Interviste

Intervista ai FAST ANIMALS AND SLOW KIDS @ Sziget Festival 2015

Foto di Matteo Scalet – Intervista di Margherita Valentini

Aspetto vicino al backstage l’arrivo dei Fast Animals and the Slow Kids. Hanno appena finito la loro esibizione per lo Sziget Festival 2015, la prima fuori dall’Italia. Entro nel loro camerino e li vedo lì, tutti e quattro, sudati, stremati e felici. Il tavolo è ricoperto di cibo e bevande, ma nessuno sembra avere molta fame, l’emozione si respira forte. Senza ulteriori indugi ci accomodiamo, accendo il registratore e comincia l’intervista. Il risultato è quanto segue.

Innanzitutto come vi sentite? Come è andato il concerto?
È andata molto bene, ma l’ansia era molta rispetto ai palchi italiani. Eravamo tesi soprattutto per l’aspetto tecnico, perché i tempi erano incalzanti, ma la nostra squadra è ormai collaudata e anche in questa occasione si è comportata molto bene e non ci sono stati problemi.

Come vi siete relazionati col pubblico internazionale?
Questo aspetto ci preoccupava un po’, ma il pubblico italiano ci ha messi a nostro agio. All’inizio del concerto c’erano molti stranieri che si guardavano intorno interdetti, ma alla fine del concerto li abbiamo visti coinvolti e questo ci ha dato la carica e ci ha fatti sentire accolti. Al punto che ad un certo punto la security mi stava trattenendo, io ho fatto un cenno e mi sono lanciato sul pubblico, ed è stato bellissimo. Anche dire “siamo i Fast Animals and the Slow Kids e veniamo da Perugia” (frase con cui iniziano ogni concerto) in inglese è stato parecchio emozionante, ma mi ero preparato.

Siete al Festival già da qualche giorno, avete visto dei gruppi che vi piacciono? Come avete trovato il Festival?
In assoluto è il festival a cui sono stato in cui c’è più da fare. Non solo musica, ma anche arte, giochi, spiaggia. Per i primi tre giorni ho continuato ad incontrare palchi sempre nuovi, di ogni genere di musica… fighissimo! Abbiamo visto e cantato tutti insieme con i The Gaslight Anthem ed è stato emozionante, ma abbiamo trovato grandissimi anche i Foals. A livello di suoni sono stati incredibili i Kasabian, anche se il loro è un rock diverso dal nostro.

Potreste mai vedere un festival simile in Italia? Come mai in Ungheria riescono ad organizzarne di così grandi?
Sicuramente è un problema di burocrazia e regole troppo stringenti. In Ungheria sanno che un festival del genere porta un guadagno enorme per la nazione. In Italia i Festival vengono organizzati da ragazzi che lo fanno per passione, ma è così difficile che spesso ci rimettono tempo e soldi per organizzare anche un festival modesto.

Ci sono artisti che vi hanno spinti verso le nuove sonorità che ci avete fatto sentire nell’ultimo album, Alaska?
A questa domanda tecnica/musicale non può che rispondere Alessandro Guercini, chitarrista della band. Se c’è un gruppo che ci ha ispirato sono i Titus Andronicus gruppo punk/rock statunitense. Loro ci hanno influenzato tantissimo, anzi (dice scherzando), li abbiamo proprio copiati.

Un vostro fan trentino mi ha chiesto se ci sono band o artisti italiani che vi piacciono e con cui vedreste una collaborazione.
Se c’è un artista con cui vorremmo assolutamente collaborare è Nicola Manzan (aka Bologna Violenta), amico fraterno e grande musicista. Ci piacciono molto, anche se si sono sciolti da poco, i Disquited By, che sono un’evoluzione figa del punk. Anche Giovanni Truppi ha fatto un grande disco, ma anche Johnny Mox, The Sleeping Tree, i Rituals, ma ce ne sono davvero troppi. L’Italia sforna belle band.

Come sta andando la tourneè? C’è un palco che vi ha fatto impazzire? E uno che vi ha deluso?
Noi facciamo dei tour pazzeschi, con tantissime date. L’anno scorso ne abbiamo fatte 105, e anche quest’anno ne stiamo facendo moltissime. La reazione del pubblico ci aiuta molto a ragionare su di noi. Se non rispondono bene ci interroghiamo su quello che stiamo facendo, se stiamo suonando bene, insomma pensiamo la colpa sia soprattutto nostra. Comunque di solito la media è molto alta. Comunque di palchi deludenti ce ne sono stati, ma non li diremo MAI.

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