Recensioni

LEATHER ALIVE – Loom

2014 Go Down Records

Lo stoner core nella sua accezione più fedele e sanguigna: intransigente, sgolato, anthemico e con i contro cazzi uniformi per non passare “inascoltato”, ecco arrivare sul piatto stereo Loom, il disco della formazione cesenate degli Leather Alive, un disco, otto tracce con la combinazione immediata del tritasassi, una carica adrenalinica che occupa l’ascolto come un pugno diretto sui fronti occipitali dell’immaginazione.

Il quintetto riesce a ritagliarsi più di uno spazio nella consistenza del genere proposto, uno stile ineccepibile di pedaliere e rifferama, suoni compressi e atmosfere doomy (stupendamente malvagia e tribale Stream Of Consciouoness) che non ammettono nessun interstizio di vuoto tra un brano e l’altro, tutto monolitico a maglio, in poche parole un’irritazione di benessere per orecchie assatanate di watt e ombre scure.

Chitarra e basso in conflitti ipnotici mentre percussioni e larsen copulano in una danza selvaggia, atmosfere infernali e un mosh-pit inevitabile grazie anche ad una certa perfezione nel confezionare – da parte della formazione – un’orgiastico fascino primitivo e “ritualistico” nell’insieme della tracklist, basta avvinghiarsi nelle spire sardoniche di The sniper, Bonehead, affogarsi nel climax luciferino della fumosa e Sabbathiana Orwell o – se si vuole proprio farsi del male – attraversare il mistero convulso di Journey ed oplà il gioco è fatto, una dimensione “cemetery” si impossesserà della vostra candida anima per colorarla di un nero antracite come non vi sognereste mai di averla.

Leather Alive, un buon must-have, una fistola sonica per chi ancora vorrebbe spalmarsi su un quieto vivere.

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