Si ammorbidiscono col passare del tempo i Sick Tamburo al punto che questo “A.I.U.T.O.” appare troppo melodico. Lo spirito punk, in queste dodici tracce, è molto evanescente, a favore della melodia. Le chitarre, infatti, se in alcuni momenti sono graffianti, il loro incedere deciso ed irruente viene istantaneamente castrato da tastiere ovattanti e da un mixaggio troppo attento a non far emergere le chitarre.
“A.I.U.T.O.”. È un disco che non convince anche perché, nonostante le tematiche affrontate siano interessante ed intriganti, le tematiche dei brani, infatti, trattano il tema del conflitto interno all’uomo tra i procurarsi il male ed il successivo bisogno di chiedere aiuto, dunque parla delle nevrosi di ognuno di noi, non convince affatto il modo in cui sono stati realizzati i brani. Sulla musica si è già detto, l’altro difetto riguarda la voce di Elisabetta monocorde e senza alcuna variazione tra un brano e l’altro. Gian Maria interviene in alcuni brani cantando, ma il risultato non è differente rispetto agli altri brani.
Vittorio Lannutti
jeso
23/12/2011 at 00:35
E’ un disco che non convince te, caro Vittorio. Per fortuna le vere recensioni sono i commenti di chi l’ha comprato ed ascoltato almeno una decina di volte. Il disco – secondo me – non è il massimo – ma di sicuro no mi ha deluso. “In fondo al mare”, “la mia stanza”, “e so che sai che un giorno” sono a parer mio stupende canzoni. Poi se non ti piace il genere “unico” dei Sick Tamburo – che non vuole essere punk nè alcun altro tipo di genere – allora ovvio che rimani deluso dalle tue stesse aspettative.