Tornare in sala di registrazione dopo aver subito un lutto non dev’esser stato semplice.
Tuttavia, come talvolta accade, dai dolori più intimi a volte si riesce a trovare una nuova spinta per continuare a percorrere il proprio cammino.
Nel 2016, pochi mesi dopo l’uscita di “All Our Gods Have Abandoned Us” (titolo alquanto emblematico), Tom Searle perde la sua battaglia contro il cancro: il membro fondatore degli Architects, nonché maggior compositore e chitarrista della band, si arrende alla malattia dopo una lotta durata tre anni.
È un colpo tremendo per il gruppo, che per reazione si chiude in un silenzio impenetrabile.
Un silenzio che in realtà ha fatto temere ai fans lo scioglimento della band e che soltanto un anno dopo la scomparsa di Tom è stato interrotto con l’uscita a sorpresa del singolo ‘Doomsday‘.
Il titolo (‘Il giorno del giudizio universale‘) fa intuire solo in parte l’energia e la potenza del brano stesso, elementi chiave che si riversano in modo esponenziale in quello che è l’ottavo album studio a firma Architects.
Un lavoro tecnicamente impeccabile, uno scontro continuo tra sonorità calde e riff granitici: un crescendo emozionale che la band originaria di Brighton ha saputo costruire alla perfezione.
La presenza degli archi ammorbidisce il pattern sonoro, che inaspettatamente si dissolve contro la frenesia della batteria e l’impetuosità delle chitarre.
Musicalmente parlando, “Holy Hell” è sicuramente il frutto di una serie di compromessi: da un lato la necessità di esternare un dolore intimo ed ancora vivo, dall’altra il bisogno di integrare all’interno della band una nuova figura (Josh Middelton) ed il suo apporto stilistico.
Il sound di questo disco è quindi naturalmente diverso dalle precedenti produzioni degli Architects.
Per quanto possibile, pur restando nel territorio del Metalcore, questo album è un concentrato di rabbia, nostalgia e malinconia dai contorni che strizzano l’occhio al Nu Metal.
La delicatezza dei sentimenti espressi in alcuni passaggi testuali non arriva dal cantato bensì proprio dalla struttura sonora, che risulta meno aggressiva rispetto ai lavori passati.
Non è nulla di nuovo all’orecchio, ma è innegabile che si tratti di un lavoro davvero curato.
Dall’opening ‘Death Is Not Defeat‘ sino alla più viscerale ‘Damnation‘, “Holy Hell” è un disco da ascoltare con i volumi alzati al massimo.
ARCHITECTS
+ special guest: Beartooth / Polaris
UNICA DATA ITALIANA
Mercoledi 30 Gennaio 2019 – MILANO
ALCATRAZ, Via Valtellina, 25
Biglietti in vendita a questo link > http://bit.ly/architects2019