoica e totale di Cage (“Efotobre”), del free-jazz di Sun Ra. Computer, sax, chitarre, synth ed un magnetico tappeto di rumori stridenti. La marcatura a uomo è morta. Rompete le righe e bla bla bla. Più precisamente, fate un po’ come cazzo vi pare. Amore, ho bisogno di te. Anzi no, ho bisogno dei tuoi soldi. Ti prego, regalami la gioia, regalami una piallatrice, devo piallare il mondo, il mondo ha bisogno di una bella piallata.
“Fobetore”, produce Snowdonia, la Puglia, la campagna, sentirsi senza vedersi, la manipolazione sonora delle fobie, delle paure, delle ossessioni compulsive, istintive. La poesia crepuscolare del Laboratorio Musicale “Suono C”, come una delle più moderne ed efficaci espressioni avanguardistiche degli ultimi cinque anni.
Francesco Diodati